martedì 31 marzo 2009

Il Pesce d' Aprile più assurdo del mondo

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Il divertente sito internet Museum of hoaxes, letteralmente "Museo delle bufale", stila una lunghissima classifica dei Pesci d'Aprile più celebri e riusciti degli ultimi decenni. Al primo posto c'è quello clamoroso e assurdo della ormai leggendaria pianta su cui crescono gli spaghetti (vedi sotto), ma anche le burle successive non sono cosa da poco.
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Spaghetti che crescono sugli alberi.
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Spaghetti che crescono sugli alberi? Si, avete capito bene. Questo videro più di 50 anni fa migliaia di spettatori della BCC, durante la trasmissione Panorama: nella zona del Ticino, tra la Svizzera e l'Italia, gli spaghetti penzolano su imponenti piante, da cui le folkloristiche donne ticinesi li raccolgono per poi cucinarli. L'ingenua popolazione inglese del dopoguerra il giorno successivo subissò la BBC di telefonate: come potevano coltivare anche loro gli spaghetti nel proprio orticello? Ma se avessero guardato il calendario si sarebbero resi conto della fregatura: il servizio era andato in onda il Primo Aprile, e quello dell'albero di spaghetti divenne uno dei Pesci d'Aprile più famosi di sempre.
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A seguire, ecco il video del celebre servizio della BBC sull'albero di spaghetti.


...occhi aperti...

lunedì 30 marzo 2009

Usa-Messico: The border

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Fatevi accompagnare in questo post dalla musica dei Calexico (consigliato)


MusicPlaylist
Music Playlist at MixPod.com

Io e Tim Ford una volta rubammo una macchina a San Bernardino. Una delle prime Austin Healey con la capote pieghevole di pelle rossa e le ruote a raggi. Era proprio lì ferma, con dentro le chiavi, dietro un chiosco di birra di radici. Sulle prime avevamo intenzione di andarci un po' in giro e poi lasciarla all'altro capo della città, e invece finimmo per partire per il Messico. Tim aveva quest'idea che dovevamo procurarci delle carte d'identità false per poter bere nei bar e comprare birra nelle bottigliere senza che ci scocciassero. Disse che aveva sentito parlare di questo tipo di Tijuana che falsificava la data di nascita sulla patente con tanta abilità che non si riusciva a distinguerla da quella autentica. Disse che oltretutto costava poco. Non riesco a ricordare una macchina più divertente da guidare di quella Austin Healey. Ruggiva. Reagiva come un animale a ogni incitamento. Passava come una saetta dalle marcie basse, alla doppietta, alle marce alte - si poteva farle fare qualsiasi cosa. Curvava come una pantera. Non c'era verso di farla capottare.
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Austin Healey

Incominciammo entrambi ad assumere la personalità di due proprietari di Austin Healey. Aprimmo le camicie e lasciammo che il vento ci battesse il petto. Completammo l'opera usando un paio di occhiali da sole che trovammo nel cruscotto (avevano una montatura rossa con degli strass verdi sugli angoli). Abbordammo delle donne sull'autostrada affiancandoci alle loro macchine fino ad afferrare la maniglia della portiera e sentirle gridare. Quando ci fermavamo a un ristorante ci sedevamo a un tavolo vicino alla finestra in modo da tener d'occhio la macchina. Un'astuzia da autogrill. Sognavamo di farla correre per tutta Europa e incominciammo a usare espressioni gergali come ''Pit Stop'' e ''Team Rally'' per la gente a portata d'orecchio. Amavamo quella Healey come se fossimo i veri proprietari.
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Tijuana by night

Passammo tutto il giorno a Tijuana ad aspettare che il tipo sviluppasse le foto che ci aveva fatto per i documenti falsi. Era un ometto silenzioso e tetro con un maglione grigio tutto macchiato. Continuammo a girellare per la città per poi tornare nel suo ufficio ogni mezz'ora. Lui socchiudeva la porta e ci faceva segno di andar via con veloci colpetti di mano, come fossimo mendicanti o non so cosa. Avevo l'impressione che i documenti falsi fossero la parte più irrilevante delle sue attività illegali. Però valse la pena di aspettare. Le nuove patenti erano impeccabili e superarono la prova alla frontiera quando i polizziotti ci chiesero di toglierle dal portafoglio.
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San Diego by night

Ci bevemmo una tempesta a San Diego, sventolando i nostri documenti nuovi sotto il naso di tutti i baristi della città. Comprammo quattro bottiglie di vino frizzante per il viaggio di ritorno a casa. Non ci fermammo neanche a dar di stomaco, vomitammo semplicemente nel vento e mettemmo la radio a tutto volume. 9/11/80 San Francisco, Ca.
Sam Sheppard: tratto da ''Motel Chronicles'' (Feltrinelli, 1982)
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Sam Shepard e Patti Smith

The Border

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WALLEYBALL: ''YEAH YEAH, WE SPEAK ENGLISH, JUST SERVE''
Volley attraverso il muro di Tijuana: ''Sì sì, parliamo inglese. Ora servite''
Regia: Wholphin (Stati Uniti, 2006)
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Un avvocato dei diritti umani ci ha detto che non saremmo riusciti ad arrivare a un chilometro dal muro. E anche se ci fossimo arrivati avremmo trovato una tripla cinta di filo spinato e pattuglie di uomini di ''Neanderthal'' dal grilletto facile. La camionetta piena di giocatori che avevamo reclutato per questo evento storico era partita in ritardo e, dopo aver discusso le probabilità che avevamo di beccarci una pallottola di gomma in testa o di essere arrestati, era partita. Avevamo sentito che spedire qualcosa al di là del confine senza passare dalla dogana era un reato. Il che significava che dopo tre passaggi di palla saremmo finiti, secondo la dura legge della California, in carcere a vita. Al confine abbiamo sollevato la palla e abbiamo chiamato la gente di Tijuana che vedevamo dall'altra parte del muro non finito: ''Pelota?''. Prima che ci venisse in mente la parola spagnola per ''giocare'' un ragazzo dall'altra parte ha detto: ''Sì sì, parliamo benissimo inglese. Ora servite''. E così, sotto lo sguardo mezzo incuriosito dei binocoli della polizia di frontiera, abbiamo servito.
Brent Hoff

Vi riporto qui sotto i sottotitoli in italiano della voce narrante del filmato/corto di Wholphin proposto appena sopra:

  • Gli agenti di frontiera tra Stati Uniti e Messico sono uno ogni 900 metri, dalla costa del Pacifico al Golfo del Messico. -I militari in eccedenza, fin dalla guerra del Vietnam, sono stati inviati al confine con il Messico. Hanno sensori di calore, di movimento e raggi infrarossi. Usano armi militari, veicoli militari, aereoplani ed elicotteri, ci sono agenti a cavallo...
  • Questo confine ha creato delle barriere mentali. Siamo costretti a vedere i nostri vicini attraverso delle sbarre che formano un confine incompiuto.
  • La recinzione che si stà usando per giocare a pallavolo costa 500 dollari ogni 30 centimetri.
  • Ma qui ci sono tanti altri muri, lontani dal confine. Per abbattere il vero muro di confine, il muro in Messico, dovete abbattere prima quello vicino a voi e dovete iniziare a comunicare attraverso queste sbarre.
  • Ogni giorno vengono trovati due morti lungo il confine, per lo più nel deserto. Questo confine è stato costruito per mettere in pericolo la vita di chi lo attraversa. Superarlo è un po' come scalare l'Himalaya, è così pericoloso che per superarlo serve la preparazione necessaria per scalare l'Everest.

-La soluzione a tutto questo è semplice: non serve un muro, basta solo un po' di umanità.

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IL QUIZ

1. Quanto spende il governo americano per i rinforzi ai confini?

A. 780 miliardii di dollari

B. 1,5 miliardi di dollari

C. 3,8 miliardi di dollari

D. 6,5 miliardi di dollari

2. Quale paese ha la frontiera più lunga e meno protetta del mondo?

A. Cina

B. Canada

C. Russia

D. Messico

3. Quanti tedeschi hanno tentato di attraversare il muro di Berlino tra il 1961 e il 1989, e quanti di loro sono morti?

A. Ci hanno provato in 5.000, sono morti in 239

B. Ci hanno provato in 10.000, sono morti in 561

C. Ci hanno provato in 500.000, sono morti in 4.340

D. Ci hanno provato in 750.000, sono morti in 5.645

4. Quanti immigrati che tentavano di entrare negli Stati Uniti dal Messico sono morti tra il 1994 e il 2005?

A. Una media di circa 5 al giorno, o 6.000

B. Una media di circa 2 al giorno, o 5.000

C. Una media di circa uno al giorno, o 1.000

D. Una media di circa mezzo al giorno, o 500

5. Quale forza dell'ordine conta più agenti negli Stati Uniti?

A. L'Fbi

B. La Cia

C. La narcotici

D. Le pattuglie di frontiera

Domanda Extra

Perchè il muro di confine tra Stati Uniti e Messico, che all'inizio doveva estendersi fino a un miglio nell'oceano Pacifico non è finito?

RISPOSTE

Risposta domanda Extra: Perchè anche con 3,4 miliardi di dollari a disposizione il genio militare statunitense è riuscito a finire i soldi prima del muro.

Risposta domanda 1.) C

Risposta domanda 2.) B

Risposta domanda 3.) A

Risposta domanda 4.) B

Risposta domanda 5.) D


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domenica 29 marzo 2009

Le cose non cambiano mai!


Lei non sa che cos'è un uomo medio? È un mostro!!!
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Caramelle superfrizzanti

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Ormai sono passati tanti anni, quindi posso dirlo pubblicamente: sì, fare Sour death balls è stata una vera lotta. Il progetto ha scatenato un bel po' di attenzione fin dall'inizio. Ne ho discusso per mesi con quelli della Warnes Bros., ma poi si sono tirati indietro di fronte alla mia idea di lavorare con gente sconosciuta. Se ci avessi appiccicato un nome famoso, nel giro di pochi mesi Sour death balls sarebbe diventato ''Un fim di'' qualcun altro. Con altri studios le discussioni riguardavano la lunghezza del film. Perchè non aggiungevo altri, diciamo, 85 minuti? No, non avevo nessuna intenzione di sacrificare la mia idea per consentirgli di vendere più popcorn. A volte il problema fondamentale era la caramella superfrizzante stessa. Era così intollerabilmente frizzante da entusiasmare i 18-25enni? E se avessimo fatto in modo che la caramella ''prendesse fuoco''? E poi, lo capivo o no che girare in bianco e nero avrebbe ammazzato il botteghino? Gli scettici hanno cominciato a fare la fila e a prendere il numeretto. A un certo punto stavo per realizzarlo con la Paramount, ma anche lì è andato tutto a monte. Il film, secondo loro, era troppo sconfortante, la caramella superfrizzante troppo implacabile nel suo effetto. Come fece notare con grande acume un dirigente: ''Il fatto è che la caramella superfrizzante è così... frizzante''. Non potevo trovare il modo di addolcirla un po'? ''Senta'', ho risposto, ''forse lei vive in un mondo dove tutte le caramelle hanno un cuore morbido e zuccherato, ma nel quartiere dove sono cresciuta io le cose sono diverse''. E me ne sono andata. Sei mesi (e parecchie carte di credito) dopo, il film è stato proiettato al Sundance Festival, e da lì..., be', mi fermo qui. Meglio non cadere nell'autocelebrazione.
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SOUR DEATH BALLS
Caralelle superfrizzanti
Diretto da: Jessica Yu
Usa, 1993; Bianco e nero; 5 min.
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JESSICA YU
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Jessica Yu vive a Los Angeles. Nel 1997 ha vinto l'oscar per il miglior cortometraggio documentario con Breathing lessons: the life and work of Mark O'Brien. Sour death balls ha vinto numerosi premi ed è stato proiettato ai festival di Berlino, Sundance, Telluride, Toronto, San Francisco e Sydney, oltre che all'interno della serie della Pbs Alive Tv. Yu è consulente artistica del consiglio di amministrazione del Sundance Institute e ha fatto parte del consiglio direttivo dell'International documentary association. In questa veste ha partecipato all'organizzazzione del primo International documentary congress. Nel suo ultimo documentario, Protagonist, ha messo a confronto le esperienze di quattro uomini che hanno vissuto momenti di ''rivelazione'' simili.
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Italian Graffiti: Loredana Bertè

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Non è soltanto uno dei primi videoclip della storia della musica. Ha la firma eccellente di Andy Warhol e una protagonista sorprendente, Loredana Berté. Il video di Movie, una canzone dall' album Made in Italy che la Bertè pubblicò nel 1981, venne girato da Warhol a New York negli studi della mitica Factory: la cantante italiana, grazie alla cosidetta tecnica del chroma key, canta nel video sullo sfondo delle strade e dei palazzi di New York, immagini girate da Warhol il giorno prima. La Berté era arrivata nella città americana nel 1978, ufficialmente per imparare l' inglese, in realtà per vivere il suo ''primo sabbatico newyorches'': il progetto di restare sei mesi si trasformò in una permanenza di un anno e mezzo e alle lezioni di inglese si sostituirono presto le visite ai teatri e ai locali della città, gli incontri con gli artisti e soprattutto quello decisivo con Andy Warhol che alla Berté aprì le porte della sua industria artistica. [...] Dice la Berté: ''Quel videoclip è il risultato di un anno di amicizia vera. Incontrai Warhol nel negozio newyorchese di Fiorucci e ci intendemmo subito. Diventammo molto amici: era gentile, ironico, sensibile, mi invitò subito a frequentare la Factory, dove diventai di casa, e veniva spesso a casa mia alle ore più assurde per farsi cucinare tortellini e altri piatti italiani che adorava.Alla scuola di lingue che frequentavo c'era anche Pelè, che studiava lo spagnolo, e con lui e Andy diventammo inseparabili, eravamo sempre in giro. Il disco ''newyorkese'': Made in Italy''. Incontrai per caso Eumir Deodato e gli chiesi se conosceva una band con la quale potessi registrare qualche pezzo che avevo già a disposizione. Lui mi portò negli Electric Lady Studios dove aveva inciso Jimi Hendrix e mi presentò a questa band incredibile di musicisti neri, i "Platinum Hook", che però avevano altri lavori da seguire. Così abbiamo registrato il disco un po' per volta, senza fretta''. "Warhol e Movie": ''La sentì un giorno che venne a trovarmi nello studio di registrazione. Gli piacque molto e volle conoscere la traduzione del testo, non faceva mai nulla a caso. Il giorno prima del video se ne andò in giro per New York a realizzare le immagini della città che si vedono sullo sfondo. Poi quando fu il momento di girare il video utilizzò la tecnica del chroma key, mi fece salire su un grosso barattolo che coprì con un telo azzurro e quando vidi il girato ebbi la sorpresa di ritrovarmi in mezzo alla città. Ma non fu l'unico regalo che volle farmi: anche la copertina del disco, con la bandiera d' Italia sgualcita e il mio ritratto, è opera della sua Factory: le foto le scattò Christopher Makos, che era uno degli artisti del suo gruppo. A me sarebbe bastata la copertina». Ancora parlando del video: ''Credo di avere ancora l' originale in versione Beta in una delle scatole del mio ultimo trasloco. Ma una copia l' abbiamo rintracciata da un amico a cui l' avevo fatto duplicare. E' praticamente inedito''. [...] ''E' stato il periodo più bello della mia vita. Scoprii un precursore come Warhol, curioso di tutto e teorico del caos, e scoppiò il mio amore per i musical: "Rocky Horror Picture Show", che vidi decine di volte, ed "Hair [...] [Via: La Repubblica, 27-11-2004]
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Italian(?) Graffiti: Don Lurio & Heather Parisi

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Più che di ''Italian Graffiti'' in questo caso forse dovremmo parlare di ''Italo-american Graffiti'': grandissimo ballerino, coreografo e conduttore televisivo lui (studiò danza a Broadway con Bob Fosse e Jack Cole - scusate se è poco -); ballerina, cantante, attrice e showgirl lei. Donald Benjamin Lurio - più noto come Don Lurio - (purtroppo scomparso nel 2003) e Heather Parisi hanno legato i loro nomi, anche se in epoche diverse, alla storia della televisione ''leggera'' nazionale. Scuola, tecnica e tanta professionalità caratterizzano un modo di vivere e interpretare il mondo dello spettacolo dei due che ormai è un lontano ricordo se comparato con ciò che succede ora nei medesimi ambiti. Senza mai cadere nelle volgari allusioni sessual-pecorecce che oggi regnano nei dozzinali, quanto raffazzonati, balletti alla TV, i due si sono guadagnati di diritto il loro posticino nella storia della televisione italiana.
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Italian Graffiti: Franco Battiato

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Sono molti i brani di Battiato ad essere meritatamente entrati nella storia della musica Italiana, ma un'attenzione particolare la meritano anche i video (ora molto cliccati, non solo nel nostro paese) che a distanza di anni strappano più di un sorriso, con Franco a ''catechizzare'' tutti tra una drum machine e un'espressione un po' così....
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Italian Graffiti: Ivan Cattaneo

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Ivan Cattaneo è nato a Bergamo il 18 Marzo 1953. La passione per il canto è precoce: a dodici anni partecipa alle selezioni dello Zecchino d'Oro... Ancora adolescente studia musica e incomincia a suonare in alcuni gruppi locali di blues. L'amore per la musica lo porta, diciottenne, a Londra dove conosce e frequenta
Mark Edwards, suo primo grande amico. Ivan viene catapultato nella swinging London degli anni '70: lì si innamora del punk e conosce, fra gli altri, Cat Stevens e il pittore Francis Bacon.
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Tornato in Italia comincia a tenere i primi concerti come cantante e chitarrista. L'incontro con Nanni Ricordi segna una svolta. Grazie a lui, nel 1975, incide il suo primo disco "Uoaei". (a mio parere uno dei capolavori della musica italiana degli anni Settanta, download sotto). In quell'album d'esordio Ivan usa la voce in modo sperimentale, quasi come strumento. Esce in seguito "Primo Secondo Frutta" un disco accompagnato da un libro e uno spettacolo teatrale. La cosa più innovativa di quel suo secondo lavoro è l'anticipo di quasi vent'anni della multimedialità. Ivan, infatti, ''inventa'' la T.U.V.O.G. art, l'arte totale dei cinque sensi.

. UOAEI: Download
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Ivan è anche un eccellente talent scout. Grazie a lui nascono alcuni fra i primi gruppi punk italiani. Nel '77 debutta in TV accanto a Roberto Benigni nella trasmissione "Televacca", censurata, ancora troppo in anticipo sui tempi… Nel '79 incide con la Premiata Forneria Marconi l'album: "Superivan", i testi sono sempre molto incisivi e ironici. Ivan viene acclamato come la nuova star del rock italiano. Il suo declino artistico ( la mia idea è che i suoi anni buoni da un punto di vista prettamente artistico, sono i Settanta) ciò non di meno coincide, nel 1981, con un idea semplice ma geniale : rispolverare vecchie canzoni dei mitici anni '60.
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L'operazione è affiancata anche ad una trasmissione televisiva: Mister Fantasy. Nasce così l'album "2060 Italian Graffiati" un successo clamoroso, quasi 500 mila copie vendute. A coronamento di un fantastico periodo, insieme a Caterina Caselli e Red Ronnie, fonda a Rimini la celebre discoteca "Bandiera Gialla", che è anche titolo del suo nuovo album. Canzoni come "Ho in mente te", "Bang Bang" e tante altre decretano un successo che arriva a superare persino Italian Graffiati. Al termine di questa esperienza inizia un periodo di riflessione. Ivan sente di essersi allontanato troppo dai suoi ideali artistici. Dopo un ultimo album revival "Vietato ai minori" Ivan chiude definitivamente con dischi e case discografiche. Si dedicherà, tra le altre cose, alla pittura.
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Italian Graffiti: Patty Pravo

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Pensiero Stupendo. Canzone stupenda. Che altro si può dire? Il brano scritto da Ivano Fossati e Oscar Prudente risalta nel 1978 nell'interpretazione conturbante di una divina Patty Pravo. Di quel periodo ci furono anche delle apparizioni televisive come nel programma “Campione d'Italia” presentato da Pippo Baudo dove una “pazza” Patty si presentò con i capelli dritti come pali e un filo del telefono intorno al collo e con una polaroid scattava foto a tutti, come si può vedere nel video proposto.
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Italian Graffiti: Rita Pavone

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My name is potato, del 1977, fu la sigla di chiusura del programma Rita ed io condotto da Carlo Dapporto e Rita Pavone. Nella clip una giovane Rita Pavone canta una canzoncina ad una simpatica patata a disegni animati. Il brano é un po’ bizzarro ma viene segnalato dal sito Cartoon Brew per la simpatica animazione realizzata da Guido Manuli per la Bozzetto Film. Il testo non ha un gran senso (Tu sei la patata oggi rinomata, l’accento un po’ straniero dell ’americano impero / Tu non sei un’animale, non mangi la carne, ne’ erba, ne’ uova, tu vivi soltanto di terra sola / Tu sei la patata, se ti parlo la tua voce mi risponde stranamente con l’accento straniero) ma c’è lei, la mitica Rita, con la sua voce e la sua personalità, più un tenero personaggino dall’animazione in bianco e nero.
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Italian Graffiti: Adriano Celentano

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. Prisencolinensinainciusol, pubblicato il 3 novembre del 1972, è uno strano brano in lingua "celentanesca", cantato con suoni sconclusionati pseudo-inglesi che conquista un primato mondiale: la canzone, infatti considerata da Celentano il primo rap italiano (e forse non solo) entra in classifica negli Stati Uniti prima che in Italia, cosa più unica che rara per un cantante nazionale. Celentano motiva il testo della canzone sostenendo che ''avendo appena inciso un album di canzoni che volevano dire qualcosa, avevo voglia di fare qualcosa che non volesse dire nulla''. In Italia il successo non arriva subito, ci vorrà del tempo, quando la canzone diventerà sigla del programma radiofonico Gran Varietà allora riscontrerà un enorme successo anche a livello nazionale.
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martedì 24 marzo 2009

Beat & Be Bop


Jack Kerouac


AL SUONO DEL BE BOP IN FIORE

Come è nata la Beat Generation e come ha fatto Jack Kerouac a diventare uno scrittore di culto? Tutto comincia quando Jack Kerouac e Neal Cassady si incontrano, un giorno del 1946, dalle parti della Columbia University. Kerouac fa già gruppo con Allen Ginsberg e William Burroughs. Vogliono tutti scrivere, cominciano a riempire i loro quaderni di appunti e a scambiarsi i testi migliori. Ma la reazione a catena scatta quando Neal Cassady arriva a Manhattan: affascina tutti. Ginsberg il poeta si innamora di lui; i due avranno una storia intensa. Kerouac invece diventerà ben presto l'amico del cuore di Cassady.


Jack Kerouac e Neal Cassady

Jack intuisce che quel modo istintivo di scrivere, quasi senza punteggiatura, così vicino al fraseggio jazz di Charlie Parker e Dizzy Gillespie, è totalmente nuovo. E' il linguaggio di un nuovo movimento in cerca di una sua voce. Così Kerouac decide di raccontare la sua storia e quella di Neal usando una prosa di tipo spontaneo, poca punteggiatura e molto jazz. Anche Ginsberg e Burroughs, per sviluppare il loro linguaggio letterario, partono da una intuizione simile.


Allen Ginsberg, Lucien Carr, William Burroughs (New York, 1953)

Ginsberg sceglie la poesia e l'impegno politico, mentre Burroughs propende per un stile più surreale e immaginifico. Ginsberg pubblica Urlo nel 1956, sollevando un vespaio fra i conservatori d'America. Nel 1957 esce Sulla strada di Kerouac. Esplode il fenomeno beat.


Jack Kerouac

Da allora sono trascorsi diversi decenni, tuttavia la forza di comunicazione di quel gruppo di poeti e scrittori non sembra essersi ancora esaurita. Alcuni dei temi forti della Beat Generation sono diventati patrimonio comune, altri, come il bisogno di pace, di libertà, di liberazione sessuale, di ecologia, sono purtroppo obiettivi ancora da conquistare. Ma quello che colpisce e affascina nei beat è la capacità di un gruppo ristretto di persone, senza potere e senza mezzi di comunicazione, di imporre le proprie idee, di far sentire forte e chiara la voce. I beat sono riusciti a interpretare le inquietudini dei più giovani sapendo fondere trasgressione e serietà. Lo hanno fatto associandosi a una musica così evocativa e innovativa come il jazz. Il segreto dei beat è l'avere impersonato un sogno di tutti: essere davvero liberi, fuori dalla gabbia dei condizionamenti.


NASCE IL BE BOP

Lo swing era molto in voga sul finire degli anni Trenta. Era, anzi, il più grande business musicale di tutti i tempi. Poi però accadde qualcosa. I jazzisti americani cominciarono a rompere le regole. Kerouac costruisce un racconto sulla nascita del bop, ''nacque con il jazz, ma un pomeriggio...'' Immagina che un giorno Dizzy Gillespie o Charlie Parker o Thelonious Monk, passando davanti a un negozio della Quarantaduesima strada a Manhattan o forse nella South Main a Los Angeles, abbiano ascoltato un suono sbagliato uscire dagli autoparlanti e che quel suono sia rimasto loro in testa, e che appena entrati al Minton's Playhouse ad Harlem abbiano cominciato a riprodurlo. O forse, continua Kerouac, tutto è nato perchè Lionel Hampton aveva inciso un disco intitolato Hey Baba Ree Bop. ''Il bop. Il nome è accidentale'', dice Jack.



Secondo Joachim E. Berendt, autore del Libro del jazz, ''il nuovo stile jazzistico venne chiamato be bop, una parola in cui onomatopeicamente si riflette l'intervallo allora più in auge: la quinta diminuita discendente. Le parole be bop o re bop nacquero quando si vollero cantare simili intervalli''. Il critico ricorda che nel gergo della gioventù bruciata americana be bop e bop significavano anche rissa o coltellate. La quinta diminuita divenne l'intervallo più importante del be bop. E quello fu l'effetto che Kerouac cercò di riprodurre nella sua scrittura. In fondo lo scrittore aveva ragione quando immaginava che i be bopper avessero ascoltato una nota ''sbagliata'' prima di suonarla. Prima degli anni Quaranta sarebbe stata percepita con fastidio, come una stonatura. Thelonious Monk, Charlie Parker, Dizzy Gillespie e gli altri erano lì pronti a farne la loro musica, un suono essenziale, senza orpelli, coinciso e duro, veloce come una fuga fra le strade della metropoli. Un linguaggio sintetico che contiene anche frasi ampie e poetiche. E poi ci sono le voci, quelle di Anita O'Day, quella di Billie Holiday (''uno dei suoni incomparabili che il jazz ha prodotto'' ha scritto lo storico della musica Leonard Feather'), e la chitarra, le tastiere e la voce di Slim Gaillard. Il be bop dominerà tutto il decennio successivo generando due tendenze apparentemente contrapposte: il cool jazz di Miles Davis, John Lewis, Tadd Dameron, più freddo e distaccato, e l'hard bop di Art Blakey, di Horace Silver, di Sonny Rollins. Il cool più West Coast, l'hard newyorkese. ''La musica è la tua esperienza, la tua saggezza, i tuoi pensieri. Se non l'hai vissuta non uscirà dal tuo strumento'' - ha detto Charlie Parker - e Kerouac userà parole molto simili per descrivere il suo rapporto con la scrittura. Un'esperienza che libera l'uomo dai suoi stessi vincoli, permettendogli di volare.


Jack Kerouac

In un bel saggio dedicato a Charlie Parker, Gianfranco Salvatore recupera il mito afroamercano del volo per raccontare la musica e la vicenda umana di questo straordinario artista del be bop. Salvatore riporta un frammento del racconto orale di Caesar Grant, proletario nero di John's Island:

Un tempo, tutti gli africani volavano come uccelli, ma poi, a causa delle loro trasgressioni, quelle ali furono tolte. Rimasero alcuni, qua e la, nelle isole del mare e in località sperdute delle pianure, alcuni erano passati inosservati e avevano conservato la capacità di volare, anche se a vederli sembravano uomini come tutti gli altri.


Charlie Parker con Miles Davis

Forse Charlie Parker sapeva volare ed è per questo che era soprannominato Bird. Certo Parker appare subito a tutti straordinario e unico, uno con le ali. Dizzy Gillespie, che ebbe con lui un rapporto di amicizia, tensioni e collaborazione, racconta nella sua biografia l'ingresso di Bird nel giro dei bopper newyorkesi:


Charli Parker

Quando Charlie Parker venne a New York nel 1942, il nuovo stile musicale era già cominciato, ma il suo contributo fu gigantesco, e aggiunse davvero una nuova dimensione alla musica. [...] molti musicisti suonavano veloci, ma non suonavano le note che usava Parker. Il suo modus operandi, il suo attacco, il suo swing erano diversi.


Charlie Parker e Dizzy Gillespie

Come ha scritto Salvatore, il genio di Parker è il risultato di un perenne conflitto fra logica e istinto, che ha prodotto uno dei talenti visionari della storia del jazz. E questo è il be bop, logica e istinto insieme. Il mondo si accorge in quegli anni che il jazz non sarebbe stato più lo stesso dopo Bird, Gillespie, Monk. E fu proprio questa incredibile combinazione di istinto allo stato puro e di rigore a colpire i giovani eroi della Beat Generation. Jack Kerouac e Neal Cassady, ma anche Allen Ginsberg e William Burroughs cominciarono a passare il tempo nei locali dove si faceva questa musica. Scriveranno i loro testi con il be bop in testa. Generazioni di lettori, accingendosi a leggere Sulla strada, Urlo, Il pasto nudo, hanno messo sul piatto del loro giradischi qualcosa di Parker o Monk.




BOP E BIRD

La storia di Charlie Bird Parker è una storia fitta di voli e misteri. A partire dalla sua età. E' nato il 29 agosto de 1920 a Kansas City, ma quando morì, il 12 marzo del 1955, l'autopsia rivelò che Parker doveva avere almeno dieci anni in più dei 35 anni dichirati all'anagrafe.


Un giovane Charlie Parker

A 17 anni (o erano 27?) entra a far parte dell'orchestra di Jay McShann. Con il suo sassofono contralto, Bird suona il blues e il suo stile è già particolare. Probabilmente ha già cominciato a consumare stupefacenti. Con McShann arriva a New York nel 1941 dove suonerà al Savoy Ballroom di Harlem, il posto che Jack Kerouac scoprirà ai tempi in cui era studente della Columbia University. Al Savoy, Parker conosce Dizzy Gillespie. I due avvieranno un sodalizio lungo e tormentato. Charlie & Dizzy, insieme per il bop, come Jack & Neal con il beat. Dopo breve tempo Parker torna ad Harlem e frequenta i locali dove si suona la nuova musica. Al Minton's ascolta Thelonious Monk, Charlie Christian, Kenny Clarke. Incontra di nuovo Dizzy Gillespie e cominciano a suonare insieme in una band che si chiama 52nd Street; nel 1944 incidono il primo disco. E' in questo periodo che lo stile musicale di Bird e Dizzy si evolve. Parker suona il Cherokee in modo straordinario. Tutti sono stupefatti. Più tardi Parker ricorderà: ''Mentre lo facevo mi accorsi che... improvvisamente stavo suonando ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita''.



Il quintetto di Bird diviene celebre in tutto il mondo, così come Dizzy Gillespie; registra Now's the Time, Koko, Ornithology, Lover Man, Chasin'the Bird, Klactoveedsedstene. Dopo le prime ironie e le critiche, la musica di Parker ha successo. Da principio il pubblico non capisce la forza e l'originalità del suo stile, ma Bird riesce a imporlo, anche perchè il suo bop nasce da solide radici. Parker reinterpreta gli standard del jazz o inventa nuove melodie sulla falsariga di brani popolari. Anthropology ripropone una serie di accordi di I Got Rhythm di George Gershwin, Now's the Time è un blues, Ornithology è ripresa da How's High the Moon di Morgan Lewis e contiene una frase melodica da Jumpin' the Blues di Jay McShann. La forza di Bird sta infatti nell'improvvisazione, non nella composizione. Sviluppa un tono molto penetrante con un vibrato lento e ravvicinato. L'effetto è un suono agressivo ma molto legato e pieno di ritmo. Poi, talvolta, nel pieno delle improvvisazioni, Parker si lascia catturare nuovamene dalla melodia di base e se ne riappropria, dopo averla ignorata a lungo.


Jack Kerouac

Jack Kerouac cercherà di riprodurre su carta tutto questo, lanciandosi in corse a rotta di collo: ''...in mezzo agli alberi il gran ronzare di miliardi di insetti che risuonavano come un acuto e continuo grido stridulo. Uuh! fece Dean e accese i fari davanti ma non funzionavano. - Che, che! Accidenti cosa c'è adesso? - E diede i pugni e s'infuriò col cruscotto''. Poi si lascia prendere dalla melodia: ''... allora penso a Dean Moriarty, penso persino al vecchio Dean Moriarty, il padre che mai trovammo, penso a Dean Moriarty''. Non è facile raccontare la musica di Bird. Occorre ascoltarla per comprenderne la bellezza e la complessità. Thomas Owens ha studiato a lungo le improvvisazioni di Parker individuando circa cento formule di base. Alcune risultano derivate dallo swing, in particolare da Lester Young, altre sono invenzioni di Parker.


Lester Young

Bird trova spunti per i suoi assolo un po' ovunque: da Bizet a Wagner, a Stravinskij, fino ad Armstrong, poi si diverte a citare se stesso, in un gioco continuo di rimandi. Parker, insieme a Gillespie, Monk e pochi altri, cambia il corso del jazz, aprendo la strada che sarà successivamente percorsa da Phil Wood, Canonball Adderley, Sonny Rollins, Charles Mingus, John Coltrane ecc., ma anche, come abbiamo visto, da qualcuno dei beat, musicisti senza strumenti.




BEAT & BE BOP

Un sassofonista cosa fa? Fa un bel respiro e poi soffia nel suo strumento fino a costruire una frase unica con il suo fiato. Così io separo le mie frasi come se fossero respiri diversi dalla mente.
Jack Kerouac.


Jack Kerouac

Già dai tempi dell'università Kerouac si avvicina al jazz. Il suo amico Seymor Wyse (Dick in La città e la metropoli) lo porta all' Apollo dove suona la Count Basie Band e Jack impazzisce per Roy Eldridge, grande tromba fra i precursori del be bop. Lo va ad ascoltare più spesso che può.


Roy Eldridge




Dedica uno dei suoi primi articoli per il giornale della scuola, l' ''Horace Mann Record'', all'orchestra di Count Basie. Jack era riuscito a intervistare il musicista e da quelle battute aveva costruito il suo Count Basie's Band Best in Land. E' solo l'inizio di una passione, da Frank Sinatra a Glenn Miller, da Lester Young a Charlie Parker, da Dizzy Gillespie a Roy Eldridge, da Clifford Brown a Slim Gaillard. Fino all'intuizione di riproporre sulla carta lo stile del be bop. E il bop stesso è parte rilevante dell'immaginario di Kerouac. I locali, i musicisti e i brani affollano il tessuto stesso della narrazione. Del resto anche il be bop è nato come sta nascendo la Beat Generation. E' la sintesi di molte idee musicali, create da musicisti che intuiscono più o meno contemporaneamente che è arrivato il momento di liberarsi da una serie di vincoli. Prima di chiamarlo be bop, molti definivano questo stile semplicemente new music. Ginsberg, Corso, Burroughs ''sentono'' il bop, ma è Kerouac che ci ragiona di più. E' allora che Kerouac formula la teoria del respiro:

''Il jazz è complicato come può esserlo Bach. Gli accordi, le strutture, le armonie, tutto. E poi c'è questo incredibile battere. Grandi batteristi. Sono loro che riescono a guidare tutto il resto. Possono guidarti persino fuori da te stesso''.

Da New York alla West Coast le occasioni di incontro tra musicisti e scrittori sono continue. Il Greenwich Village è pieno di locali dove si può ascoltare musica. Minton's, Birdland, Blue Note. Bird suona anche alla Louis'Tavern, sulla West 4th street, nel fine settimana all'Open Door, su West Broadway. Miles Davis suona al caffè Bohemia, a turno con Charlie Mingus. Al Gaslight, Greenwich Village, Bob Kaufman recita le sue poesie.


Lawrance Ferlinghetti

Nei club poeti e be bopper si incontrano e provano a lavorare insieme, vogliono fondere le loro creatività per inventare una forma d'arte al passo con quel nervoso stile di vita. Lawrance Ferlinghetti scrive un lungo componimento: Autobiography (''Conduco una vita serena nel locale di Mike, tutti i giorni a guardare i campioni nella sala iliardi...'') e lo legge a San Francisco facendosi accompagnare da una band. Scrive una serie di poesie, che preferisce definire ''messaggi orali'', destinate a essere lette con accompagnamento jazz piuttosto che stampate. Al Cellar Ferlinghetti legge i suoi messaggi: ''Aspetto di avere qualche rivelazione di immortalità...''.



Lo scrittore Kenneth Rexroth tiene banco per alcuni giorni al Five Spot a Manhattan. Sempre a New York è memorabile una due giorni di musica e poesia con Kerouac al Village Vanguard. E' il dicembre del 1957. Jack è a disagio quando è in pubblico, tuttavia il suo modo di leggere è seducente. Davanti a sè ha diversi fogli, legge senza interpretare. L'effetto è straordinario. Il testo è solo una base che può essere modificata a seconda dell'andamento della serata, proprio come fa bird con la sua musica. E con Steve Allen al piano e gli altri musicisti che lo accompagnano la serata si accende.



Non si tratta di una novità assoluta. Gia Langton Hughes, poeta e scrittore di colore del Missouri, che fra gli anni Venti e Trenta aveva guidato il movimento della Harlem Reinassance, l'aveva fatto con il pianista e compositore jazz Randy Weston.


Langston Hughes

L'attività di Hughes è forte. Nel 1926 pubblica la sua prima raccolta, The Weary Blues, l'anno dopo esce una seconda scelta di poesie, Fine Clothes so the Jew e nel 1930 esce il romanzo Not Without Laugher. Hughes prova a scrivere le sue composizioni tenendo conto dei ritmi e dei tagli suggeriti dal jazz. Nel '39 scrive, in collaborazione con il pianista James P.Johnson, De Organizer, un lavoro in un atto. Con Weston fa i primi tentativi di musica e poesia, poi lavorerà anche con Charles Mingus.



Le Poets' Follies, inaugurate il 22 gennaio del 1955 da Ginsberg, Corso, Orlovsky, Kerouac si tengono alla Six Gallery di San Francisco. Sempre la Six Gallery, il 13 ottobre del 1955, ospiterà Ginsberg nella sua prima lettura pubblica di Urlo. A Manhattan ci si raduna per sentire Charlie Parker e Thelonious Monk. Ma anche Lionel Hampton, Dizzy Gillespie e naturalmente Billy Holiday. Jack Kerouac ascolta di tutto. In una lettera del 1949 racconta il suo amore per Willis Jackson, detto Gattortail per aver messo a punto un tipo di sassofono dalla sonorità particolarmente vellutata. Jackson suona con il grande trombettista Cootie Wlliams. E' un personaggio dotato di notevole carattere. A un certo punto si allontanerà dal be bop e andrà verso il rhythm and blues. Jackson è molto criticato perchè, pur essendo un musicista dalle qualità eccezzionali, energico e fiammeggiante, talvolta si illanguidisce usando orchestre ad archi o coriste di basso profilo. Kerouac lo difenderà a spada tratta:

''Non mi interessa quello che chiunque altro dice (e in ogni caso, non è propriamente jazz), ma vado alle stelle con una roba così selvaggia- whisky puro! Non diamo più retta ai critici di jazz e a quelli che si fanno domande sul bop... Se ci sarà qualcosa lasciate che sia spontaneo, incondizionato al modo di Willie Jackson''.


Willie Jackson, la copertina di un suo disco.

Jack nei suoi testi citerà continuamente i musicisti. In Sulla strada tocca a Lionel Hampton (Central Avenue Breakdown), a Billie Holiday (Lover Man: ''La mia mente era piena diquella splendida canzone''), Dexter Gordon e Wardell Gray (The Hunt: ''Suonavano a pieni polmoni''), Dizzy Gillespie (Congo Blues: ''Un Gillespie della prima maniera che Dean aprezzava molto''), George Sharing (''Il famoso pianista jazz''), Lester Young (''l'eternità sulle sue grosse palpebre''), Wille Jackson (''Gator Tail''), Thelonious Monk (''il pazzo Thelonious''), Charlie Parker (''camminava in tondo suonando''), Perez Prado (Chattanooga del Mambo, More mamb jambo, Mambo numero Ocho ''formidabii numeri'').


Dizzy Gillespie

Mentre ne I sotterranei Kerouac presenta Count Basie (''a parlare dei vecchi tempi del grande Basie''), Chu Berry (''il divino Chu''), Stan Kenton (''si ascolta Stan Kenton parlare della musica di domani''), Jerry Winters (Yes Daddy Yes, ''stupefacente''), Charlie Parker e Honduras Jones (''C'era nell'aria quell'eccitazione del bop di San Francisco''), Art Blakey (''ci dava dentro come un matto''), Thelonious Monk (''monaco e santo del bop''). E poi menziona ancora Gerry Mulligan, Sarah Vaughan...


Thelonious Monk

Anche i musicisti si ispirano a Kerouac. Mark Murphy e Richie Cole incideranno per esempio Bop for Kerouac, riproducendo in copertina un passaggio da Mexico City Blues. E Jack Elliot inciderà Kerouac's Last Dream. In copertina una strada deserta che taglia in due l'America. Poi ci sono le registrazioni su testi di Kerouac. Celebre quella di Pull my Daisy con il gruppo di David Amram. I testi sono scritti insieme a Ginsberg. Altrettanto celebre è Poetry for the Beat Generation, in cui Kerouac legge brani dei suoi testi accopagnato al piano da Steve Allen. E poi i Blues and Haikus incisi con Al Cohn e Zoot Sims. A proposito delle registrazioni di quest'ultimo disco, c'è una testimonianza di Bob Thiele che era presente alle session, restituisce un immagine divertente e toccante al tempo stesso e comunque rivelatoria del carattere di Jack Kerouac:

Terminata una sessione di registrazione per uno degli album di jazz e poesia che Jack ha registrato, i due musicisti, Zoot Sims e Al Cohn chiusero i loro strumenti e se ne andarono. Quando arrivò il momento di riascoltare la registrazione non riuscivo a trovare Jack. Lo trovai dopo un po' buttato in un angolo. Piangeva. ''Come hanno potuto lasciarmi senza ascoltare?'', mi disse fra le lacrime. Cercai di consolarlo come meglio potei e poi andammo in un bar della ottava strada a bere qualche birra.

Emanuele Bevilacqua (tratto da ''Beat & Be Bop - Jack Kerouac, la musica e le parole della Beat Generation; Einaudi, 1999)


Jack Kerouac