lunedì 21 settembre 2009

Cold Cave: Love Come Close (Matador)

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Se bands come Wavves, Dum Dum Boys, Cause Co-Motion o Times New Viking si sono guadagnati gli elogi di stampa e pubblico ''accartocciando'' un paio (non di più) di melodie e riducendole a una nuvola leggera di fuzz e rumori metallici, perchè non potrei raggiungere io gli stessi risultati con le tastiere? Qualcosa del genere potrebbe esserlo chiesto Wesley Eisold non più di un anno e mezzo fa, prima di togliere definitivamente la povere accumulata sopra ai suoi sintetizzatori come punto di partenza per Cold Cave, progetto in chiave lo-fi-pop-sintetico con propositi sonici retro-paranoici, che potrebbe convertirsi in uno dei nuovi hypes dell'attuale, bellicosa scena indie nordamericana. Ma come è vero che gli uni e gli altri condividono molto (militanza D.I.Y, un misto di arroganza e indifferenza tipico del gusto hipster, santificazione della bassa fedeltà) è altresì vero che i riferimenti diretti sono molto diversi: se queste bands di chitarre sono eredi spirituali di Black Tambourine, The Vaselines, o Henry's Dress, la proposta di Cold Cave si guarda nello stesso specchio di Joy Division, (primi) New Order, D.A.F., Soft Cell ecc; se quelli esprimono una stretta parentela tanto con la vecchia scuola C-86 britannica, quanto con la scena garage di un' Olimpia dedita, a reinventarsi, nella scorsa decade, la calligrafia di Beat Happening e della k Records in una e mille direzioni, Eisold e soci preferiscono il sinth-pop, la darkwave, il noise digitale o la EBM primigenia come basi sopra cui costruire alcune liriche trasgressive che puntano, con ironia, a forme di esistenzialismo obliquo.
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La scorsa primavera l'etichetta Hospital Productions riunì in ''Cremations'' venti brani recuperati da EPs e demo, canzoni registrate con pochi mezzi (ci sono brani come ''I've Seen the Future And Is Not A Place For Me'' o ''An Understanding'', che suonano così male che sembrano registrate direttamente con un telefono cellulare) dal solo Eisold e che oscillano tra il synth-pop freddo e devastato a base di distorsioni abrasive di ''Sex Ads'', e il noise crepuscolare di ''Always Someone'', il technopop gotico di ''Gates''e gli spiritati ambienti elettronici (hautology, direbbero alcuni) di ''Roman Skirts'' o ''E Dreams''.
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In questo nuovo ''Love Come Close''(Matador), il suo primo album ufficiale, Eisold si fa aiutare da Caralee McElroy (ex Xiu Xiu), Dominick Fernow (aka Prurient), J. Benoit e lo scrittore Max G. Morton (copropietario assieme allo stesso Eisold della casa editrice Heatworm Press) per partorire una decina scarsa di canzoni che mirano a terreni molto meno trasgressivi, meno paranoici e decisamente più luminosi e apertamente pop. L'ombra scura e atterrita dei Joy Division (ancora un po' evidente in brani come ''Cebe and Me'' o ''Love Comes Close'') lascia il posto all' immagine (un po') più radiante che fu di gruppi come i primi New Order o dei Depeche Mode più insani e pervertiti, e si riflette in perle di electropop agridolce come ''Youth and Lust''... Niente di veramente nuovo, insomma, anche se la formula di questo ''Love Comes Close'' seduce fino al punto di farsi amare senza fatica. Caldamente consigliato a tutti coloro che vedono nei suoni dei primi anni 80 il loro phanteon di riferimento, ma anche agli amanti della buona musica a prescindere da mode, stili o epoche.
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