mercoledì 10 novembre 2010

La ''Divina'' del jazz



La grande classe e la profonda conoscenza musicale della ''Divina'' (così veniva chiamata dai musicisti che lavoravano con lei) fanno di Sarah Vaughan una delle voci più complete nell'ambito jazz. La capacità e l’estensione del suo registro era in grado di coprire quattro tipi di voci: baritono, alto, mezzo soprano e soprano. A differenza delle cantanti d’opera, però, l’utilizzo delle sue risorse vocali non erano il frutto di nessuna formazione o insegnamento particolare; niente conservatorio, la sua scuola e la sua palestra furono i grandi strumentisti del jazz, da Charlie Parker a Dizzy Gillespie, da Miles Davis a Clifford Brown. Sono passati giusto vent’anni dalla morte della Vaughan, avvenuta il 3 Aprile del 1990 nella sua casa di Hidden Hills in California, a causa di un tumore polmonare. Era nata a Newark, nel New Jersey, il 27 Marzo 1924 da una famiglia che la musica, anche se non professionalmente, la praticava e l’amava: il padre era chitarrista dilettante e la madre cantava nella chiesa battista. Pare che il suo sogno da bambina fosse quello di diventare una parrucchiera. L’inizio della carriera nel 1943 la vede come Ella Fitzgerald ad Harlem nel teatro Apollo, in un concorso per dilettanti. La sua unica speranza, racconterà, era quella di vincere i dieci dollari del primo premio per organizzare il party con gli amici. Invece viene notata da Billy Eckstine che la fa ingaggiare immediatamente da una delle big band di jazz più gettonate del momento, l'orchestra di Earl Hines, una formazione zeppa di giovani talenti che iniziavano i primi passi del bebop (Dizzy Gillespie, Charlie Parker), ma che purtroppo non ha mai effettuato registrazioni. In questo ensemble rilevato poi dallo stesso Eckstime, la ''divina'' trasformò la propria voce in uno strumento a tutti gli effetti, imparando in breve tempo la lezione del bebop e sviluppando una voce duttile, piena di fantasia interpretativa e improvvisativa, di ampia estensione e di potenza controllata. Nel corso della carriera inciderà numerosi lavori ed effettuerà tournee in tutto il mondo, alternando buoni dischi a vere e proprie gemme jazzistiche nate da collaborazioni con artisti del calibro di Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Teddy Wilson, Jimmy Jones (uno dei suoi più fedeli pianisti accompagnatori), Count Basie, Benny Golson, J.J. Johnson, Phil Woods, Joe Pass, Oscar Peterson, Max Roach, Cannonball Adderly, Miles Davis, Dexter Gordon,, Art Blakey e moltissimi altri. Tra questi, naturalmente Clifford Brown, che nel 1954 accompagnò Ella in un disco memorabile della Emarcy  intitolato semplicemente ''Sarah Vaughan With Clifford Brown'', che tra l'altro è appena stato ripubblicato dalla Poll Winners (distribuzione italiana: Egea) con l’aggiunta di 11 bonus (per un totale di 21 tracce), bonus che in realtà costituiscono un intero lp del 1955, ''In The Land Of Hi-Fi'' che il Giardino vi ripropone a sua volta rimpolpato.

Sarah Vaughan with Clifford Brown


Sarah Vaughan: In The Land Of Hi-Fi

Nel primo disco, in assoluto un’opera maestra del jazz vocale, l’impasto sonoro tra la voce di Ella e i solisti che l’accompagnano (oltre alla troba di Brown troviamo Paul Quinichette al sax tenore, Herbie Mann al flauto, le spazzole del maestro Roy Haynes e il grande Jimmy Jones al piano) raggiunge livelli entusiasmanti a partire dalla versione di ''Lullaby Of Birdland'', che apre il lavoro e giustifica a pieno il soprannome di ''Divina''. In questo disco la Vaughan dosifica a piacimento il suo caldo vibrato e bilancia con comodità le sfumatore di un timbro vocale unico. Gioca con il tempo, gli accenti, le armonie, magistralmente accompagnata da Brown e dagli altri musicisti. Notevole anche il citato ''In The Land Of Hi-Fi'' (PolyGram, 1955), più orchestrale e swingante rispetto al disco precedente, ma anche in questo caso con un gruppo di di (sublimi) accompagnatori che comprende Cannonball Adderley, J.J. Johnson, Kai Winding e Roy Haynes. Inutile dire che la sua vocalità di marca bop, ha influenzato molte cantanti ponendola come guida di uno stile vocale e jazzistico al pari dei colleghi strumentisti. Negli anni successivi Sarah matura una voce ancora più profonda nei toni bassi che le conferirà uno stile sempre più unico e personale.


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