Jack Kerouac e Neal Cassady
Jack intuisce che quel modo istintivo di scrivere, quasi senza punteggiatura, così vicino al fraseggio jazz di Charlie Parker e Dizzy Gillespie, è totalmente nuovo. E' il linguaggio di un nuovo movimento in cerca di una sua voce. Così Kerouac decide di raccontare la sua storia e quella di Neal usando una prosa di tipo spontaneo, poca punteggiatura e molto jazz. Anche Ginsberg e Burroughs, per sviluppare il loro linguaggio letterario, partono da una intuizione simile.
Allen Ginsberg, Lucien Carr, William Burroughs (New York, 1953)
Ginsberg sceglie la poesia e l'impegno politico, mentre Burroughs propende per un stile più surreale e immaginifico. Ginsberg pubblica Urlo nel 1956, sollevando un vespaio fra i conservatori d'America. Nel 1957 esce Sulla strada di Kerouac. Esplode il fenomeno beat.
Jack Kerouac
Da allora sono trascorsi diversi decenni, tuttavia la forza di comunicazione di quel gruppo di poeti e scrittori non sembra essersi ancora esaurita. Alcuni dei temi forti della Beat Generation sono diventati patrimonio comune, altri, come il bisogno di pace, di libertà, di liberazione sessuale, di ecologia, sono purtroppo obiettivi ancora da conquistare. Ma quello che colpisce e affascina nei beat è la capacità di un gruppo ristretto di persone, senza potere e senza mezzi di comunicazione, di imporre le proprie idee, di far sentire forte e chiara la voce. I beat sono riusciti a interpretare le inquietudini dei più giovani sapendo fondere trasgressione e serietà. Lo hanno fatto associandosi a una musica così evocativa e innovativa come il jazz. Il segreto dei beat è l'avere impersonato un sogno di tutti: essere davvero liberi, fuori dalla gabbia dei condizionamenti.
NASCE IL BE BOP
Lo swing era molto in voga sul finire degli anni Trenta. Era, anzi, il più grande business musicale di tutti i tempi. Poi però accadde qualcosa. I jazzisti americani cominciarono a rompere le regole. Kerouac costruisce un racconto sulla nascita del bop, ''nacque con il jazz, ma un pomeriggio...'' Immagina che un giorno Dizzy Gillespie o Charlie Parker o Thelonious Monk, passando davanti a un negozio della Quarantaduesima strada a Manhattan o forse nella South Main a Los Angeles, abbiano ascoltato un suono sbagliato uscire dagli autoparlanti e che quel suono sia rimasto loro in testa, e che appena entrati al Minton's Playhouse ad Harlem abbiano cominciato a riprodurlo. O forse, continua Kerouac, tutto è nato perchè Lionel Hampton aveva inciso un disco intitolato Hey Baba Ree Bop. ''Il bop. Il nome è accidentale'', dice Jack.
Secondo Joachim E. Berendt, autore del Libro del jazz, ''il nuovo stile jazzistico venne chiamato be bop, una parola in cui onomatopeicamente si riflette l'intervallo allora più in auge: la quinta diminuita discendente. Le parole be bop o re bop nacquero quando si vollero cantare simili intervalli''. Il critico ricorda che nel gergo della gioventù bruciata americana be bop e bop significavano anche rissa o coltellate. La quinta diminuita divenne l'intervallo più importante del be bop. E quello fu l'effetto che Kerouac cercò di riprodurre nella sua scrittura. In fondo lo scrittore aveva ragione quando immaginava che i be bopper avessero ascoltato una nota ''sbagliata'' prima di suonarla. Prima degli anni Quaranta sarebbe stata percepita con fastidio, come una stonatura. Thelonious Monk, Charlie Parker, Dizzy Gillespie e gli altri erano lì pronti a farne la loro musica, un suono essenziale, senza orpelli, coinciso e duro, veloce come una fuga fra le strade della metropoli. Un linguaggio sintetico che contiene anche frasi ampie e poetiche. E poi ci sono le voci, quelle di Anita O'Day, quella di Billie Holiday (''uno dei suoni incomparabili che il jazz ha prodotto'' ha scritto lo storico della musica Leonard Feather'), e la chitarra, le tastiere e la voce di Slim Gaillard. Il be bop dominerà tutto il decennio successivo generando due tendenze apparentemente contrapposte: il cool jazz di Miles Davis, John Lewis, Tadd Dameron, più freddo e distaccato, e l'hard bop di Art Blakey, di Horace Silver, di Sonny Rollins. Il cool più West Coast, l'hard newyorkese. ''La musica è la tua esperienza, la tua saggezza, i tuoi pensieri. Se non l'hai vissuta non uscirà dal tuo strumento'' - ha detto Charlie Parker - e Kerouac userà parole molto simili per descrivere il suo rapporto con la scrittura. Un'esperienza che libera l'uomo dai suoi stessi vincoli, permettendogli di volare.
Jack Kerouac
In un bel saggio dedicato a Charlie Parker, Gianfranco Salvatore recupera il mito afroamercano del volo per raccontare la musica e la vicenda umana di questo straordinario artista del be bop. Salvatore riporta un frammento del racconto orale di Caesar Grant, proletario nero di John's Island:
Un tempo, tutti gli africani volavano come uccelli, ma poi, a causa delle loro trasgressioni, quelle ali furono tolte. Rimasero alcuni, qua e la, nelle isole del mare e in località sperdute delle pianure, alcuni erano passati inosservati e avevano conservato la capacità di volare, anche se a vederli sembravano uomini come tutti gli altri.
Charlie Parker con Miles Davis
Forse Charlie Parker sapeva volare ed è per questo che era soprannominato Bird. Certo Parker appare subito a tutti straordinario e unico, uno con le ali. Dizzy Gillespie, che ebbe con lui un rapporto di amicizia, tensioni e collaborazione, racconta nella sua biografia l'ingresso di Bird nel giro dei bopper newyorkesi:
Charli Parker
Quando Charlie Parker venne a New York nel 1942, il nuovo stile musicale era già cominciato, ma il suo contributo fu gigantesco, e aggiunse davvero una nuova dimensione alla musica. [...] molti musicisti suonavano veloci, ma non suonavano le note che usava Parker. Il suo modus operandi, il suo attacco, il suo swing erano diversi.
Charlie Parker e Dizzy Gillespie
Come ha scritto Salvatore, il genio di Parker è il risultato di un perenne conflitto fra logica e istinto, che ha prodotto uno dei talenti visionari della storia del jazz. E questo è il be bop, logica e istinto insieme. Il mondo si accorge in quegli anni che il jazz non sarebbe stato più lo stesso dopo Bird, Gillespie, Monk. E fu proprio questa incredibile combinazione di istinto allo stato puro e di rigore a colpire i giovani eroi della Beat Generation. Jack Kerouac e Neal Cassady, ma anche Allen Ginsberg e William Burroughs cominciarono a passare il tempo nei locali dove si faceva questa musica. Scriveranno i loro testi con il be bop in testa. Generazioni di lettori, accingendosi a leggere Sulla strada, Urlo, Il pasto nudo, hanno messo sul piatto del loro giradischi qualcosa di Parker o Monk.
BOP E BIRD
La storia di Charlie Bird Parker è una storia fitta di voli e misteri. A partire dalla sua età. E' nato il 29 agosto de 1920 a Kansas City, ma quando morì, il 12 marzo del 1955, l'autopsia rivelò che Parker doveva avere almeno dieci anni in più dei 35 anni dichirati all'anagrafe.
Un giovane Charlie Parker
A 17 anni (o erano 27?) entra a far parte dell'orchestra di Jay McShann. Con il suo sassofono contralto, Bird suona il blues e il suo stile è già particolare. Probabilmente ha già cominciato a consumare stupefacenti. Con McShann arriva a New York nel 1941 dove suonerà al Savoy Ballroom di Harlem, il posto che Jack Kerouac scoprirà ai tempi in cui era studente della Columbia University. Al Savoy, Parker conosce Dizzy Gillespie. I due avvieranno un sodalizio lungo e tormentato. Charlie & Dizzy, insieme per il bop, come Jack & Neal con il beat. Dopo breve tempo Parker torna ad Harlem e frequenta i locali dove si suona la nuova musica. Al Minton's ascolta Thelonious Monk, Charlie Christian, Kenny Clarke. Incontra di nuovo Dizzy Gillespie e cominciano a suonare insieme in una band che si chiama 52nd Street; nel 1944 incidono il primo disco. E' in questo periodo che lo stile musicale di Bird e Dizzy si evolve. Parker suona il Cherokee in modo straordinario. Tutti sono stupefatti. Più tardi Parker ricorderà: ''Mentre lo facevo mi accorsi che... improvvisamente stavo suonando ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita''.
Il quintetto di Bird diviene celebre in tutto il mondo, così come Dizzy Gillespie; registra Now's the Time, Koko, Ornithology, Lover Man, Chasin'the Bird, Klactoveedsedstene. Dopo le prime ironie e le critiche, la musica di Parker ha successo. Da principio il pubblico non capisce la forza e l'originalità del suo stile, ma Bird riesce a imporlo, anche perchè il suo bop nasce da solide radici. Parker reinterpreta gli standard del jazz o inventa nuove melodie sulla falsariga di brani popolari. Anthropology ripropone una serie di accordi di I Got Rhythm di George Gershwin, Now's the Time è un blues, Ornithology è ripresa da How's High the Moon di Morgan Lewis e contiene una frase melodica da Jumpin' the Blues di Jay McShann. La forza di Bird sta infatti nell'improvvisazione, non nella composizione. Sviluppa un tono molto penetrante con un vibrato lento e ravvicinato. L'effetto è un suono agressivo ma molto legato e pieno di ritmo. Poi, talvolta, nel pieno delle improvvisazioni, Parker si lascia catturare nuovamene dalla melodia di base e se ne riappropria, dopo averla ignorata a lungo.
Jack Kerouac
Jack Kerouac cercherà di riprodurre su carta tutto questo, lanciandosi in corse a rotta di collo: ''...in mezzo agli alberi il gran ronzare di miliardi di insetti che risuonavano come un acuto e continuo grido stridulo. Uuh! fece Dean e accese i fari davanti ma non funzionavano. - Che, che! Accidenti cosa c'è adesso? - E diede i pugni e s'infuriò col cruscotto''. Poi si lascia prendere dalla melodia: ''... allora penso a Dean Moriarty, penso persino al vecchio Dean Moriarty, il padre che mai trovammo, penso a Dean Moriarty''. Non è facile raccontare la musica di Bird. Occorre ascoltarla per comprenderne la bellezza e la complessità. Thomas Owens ha studiato a lungo le improvvisazioni di Parker individuando circa cento formule di base. Alcune risultano derivate dallo swing, in particolare da Lester Young, altre sono invenzioni di Parker.
Lester Young
Bird trova spunti per i suoi assolo un po' ovunque: da Bizet a Wagner, a Stravinskij, fino ad Armstrong, poi si diverte a citare se stesso, in un gioco continuo di rimandi. Parker, insieme a Gillespie, Monk e pochi altri, cambia il corso del jazz, aprendo la strada che sarà successivamente percorsa da Phil Wood, Canonball Adderley, Sonny Rollins, Charles Mingus, John Coltrane ecc., ma anche, come abbiamo visto, da qualcuno dei beat, musicisti senza strumenti.
BEAT & BE BOP
Un sassofonista cosa fa? Fa un bel respiro e poi soffia nel suo strumento fino a costruire una frase unica con il suo fiato. Così io separo le mie frasi come se fossero respiri diversi dalla mente.
Jack Kerouac.
Jack Kerouac
Già dai tempi dell'università Kerouac si avvicina al jazz. Il suo amico Seymor Wyse (Dick in La città e la metropoli) lo porta all' Apollo dove suona la Count Basie Band e Jack impazzisce per Roy Eldridge, grande tromba fra i precursori del be bop. Lo va ad ascoltare più spesso che può.
Roy Eldridge
Dedica uno dei suoi primi articoli per il giornale della scuola, l' ''Horace Mann Record'', all'orchestra di Count Basie. Jack era riuscito a intervistare il musicista e da quelle battute aveva costruito il suo Count Basie's Band Best in Land. E' solo l'inizio di una passione, da Frank Sinatra a Glenn Miller, da Lester Young a Charlie Parker, da Dizzy Gillespie a Roy Eldridge, da Clifford Brown a Slim Gaillard. Fino all'intuizione di riproporre sulla carta lo stile del be bop. E il bop stesso è parte rilevante dell'immaginario di Kerouac. I locali, i musicisti e i brani affollano il tessuto stesso della narrazione. Del resto anche il be bop è nato come sta nascendo la Beat Generation. E' la sintesi di molte idee musicali, create da musicisti che intuiscono più o meno contemporaneamente che è arrivato il momento di liberarsi da una serie di vincoli. Prima di chiamarlo be bop, molti definivano questo stile semplicemente new music. Ginsberg, Corso, Burroughs ''sentono'' il bop, ma è Kerouac che ci ragiona di più. E' allora che Kerouac formula la teoria del respiro:
''Il jazz è complicato come può esserlo Bach. Gli accordi, le strutture, le armonie, tutto. E poi c'è questo incredibile battere. Grandi batteristi. Sono loro che riescono a guidare tutto il resto. Possono guidarti persino fuori da te stesso''.
Da New York alla West Coast le occasioni di incontro tra musicisti e scrittori sono continue. Il Greenwich Village è pieno di locali dove si può ascoltare musica. Minton's, Birdland, Blue Note. Bird suona anche alla Louis'Tavern, sulla West 4th street, nel fine settimana all'Open Door, su West Broadway. Miles Davis suona al caffè Bohemia, a turno con Charlie Mingus. Al Gaslight, Greenwich Village, Bob Kaufman recita le sue poesie.
Lawrance Ferlinghetti
Nei club poeti e be bopper si incontrano e provano a lavorare insieme, vogliono fondere le loro creatività per inventare una forma d'arte al passo con quel nervoso stile di vita. Lawrance Ferlinghetti scrive un lungo componimento: Autobiography (''Conduco una vita serena nel locale di Mike, tutti i giorni a guardare i campioni nella sala iliardi...'') e lo legge a San Francisco facendosi accompagnare da una band. Scrive una serie di poesie, che preferisce definire ''messaggi orali'', destinate a essere lette con accompagnamento jazz piuttosto che stampate. Al Cellar Ferlinghetti legge i suoi messaggi: ''Aspetto di avere qualche rivelazione di immortalità...''.
Lo scrittore Kenneth Rexroth tiene banco per alcuni giorni al Five Spot a Manhattan. Sempre a New York è memorabile una due giorni di musica e poesia con Kerouac al Village Vanguard. E' il dicembre del 1957. Jack è a disagio quando è in pubblico, tuttavia il suo modo di leggere è seducente. Davanti a sè ha diversi fogli, legge senza interpretare. L'effetto è straordinario. Il testo è solo una base che può essere modificata a seconda dell'andamento della serata, proprio come fa bird con la sua musica. E con Steve Allen al piano e gli altri musicisti che lo accompagnano la serata si accende.
Non si tratta di una novità assoluta. Gia Langton Hughes, poeta e scrittore di colore del Missouri, che fra gli anni Venti e Trenta aveva guidato il movimento della Harlem Reinassance, l'aveva fatto con il pianista e compositore jazz Randy Weston.
Langston Hughes
L'attività di Hughes è forte. Nel 1926 pubblica la sua prima raccolta, The Weary Blues, l'anno dopo esce una seconda scelta di poesie, Fine Clothes so the Jew e nel 1930 esce il romanzo Not Without Laugher. Hughes prova a scrivere le sue composizioni tenendo conto dei ritmi e dei tagli suggeriti dal jazz. Nel '39 scrive, in collaborazione con il pianista James P.Johnson, De Organizer, un lavoro in un atto. Con Weston fa i primi tentativi di musica e poesia, poi lavorerà anche con Charles Mingus.
Le Poets' Follies, inaugurate il 22 gennaio del 1955 da Ginsberg, Corso, Orlovsky, Kerouac si tengono alla Six Gallery di San Francisco. Sempre la Six Gallery, il 13 ottobre del 1955, ospiterà Ginsberg nella sua prima lettura pubblica di Urlo. A Manhattan ci si raduna per sentire Charlie Parker e Thelonious Monk. Ma anche Lionel Hampton, Dizzy Gillespie e naturalmente Billy Holiday. Jack Kerouac ascolta di tutto. In una lettera del 1949 racconta il suo amore per Willis Jackson, detto Gattortail per aver messo a punto un tipo di sassofono dalla sonorità particolarmente vellutata. Jackson suona con il grande trombettista Cootie Wlliams. E' un personaggio dotato di notevole carattere. A un certo punto si allontanerà dal be bop e andrà verso il rhythm and blues. Jackson è molto criticato perchè, pur essendo un musicista dalle qualità eccezzionali, energico e fiammeggiante, talvolta si illanguidisce usando orchestre ad archi o coriste di basso profilo. Kerouac lo difenderà a spada tratta:
''Non mi interessa quello che chiunque altro dice (e in ogni caso, non è propriamente jazz), ma vado alle stelle con una roba così selvaggia- whisky puro! Non diamo più retta ai critici di jazz e a quelli che si fanno domande sul bop... Se ci sarà qualcosa lasciate che sia spontaneo, incondizionato al modo di Willie Jackson''.
Willie Jackson, la copertina di un suo disco.
Jack nei suoi testi citerà continuamente i musicisti. In Sulla strada tocca a Lionel Hampton (Central Avenue Breakdown), a Billie Holiday (Lover Man: ''La mia mente era piena diquella splendida canzone''), Dexter Gordon e Wardell Gray (The Hunt: ''Suonavano a pieni polmoni''), Dizzy Gillespie (Congo Blues: ''Un Gillespie della prima maniera che Dean aprezzava molto''), George Sharing (''Il famoso pianista jazz''), Lester Young (''l'eternità sulle sue grosse palpebre''), Wille Jackson (''Gator Tail''), Thelonious Monk (''il pazzo Thelonious''), Charlie Parker (''camminava in tondo suonando''), Perez Prado (Chattanooga del Mambo, More mamb jambo, Mambo numero Ocho ''formidabii numeri'').
Dizzy Gillespie
Mentre ne I sotterranei Kerouac presenta Count Basie (''a parlare dei vecchi tempi del grande Basie''), Chu Berry (''il divino Chu''), Stan Kenton (''si ascolta Stan Kenton parlare della musica di domani''), Jerry Winters (Yes Daddy Yes, ''stupefacente''), Charlie Parker e Honduras Jones (''C'era nell'aria quell'eccitazione del bop di San Francisco''), Art Blakey (''ci dava dentro come un matto''), Thelonious Monk (''monaco e santo del bop''). E poi menziona ancora Gerry Mulligan, Sarah Vaughan...
Thelonious Monk
Anche i musicisti si ispirano a Kerouac. Mark Murphy e Richie Cole incideranno per esempio Bop for Kerouac, riproducendo in copertina un passaggio da Mexico City Blues. E Jack Elliot inciderà Kerouac's Last Dream. In copertina una strada deserta che taglia in due l'America. Poi ci sono le registrazioni su testi di Kerouac. Celebre quella di Pull my Daisy con il gruppo di David Amram. I testi sono scritti insieme a Ginsberg. Altrettanto celebre è Poetry for the Beat Generation, in cui Kerouac legge brani dei suoi testi accopagnato al piano da Steve Allen. E poi i Blues and Haikus incisi con Al Cohn e Zoot Sims. A proposito delle registrazioni di quest'ultimo disco, c'è una testimonianza di Bob Thiele che era presente alle session, restituisce un immagine divertente e toccante al tempo stesso e comunque rivelatoria del carattere di Jack Kerouac:
Terminata una sessione di registrazione per uno degli album di jazz e poesia che Jack ha registrato, i due musicisti, Zoot Sims e Al Cohn chiusero i loro strumenti e se ne andarono. Quando arrivò il momento di riascoltare la registrazione non riuscivo a trovare Jack. Lo trovai dopo un po' buttato in un angolo. Piangeva. ''Come hanno potuto lasciarmi senza ascoltare?'', mi disse fra le lacrime. Cercai di consolarlo come meglio potei e poi andammo in un bar della ottava strada a bere qualche birra.
Emanuele Bevilacqua (tratto da ''Beat & Be Bop - Jack Kerouac, la musica e le parole della Beat Generation; Einaudi, 1999)