venerdì 20 aprile 2012

Ricercatori di Folk Songs



Se, come il sottoscritto, nutrite grande amore sia per i comix d'autore che per le musiche delle radici, fareste bene a non perdervi ''Lomax - Ricercatori di folk-songs'' (Coconino Press, 122 pp. in b/n), la splendida e suggestiva graphic novel scritta e disegnata da Frantz Duchazeau, nella quale l'autore francese segue le tracce del viaggio iniziatico di Alan Lomax (unanimemente considerato uno dei più importanti etnomusicologi e antropologi del XX secolo) e di suo padre (il noto folklorista e ricercatore John Avery Lomax) alla scoperta delle sorgenti del folklore Usa. Basandosi sui documenti e sui libri di memorie dello stesso Alan, Duchazeau ricostruisce con semplicità e attraverso la morbidezza del suo tratto, paesaggi e ambienti, che restituiscono in modo coinvolgente e apassionato il clima di un’epoca, estendendo in particolare il campo d'indagine all'America dei neri, gli eredi degli schiavi che, come precisa Sebastian Danchin, studioso delle culture del Sud nell'impeccabile prefazione del libro ''vivono in realtà in un inferno perenne, aggiogati alla gogna segregazionista nel Sud o prigionieri del pregiudizi al Nord'' e ''ad anni luce di distanza dallo stereotipo del ''Negro delle piantagioni'' diffuso dal music-hall'' (magnifico, in particolare, il modo in cui Duchazeau immortala in alcune delle sue tavole lo stupore dei neri, in gran parte poveri e analfabeti, quando si trovano di fronte i macchinari che registrano e restituiscono la loro voce, come si trattasse di un atto di magia e possessione). Andavano in auto per le piantagioni, Lomax padre e figlio, con una macchina portatile pesante più di duecento chili, incidendo su dischi di alluminio la voce della gente del Delta del Mississippi. I Musicisti spesso parlavano nel microfono come se la macchina fosse un telefono collegato direttamente ai centri di potere. Un mezzadro nero cominciò così: ''Ascolti, signor Presidente, voglio dirle che quaggiù non ci trattano bene...''. E ancora Danchin nella prefazione del fumetto: ''Se le canzoni raccolte da Lomax sono spesso tragiche è perchè mirano anzitutto a esorcizzare il demone di quella tristezza, di quel blues che minaccia gli animi: una dose di blues, insomma, a mo' di vaccino contro il blues''.

 
Quando, nel 1933, John Avery Lomax si lancerà nella campagna di registrazione di cui parla questo libro, troverà nella musica registrata con l'aiuto del figlio una valvola di sfogo inattesa. Trascinato dall'entusiasmo del diciottenne Alan, John Lomax inaugura un decennio di lavoro che gli permetterà di delineare un ritratto sonoro quasi fotografico dell'America in crisi. La campagna del 1933 avrà un effetto ancora più folgorante su Alan Lomax che, a contatto con i bluesmen di un Sud agrario quasi medioevale, troverà la sua strada. Ben presto Alan supererà il padre per l'importanza dei suoi lavori, diventando uno dei musicologi più appassionati del secolo. Fino all'entrata in guerra degli Stati Uniti continuerà ad arricchire le raccolte di folk Songs della Library of Congress all'ombra del padre, per poi spiccare il volo alla sua morte. Un viaggio, il suo, che è anche un percorso di formazione, la storia di una crescita umana e professionale, che ha permesso ad Alan Lomax di proseguire e ampliare il lavoro del padre, con la passione di chi ha una missione da compiere. Grazie a lui, infatti molti artisti diverranno successivamente noti in tutto il mondo: da Leadbelly a Woody Guthrie, da Muddy Waters a Memphis Slim, da Sonny Boy Williamson a Big Bill Bronzy passando per Jelly Roll Morton (di qui pubblica nel 1950 il libro Mister Jelly Roll, testo fondamentale sulle origini del jazz) e moltissimi altri. Emblematica da questo punto di vista una dichiarazione di Brian Eno secondo il quale ''Senza Alan Lomax forse non ci sarebbe stata l'esplosione del Blues, e neppure i Beatles, i Rolling Stones e i Velvet Underground''.


Dal 1950  al 1958 Alan Lomax, anche per sottrarsi alla mutata e poco favorevole situazione politica e culturale statunitense, si trasferisce in Inghilterra, dove collabora con la BBC. E' praticamente fuggito dall'America maccartista, dove l'Fbi lo sorveglia da tempo, giudicandolo un individuo ''poco affidabile e scontroso'' se no adirittura come un ''pericolo pubblico'' e ''simpatizzante del Partito comunista''. In Europa non smette di svolgere intense ricerche sul campo, documentando la musica di tradizione orale soprattutto in Inghilterra, Scozia, Irlanda, Spagna (1952) e Italia (1954-1955). Le registrazioni di Lomax sono anche, in molti casi, le prime mai effettuate in questi paesi. Rientrato negli Stati Uniti nel 1959, Lomax inaugura una notevole attività editoriale, pubblicando numerosi libri e dischi, dirigendo e curando alcune collane discografiche. Continua ad effettuare le sue registrazioni negli Stati Uniti e nei Caraibi. Dal 1962 al 1989 è Reserch Associate presso la Columbia University di New York; in seguito ricopre lo stesso ruolo presso l'Hunter College della City University sempre a New York. Per la sua attività scientifica ha ricevuto numerosi (meritatissimi) premi: dalla ''National Medal of Arts'' (1986) al ''National Book Award'' (1993) per il libro ''The Land Where the Blues Began'', nel quale ripercorre il suo lavoro di ricerca nel Sud degli Stati Uniti dagli anni '30 agli anni '80.



Alan Lomax Collection e Italian Treasury

 
La Alan Lomax Collection raccoglie le registrazioni effettuate sul campo negli Stati Uniti, in Europa e nei Caraibi da Alan Lomax. La statunitense Rounder Records ha lanciato più di dieci anni fa un progetto che prevede l'edizione di oltre 150 cd. La Collection, diretta da Anna Lomax Chairetakis, è articolata in numerose collane, tra le quali Italian Treasury, curata dall'etnomusicologo Goffredo Plastino. In questa collana troviamo le registrazioni, quasi tutte inedite, effettuate in Italia in una ricerca sul campo condotta da Alan Lomax insieme a Diego Carpitella nel 1954-1955. I nastri originali, conservati presso i Lomax Archives dell'Hunter College di New York, sono stati rimasterizzati per la pubblicazione a 20-bit. Stando alle informazioni che ho raccolto, per questa collana sarebbero previsti complessivamente 19 compact dedicati alla musica tradizionale delle regioni italiane e a particolari repertori della nosta penisola. Per il momento i volumi che sono riuscito ad individuare e a recuperare (forse gli unici ad oggi disponibili, almeno stando al catalogo della Collection sul sito di Rounder) sono questi:



Inutile ribadire l'importanza di questi materiali, non solo dal punto di vista strettamente musicale (la musica è comunque splendida) ma anche storico-culturale nel suo complesso. Innanzitutto, come scrive anche il curatore Plastina, ''per l'ampiezza della rilevazione e per la qualità delle registrazioni, molte delle quali costituiscono il primo documento in assoluto disponibile di repertori fino ad allora ignoti. Inoltre, per il fatto che l'intera ricerca, considerata globalmente, rappresenta una straordinaria opportunità di conoscere le musiche dell'Italia rurale degli anni '50. Infine, perchè è un esempio molto significativo di come il lavoro e la divulgazione scientifica degli etnomusicologi possano e debbano trovare spazio nel più generale dibattito culturale sulle caratteristiche di una  società e di una nazione. Ma forse, ascoltando di nuovo, o per la prima volta, queste registrazioni, possiamo cercare di cogliere, al di là della consapevolezza intellettuale e del piacere che suscitano in noi le esecuzioni musicali, quel clima di scoperta e di emozione di fronte alla musica che ha unito nel loro viaggio in Italia i due amici etnomusicologi. E' ancora possibile, insieme a loro, entrare in ''quella atmosfera meravigliosa e incantata di cui fu soffusa tutta la nostra esperienza di raccoglitori, tra contadini, pastori, pescatori e artigiani'' ''. Un vero e proprio patrimonio della memoria che ognuno di noi dovrebbe premurarsi di custodire gelosamente fra gli scaffali di casa propria insieme ai documentari di Vittorio De Seta. I libretti di accompagnamento sono redatti da studiosi italiani e stranieri, e sono corredati dalle fotografie realizzate dallo stesso Lomax nel corso della sua ricerca.


L'anno più felice della mia vita


A proposito di fotografie; nel 2008 è uscito per l'editore Il Saggiatore (che nel 2005 aveva pubblicato anche ''La Terra del Blues'') uno splendido libro fotografico accompagnato dalle annotazioni di Lomax intitolato ''L'anno più felice della mia vita. Un viaggio in Italia 1954-1955'', sempre a cura di Goffredo Plastino, con la solita, puntuale, preziosa, presentazione di Matin Scorsese (''...il modo in cui Alan Lomax abbraccia le diverse realtà italiane, i paesaggi e la gente è sincero, non è scontato né predeterminato. Lo si sente nelle sue parole e nelle sue fotografie: dai pescatori di tonno ai musicisti campani, da un suonatore di flauto di Pan a Bottanuco a un cantastorie a Palermo'') e un testo della figlia di Alan, Anna Lomax Wood. ''L'intenzione dell'autore'' come scrive proprio Anna nella prefazione del libro ''era di registrare i suoni e le parole della tradizione musicale italiana. Lomax aveva l'impressione che l'Italia sarebbe stata il laboratorio ideale per mettere alla prova una sua nuova teoria, secondo la quale lo stile della voce cantata codificava alcuni profondi segreti dell'umanità''. E ancora ''Non si stancò mai di ripetere che il paesaggio sonoro che aveva scoperto in Italia era il più ricco, il più sorprendentemente vario e originale da lui mai incontrato''.

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Un viaggio in Italia, 1954-55


Come detto il lavoro sul campo in Italia di Alan Lomax si inseriva nel piu ampio progetto di realizzazione di un' enciclopedia discografica della musica popolare mondiale di cui era stato incaricato dalla casa discografica Columbia. A tale scopo Lomax prese contatto con Giorgio Nataletti, come é possibile leggere nel resoconto che egli stesso fece con uno stile di scrittura vivo, informale e comunicativo nei brani (*) che ora vi propongo:
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''La mia visita in Italia fa parte di una lunga ‘tournée europea, durante la quale ho consultato gli archivi dei canti popolari di ogni paese e preparato dischi da pubblicare negli Stati Uniti. Fra poco spero di avere una biblioteca mondiale della musica popolare. Nel 1953 andai a trovare Giorgio Nataletti, direttore del Centro nazionale studi di musica popolare dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e della Rai, Radiotelevisione italiana. Scoprii che il suo archivio era il meglio organizzato, il piu interessante di tutta Europa. Per otto giomi di seguito Nataletti mi suonò dischi: cantilene marinare siciliane, del tipo cantato un centinaio di anni fa dai marinai inglesi e americani, e che non mi ero mai sognato di sentire; la musica delle launeddas sarde, il più brillante strumento popolare europeo, che mille e più anni prima di Cristo apre la storia musicale italiana se non europea; canti della mietitura, come quelli ascoltati in Spagna e in Corsica, ma più antichi e assai più belli; maggiolate, lamenti funebri, ninnananne, canti nuziali, ì meglio conservati e i più rari che avessi mai inteso in venti anni di raccolta. Poi Giorgio mi fece vedere la sua mappa del territorio italiano. Bandierine segnavano i luoghi dov'erano state fatte le registrazioni: nella Lucania, in Calabria, Sardegna, Lazio, Abruzzo. Ma la maggior parte della mappa era vuota. - Quando la completerete? - chiesi io - Quando potrete darmi un disco con tutte le canzoni d'Italia? - Giorgio si strinse nelle spalle.. ''Forse tra quattro, cinque anni. Chi sa?''. Impaziente di natura non potevo aspettare cinque anni. Un italiano ha scoperto l'America. E perchè un Americano non poteva contribuire alla scoperta dell'Italia? Con il consenso del Centro Studi di Musica Popolare andai a Londra e persuasi la Bbc che il suo Terzo Programma aveva assoluto bisogno di conoscere la storia della musica popolare italiana e in quel modo combinai il finanziamento dell'impresa. A uno del Texas, abituato a farsi cinquecento miglia al giorno. sempre attraverso lo stesso paesaggio e lo stesso genere di paesi, l'ltalia sembrava piccola. ll Centro organizzò il viaggio, spedì centinaia di lettere, fece moltissime telefonate, e mise a mia disposizione uno specialista di etnomusicologia, il prof. Diego Carpitella''.


Diego Carpitella

Carpitella (Reggio Calabria, 1924-Roma, 1990) è stato il più importante etnomusicologo del nostro paese. Per certi aspetti possiamo pure considerarlo una sorta di Alan Lomax d'Italia. Professore ordinario di etnomusicologia presso la facoltà di lettere dell'Università La Sapienza di Roma dal 1976, fondatore della ''Società Italiana di Etnomusicologia'', è stato anche presidente dell' ''Associazione Italiana di cinematografia scientifica''. Carpitella ha svolto numerose ricerche scientifiche sul campo in Italia, lasciando un numero imponente di registrazioni sonore. Ha collaborato a tutte le indagini condotte dall'antropologo Ernesto De Martino nell'Italia Meridionale (1952-1959). Con Lomax, appunto, ha svolto la prima ricerca etnomusicologica su tutto il territorio italiano, pubblicandone i risultati nella prima antologia sonora di musica folklorica italiana (1957). Carpitella ha inoltre svolto ricerche sul campo in America Latina e nell'ex Unione Sovietica. Numerose sono le sue pubblicazioni. Tra di esse: ''Musica e tradizione orale'' (1973); ''L'etnomusicologia in Italia'' (1975); ''Conversazioni sulla musica'' (1992). Ha inoltre curato l'edizione italiana degli ''Scritti sulla musica popolare'' di Béla Bartók (Einaudi, 1955). La sua attività editoriale ha compreso anche la direzione di riviste, di collane discografiche e di collane di testi etnomusicologi.


Ancora Lomax: ''Carpitella e io comineiammo a registrare in Sicilia a giugno (del 1954, ndr), aprendoci la strada su per la Calabria e la Puglia. Poi, nella stagione fredda, andammo a nord e registrammo da Udine alla Val d'Aosta. A quell’epoca parlavo già l'italiano e feci il resto del viaggio da solo, a zig zag lungo la penisola da San Remo a Rovigo, da Carrara ad Ancona, da Grosseto a Pescara, e infine a Napoli. In gennaio ero a Roma. Sia io che il mio apparecchio di registrazione avevamo la tosse; il contachilometri segnava venticinquemila miglia e sul sedile di dietro ve n'erano circa sessanta di nastro. Tante altre bandierine sventolavano adesso su tutta la mappa di Nataletti, il che significava che nell'archivio del Centro sono entrati altri mille e più documenti. Quanto a me mi sono fatto amici in tutti i paesi d'Italia e cosi mi pare di avervi vissuto almeno cento anni. Assolti i miei doveri con la Bbc, tornai a Roma, dove la copia di tutte le registrazioni fu depositata al Centro e regolarmente catalogata''.


''Quell'anno è stato il più felice della mia vita. Molti italiani, non importa chi siano o dove vivano, sono interessati ai problemi estetici. Possono avere soltanto il fianco roccioso di una collina e le mani nude per lavorare, ma su quel fianco costruiranno una casa o un intero villaggio le cui linee si adattino superbamente al luogo. Così, anche una comunità può avere una tradizione popolare limitata ad una o due sole melodie, ma c'è un appassionato interesse riguardo a come debbano essere cantate nel modo corretto. Ricordo un giorno quando montai il vecchio e danneggiato Magnecord su una chiatta per la pesca del tonno, alcune miglia al largo sul limpido, blu Mediterraneo. Nessun tonno era stato preso nella rete subacque da mesi, e i pescatori non erano stati pagati da circa un anno. Eppure urlarono i loro canti all'argano come se fossero impegnati a tirare su una ricca pesca, e ad un certo punto si misero a battere i loro piedi nudi sul ponte, simulando le convulsioni di una dozzina di tonni. Dopo, ascoltando la registrazione, applaudirono la loro stessa performance proprio come fanno molti cantanti d'opera. I loro canti - i primi, credo, ad essere registrati in situ - si riferivano esclusivamente a due aspetti: i piaceri del letto che li attendevano sulla costa, e l'infamia del padrone della tonnara, al quale si riferivano chiamandolo pescecane''.

 
''L'aspra e deliziosa penisola italiana risultò essere di fatto, un museo di antichità musicali, nel quale giorno dopo giorno portavo alla luce antichi generi musicali tradizionali, totalmente sconosciuti ai miei colleghi di Roma. Per fortuna mi accadde di essere la prima persona a registrare sul campo in tutta Italia. In un certo senso ero una specie di Cristoforo Colombo musicale al contrario. Molti dei musicisti italiani di città guardano alle canzoni dei loro vicini di campagna con un'avversione sempre più forte, come quella che gli afroamericani della classe media sentono per la genuina musica folklorica del Sud. Questi italiani di città vogliono che ogni cosa sia bella. Pertanto (allo stesso modo della maggior parte dei cosiddetti folk singer americani che lavorano nello spettacolo) i principali ''fornitori'  di musica tradizionale in Italia tolgono dalle loro esecuzioni tutto ciò che è arrabbiato, che da turbamento o è strano. E la radio italiana, fedele al suo obbligo nei confronti di Tin Pan Alley, strombazza pop e jazz americano giorno dopo giorno nelle ore di maggior ascolto. E' del tutto naturale che i suonatori popolari, dopo un certo periodo di esposizione agli schemi della tv e agli autoparlanti della Rai, incomincino a perdere confidenza nei riguardi della loro stessa tradizione.


Un giorno davvero caldo, nell'ufficio del direttore dei programmi radiofonici a Roma, andai in collera e lo accusai di essere direttamente responsabile della distruzione della musica tradizionale del suo paese, la più ricca eredità di questo tipo dell'Europa occidentale. A questo individuo davvero affascinante io diressi tutta la rabbia che sentivo nei confronti della cosiddetta civilizzazione, il metodo di vendita che stà ripulendo il mondo passando la spugna su tutti i modelli culturali non conformisti. Con mia sorpresa, egli riprese il mio suggerimento che una trasmissione giornaliera sulla musica popolare poteva essere programmata a mezzogiorno, quando i pastori ei contadini italiani sono a casa e stanno riposando. Ma, mesi dopo, seppi con grande imbarazzo che le trasmissioni venivano messe in onda la sera tardi, molto tempo dopo che i lavoratori italiani erano andati a letto, e per giunta sul terzo canale italiano, che soltanto una piccola minoranza degli intellettuali ascolta...''

(*) I brani  riportati sopra sono tratti da: Alan Lomax, Ascoltate , le colline cantano! ''Santa Cecilia'', anno V, 1956, n.4, pp. 81-87 e Alan Lomax, Saga of a Folksong Hunter. A twenty-year odyssey with cylinder, disc and tape, ''HiFi Stereo Review'', Maggio 1960.

  Alan Lomax (Austin, 31 gennaio 1915 - Safety Harbor, 19 luglio 2002)

Aldilà delle delusioni ricevute dai diffusori della cultura, Lomax lascia le più belle parole e il più bel regalo al gentile popolo italiano che l'ha accolto, gli ha donato le sue conoscenze e la sua cultura, senza volontà esibizionistiche, ma con l'umiltà che lo contraddistingueva: ''L'anno in Italia è stato il più felice della mia vita''. Grazie di cuore Mr. Lomax!

mercoledì 18 aprile 2012

Il Nuovo Giardino Magnetico presenta ''Souless Dreamer''


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 Tracklist
01 - NINA KRAVIZ: Fire - da (Rekids Records, 2012)
02 - SUPERPITCHER: Country Boy - da (Kompakt, 2010)
03 - CARIBOU: Sun - da (City Slang Records, 2010)
04 - JOHN TALABOT: Oro Y Sangre - da (Permanent V., 2012)
05 - NICOLAS JAAR: Mi Mujer - da (Wolf + Lamb Music, 2011)
06 - DISCODEINE: Singular - da (Pschent Records, 2011)
07 - CONNAN MOCKASIN: Forever Dolphin Love 
       (EROL ALKAN  Rework) - da (Because Music,, 2011)
08 - NEW LOOK: You & I - da (Studio !K7 Records, 2011)
09 - AGORIA: Souless Dreamer (F. Seth Troxler) - da (Infiné, 2011)
10 - FRIVOLOUS: Red Tide - da (Cadnza Records, 2011)
11 - IN FLAGRANTI: Three-Piece Suit - da (Codek R. E., 2011)
12 - SUPERPITCHER: Joanna - da (Kompakt Records, 2010)

domenica 15 aprile 2012

Natural Rhapsody - A Contemporary Psych Folk Experience



Tracklist
01 - MARK FRY; THE A. LORDS: I Lived In Trees 
da I Lived In Trees (Second Language, 2011)
02 - JONATHAN WILSON: Natural Rhapsody 
da Gentle Spirit (Bella Union, 2011)
03 - JESSE SYKES &..: Servant Of Your Vision 
da Marble Son (Fargo Records, 2011)
04 - METAL MOUNTAINS: Orange Yellow 
da Golden Trees (Amish Records, 2011)
05 - ARBOREA: Black Is The Colour 
da Red Planet (Strange Attractors, 2011)
06 - CHARALAMBIDES: Desecrated 
da Exile (Kranky Records, 2011)
07 - GARETH DICKSON: Noon 
da Quite A Way Away  (12k, 2012)
08 - WILL SAMSON: Find Me In The Ocean 
da Hello Friends, Goodbye (Plop, 2011)
09 - ORCAS: Until Then 
da Orcas (Morr Music Rec., 2012)
10 - XIU XIU: Factory Girl 
da  Always  (Bella Union, 2012)
11 - YAIR YONA: Expatriates 
da Worlds Behind... (Anova, 2012)
12 - THE CHILD OF THE CREEK: Aurora 
da Find A Shelter Along.. (Red Birds,, 2010)
13 - MARK FRY; THE A. LORDS: Chalky Down 
da I Lived In Trees (Second L., 2011)
14 - MATT ELLIOTT: The Pain That's Yet To Come 
da ''The Broken Man '' (Ici D'Ailleurs, 2012)
15 - MIREL WAGNER: No Death 
da Mirel Wagner (Bone Voyage, 2011)

martedì 10 aprile 2012

Il N.G.M. presenta ''Memorias Del Cante Flamenco Voll.1&2''



Tracklist
01 - PERICON DE CADIZ: Dueña Del Corazon Mio (Bulerias)
(Juan Martínez Vílchez: Cádiz, 1901; Cádiz, 1980)
02 - LA PAQUERA DE JEREZ: Sevilla (Bulerias)
(Francisca Méndez Garrido: Jerez, Cadiz, 1934-2004)
03 - MANOLO DE LA RIBERA: Viva El Reino De Almeria (Fand.)
(Manuel Ribera Ruiz: Adra, Almería, 1912)
04 - MANOLO VARGAS: Que Cadiz Tiene Solera (Alegrias)
(Manuel Vargas Gómez: Cádiz, 1907; Madrid, 1970)
05 - PACO TORONJO: Valiente A Su Aire (Fandangos)
(Francisco Gómez Arreciado: Alosno, Huelva, 1928-1998)
06 - FOSFORITO: La Plaza Del Potro (Soleares)
(Antonio Fernández Díaz: Puente Genil, Córdoba, 1932)
07 - JARRITO: Yo Siempre Estare Contigo (Caña)
(Roque Montoya Heredia: San Roque, Cádiz, 1925; Madrid, 1995)
08 - JUAN DE LA LOMA: Se Compran (Malagueña)
Juan Gambero Martín (Mijas, Malaga, 1913; Fuengirola, 1983)
09 - JUANITO MARAVILLAS: Abanico De Colores (Milonga)
Juan García Alcalde: Córdoba, 1922; La Línea, Cadiz, 1999)
10 - PEPE AZNALCOLLAR: Buscando Una Flor (Fandangos)
(José Losada Carballo: Aznalcóllar, Sevilla, 1912; Madrid, 1973)
11 - PEPE DE LA MATRONA: Al Pie De Un Pocito Ciego (Peter.)
(José Núñez Meléndez: Sevilla, 1887; Madrid, 1980)
12 - ROSARIO LOPEZ: Soleares Del Tenazas (Soleares)
(Rosario ''Charo'' López Carrascosa: Jaén, 1943)
13 - EL CHOZAS: En Lo Que Cobija El Sol (Bulerias)
(Juan José Vargas: Lebrija, Sevilla, 1903; Jerez, Cádiz, 1974)
14 - MANOLO CARACOL: Por Ti-Gitanitos De la Cava (Sol.;Bul.)
(Manuel Ortega Juárez: Sevilla, 1909; Madrid, 1973)
15 - ANTONIO MAIRENA: Al Moro Me Voy (Siguiriyas)
(Antonio Cruz García: Mairena del Alcor, Sevilla., 1909-1983)
16 - PEPE PEREJIL: Fandangos de Juana la Conejilla y.. (Fand.)
(José María Pérez Blanco: Huelva, 1945; Sevilla, 2012)



Tracklist
01 - CAMARON DE LA ISLA: Quisiera Volverme Pulga (Tangos)
(San Fernando, 1950 – Badalona, 1992)
02 - CURRO LUCENA: Navegando Me Perdi (Rondeñas)
(Francisco de Paula Luna Navarro: Lucena, 1950)
03 - DIEGO CLAVEL: Me Alumbra La Madruga (Alegrias)
(Diego Andrade Martagón: Puebla de Cazalla, Sevilla, 1946)
04 - JUANITO VILLAR: Quejios Senti (Seguiriyas)
(Juan José Villar Jiménez: Cádiz, 1947)
05 - PEPE DE CAMPILLOS: Malaga De Mi Querer (Malagueña)
(Jose Maldonado Luque: Campillos, Málaga, 1949)
06 - JOSELETE DE LINARES: Minero Jubilao (Tarantas De Linares)
(José Heredia Heredia: Linares, Jaén, 1959)
07 - JOSE DE LA TOMASA: Chanili La De Triana (Tangos)
(José Georgio Soto: Sevilla, 1951)
08 - MANUEL AGUJETAS: Te Tienes Que Volver Loca (Soleares)
(Manuel de los Santos Pastor: Rota, Cádiz, 1939)
09 - MARIANA CORNEJO: Cosas Que Pasan (Garrotin)
(Mariana Cornejo Sánchez: Cadiz, 1947)
10 - LA MACANITA: Que No Se Rompa La Noche (Bulerias)
(Tomasa Guerrero Carrasco: Jerez, 1968)
11 - CARMEN LINARES: Aquel Que Tenga Un Sentir (Buleria)
(Carmen Pacheco Rodríguez: Linares, Jaén, 1951)
12 - LOLE: Bulerias del Alcazar (Bulerias)
(Dolores Montoya Rodríguez: Sevilla, 1954)
13 - JOSE MENESE: Tocan A Leva (Caracoles)
(José Meneses Scott: La Puebla de Cazalla, Sevilla, 1942)
14 - PLACIDO GONZALEZ: Fandango De Calaña (Fandangos)
(Plácido González Saguero: Alosno, Huelva, 1949)
15 - JOSE MERCE: Arroyito De Agua Clara (Bulerias)
(José Soto Soto: Jerez de la Frontera, 1955)
16 - JUANA LA DEL REVUELO: Sevilla Es De Chocolate (Tangos)
(Juana Silva Esteban: Sevilla, 1952)
17 - MANUEL MORENO MAYA ''EL PELE'': Avante Claro (Alegrias)
(Manuel Moreno Maya: Córdoba, 1954)


domenica 1 aprile 2012

Il N.G.M. Presenta ''African Memories 1965-1985''




Tracklist
01 - BALLA ET SES BALADINS: Sakhodougou
da ''The Syliphone Years'' (Ant; Sterns)
02 - BEMBEYA JAZZ NATIONAL: Temtemba
da ''Live 10 Ans De Succès'' (1971; Mélodie)
03 - DOCTEUR NICO & AFRICAN FIESTA: African Fiesta
da ''Afrolatin Via Kinshasa'' (Ant; Syllart)
04 - GRAND KALLÉ & AFRICAN T.: Valentina Valentino 
da ''Afrolatin Via Kinshasa'' (Ant; Syllart)
05 - SUPER MAMA DJOMBO: Dissan Na M'Bera 
da ''Super Mama Djombo'' ([1980] Cobiana)
06 - MANU DIBANGO: Dasiko Dasiko
da ''From Africa'' (Ant; Blue Moon)
07 - BARANTA f. MIATTA FAHINBULLEH: Witch Doctor 
da ''The Chisa Years 1965-1975'' (Ant; BBE)
08 - AFRICAN VIRTUOSES: N'fa  N'fa N'fa
da ''The Classic Guinean Guitar Group'' (Stern's)
09 - ARTUR NUNES: Kisua Ki Ngui Fuá 
da ''Soul Of Angola 1965-75'' (Ant; Lusafrica)
10 - MAMUKUENO: Rei Do Palhetinho 
da ''Angola Soundtrack 1968-76'' (Ant; Analog A.)
11 - OSCAR NEVES: Mabelé Mabelé
da ''Soul Of Angola 1965-75'' (Ant; Lusafrica)
12 - KELETIGUI ET S. TAMBOURINS: Tambourinis Cocktail
da ''The Syliphone Year'' (Ant; Stern's)
13 - FONSECA: Sibouten Sibouten
da ''Afrolatin Via Dakar'' (Ant; Syllart)
14 - FRANCO: Likambo Ya Ngana
da ''Africa's Legendary...'' (Ant; WMN)
15 - BEMBEYA JAZZ NATIONAL: Wouloukoro 
da ''Live 10 Ans De Succès'' (1971; Mélodie)
16 - ORCHESTRA BAOBAB: Mouhamadou Bamba 
da ''Bamba'' ([1980] Stern's Africa)
17 - ALÈMAYÈHU ESHÈTÉ: Altèlèyèshegnem 
da ''Éthiopiques 10: Tezetas '70-'74'' (Ant; Buda)
18 - MIRIAM MAKEBA: Dakhla Yunik 
da ''The Guinea Years'' ([1972] Stern's)

                             Bembeya Jazz National's 10 year jubilee concert in the "People's Palace" 
                             of Guinea's capitol, Conakry in 1971.

Il Nuovo Giardino Magnetico presenta ''Calypso Memories''




TRACKLIST
01 - HARRY BELAFONTE: Sweetheart From Venezuela 
da ''Jump Up Calypso'' (RCA Victor, 1961)
02 - MIGHTY SPARROW: Lion & Dunkey (Re-Match)
da ''Sparromania! .. 1963-1974'' ([Antologia] Strut, 2012)
03 - CLARENCE CURVAIN & HIS MOD SOUNDS: Calypsoul 
da ''Calypsoul 70'' ([Antologia/VA] Strut, 2008)
04 - ROBERT MITCHUM: They Dance All Night 
da ''Calypso - Is Like So..'' (Capitol, 1957)
05 - ANDRE TOUSSAINT: Calypso Island 
da ''Bahamian Balladst'' ([Ant.] Naxos, 2002)
06 - LORD MELODY: Old Time Calypsoes 
da ''Precious Melodies'' ([Antologia] Ice, 1994)
07 - LORD FLEA & CALYPSONIANS: Shake Shake Sonora 
da ''Swingin' Calypsos'' (Capitol, 1957)
08 - GROWLING TIGER: Money Is King 
da ''Knockdown Calypsos '' (Rounder Records, 1979)
09 - MIGHTY PANTHER: Barbados Carnival World 
da ''Legends Of Calypso'' ([Ant./VA] ARC Music, 2002)
10 - JOHN BUDDY & ORCHESTRA: My Pussin 
da ''Kaiso'' (Caroh Records, 1960's)
11 - ANDRE TOUSSAINT: Watermelon Spoilin'
da ''Bahamian Ballads'' ([Ant.] Naxos, 2002)
12 - LORD FLEA & CALYPSONIANS: Calypso Be Bop 
da ''Swingin' Calypsos'' (Capitol, 1957)
13 - BLIND BLAKE: Love, Love Alone 
da ''Bahamian Songs'' ([Ant.] Megaphone, 2009)
14 - MIGHTY SPARROW: Jook for Jook 
da ''Sparromania! .. 1963-1974'' ([Antologia] Strut, 2012)
15 - JOHN BUDDY & ORCHESTRA: Calypso Medley 
da ''Kaiso'' (Caroh Records, 1960's)