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''E' inutile cercare una spiegazione del ''coloured people'' rompendo all'improvviso con incoerente stravaganza un assurdo silenzio da balbuzienti: come nevrastenici marcivano sotto i nostri tetti, cimitero e fossa comune di tanti patetici guazzabugli; or dunque i Neri che si sono civilizzati con noi (in America o altrove) e che oggi, danzano e gridano, sono putride emanazioni della decomposizione che hanno preso fuoco sopra questo immenso cimitero: in una notte negra, vagamente lunare, assistiamo ad una follia inebriante di fuochi fatui, torbidi e affascinanti, contorti e stridenti come scoppi di riso. Tale definizione eviterà ogni ulteriore diattriba''.
LA SCALETTA
01 - MAX ROACH with J.C. WHITE SINGER: ''The- Motherless Child''
Da: Lift Every Voice And Sing (Atlantic, 1971) |
03 - YUSEF LATEEF: ''Back Home''
Da: The Blue Yusef Lateef (Atlantic, 1968) |
04 - RASHAAN ROLAND KIRK: ''Spirits Up Above''
Da: Volunteered Slavery (Atlantic, 1969) |
05 - MAX ROACH/CHORUS & ORCHESTRA: ''It's Time''
08 - MAX ROACH/CHORUS & ORCHESTRA: ''Lonesome Lover''
Da: It's Time (Impulse!, 1962) |
06 - EDDIE GALE: ''The Rain''
Da: Eddie Gale's Ghetto Music (Blue Note, 1968) |
07 - PHAROAH SANDERS: ''You've Got To Have Freedom''
Da: Journey To The One (Theresa Rec., 1980) |
09 - ARCHIE SHEPP: ''Song for Mozambique/Poem A Sea Of Faces''
Da: A Sea Of Faces (Black Saint, 1975) |
10 - CHARLES MINGUS: ''Moves''
Da: Mingus Moves (Atlantic, 1974) |
11 - JOE BONNER: ''Soft Breezes''
Da: New Beginnings (Theresa Rec., 1988) |
12 - BILLY TAYLOR: ''I Wish I Knew How ...''
Da: I Wish I Knew How It Would Feel To Be Free (Tower, 1967) |
Il free jazz è una musica che può essere di difficile consumo, ma chi volesse avvicinarsi deve compiere l’atto di ascoltare molte volte e , come diceva qualcuno, deve anche anullare in sé ogni pretesa di superiorità di razza e cultura, che rischia di condizionare il giudizio, privandolo del premio della composizione.
RispondiEliminaCompilando questa nuova antologia, che spazia dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, ho voluto esprimere tutto il mio amore per la ‘’Great Black Music’’ e per un genere di suoni (sì, è vero) aspri, ostici e stridenti, ma che ciò non di meno riescono a ritagliarsi spazi e aperture di grande melodia, una musica urgente che trova sponda nei richiami viscerali e (profondamente) spirituali fatta, in questo caso, di disequilibri blues, rhythm’n’blues, gospel: urla, gemiti, cori, vocalizzazioni, parole e poesia. Spero aprezziate.
Hai riassunto perfettamente alcuni dei miei pensieri e delle mie reazioni più frequenti rispetto a questo filone del jazz. Filone che mi affascina molto, anche perchè come hai fatto notare è vicino di casa dello spiritual col suo misticismo e le sue atmosfere incantevoli :) E poi il free jazz è, come da titolo del post, sinonimo di libertà (artistica ed espressiva), quindi...come si fa a non amarlo? ;)
RispondiEliminaL'altro giorno ho ripreso in mano uno dei miei preferiti, Thembi di Phaorah Sanders. L'ho ascoltato in macchina mentre andavo al lavoro. Che esperienza ;)
Errata Corrige:
RispondiEliminaLa lista inserita nella cartella è in realtà quella dei dischi da cui sono tratti i brani. Questa, invece, la scaletta dei titoli:
01 - MAX ROACH
Motherless Child (1971)
02 - PHAROAH SANDERS
Heart Is A Melody Of Time(1983)
03 - YUSEF LATEEF
Back Home (1968)
04 - RASHAAN ROLAND KIRK
Spirits Up Above (1969)
05 - MAX ROACH
It's Time (1962)
06 - EDDIE GALE
The Rain (1968)
07 - PHAROAH SANDERS
You've Got To Have Freedom (1980)
08 - MAX ROACH
Lonesome Lover (1962)
09 - ARCHIE SHEPP
Song for Mozambique-Poem A Sea Of
Faces (1975)
10 - CHARLES MINGUS
Moves (1974)
11 - JOE BONNER
Soft Breezes (1988)
12 - BILLY TAYLOR
I Wish I Knew How ... (1967)
''Thembi'' appartiene alla fase ''calda'' della discografia del grande Pharoah. Dio solo sà quanto ami la musica di quest'uomo.
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