domenica 30 novembre 2008

Quando l' arte diventa commestibile

.
Queste meravigliose sculture sono ricavate da frutta, pane, verdura e uova, e trasformano il cibo in una suggestiva ed elaborata opera d’arte, tanto affascinante che nessuno avrebbe il coraggio di mangiarla.
.

.
Inoltre....


.

....se siete tra quelle persone che traggono grande piacere e divertimento dal riconoscere una faccia in un oggetto incontrato casualmente, apprezzerete indubbiamente Faces in Places.Questo blog si dedica allo “scovare” facce ed espressioni in oggetti e paesaggi quotidiani, fornendo ai suoi lettori decine di immagini di oggetti che sembrano assumere una propria distinta personalità. E se dopo aver visitato il curioso blog non ne avete ancora abbastanza, un omonimo gruppo di discussione, corredato di più di mille foto di “oggetti con faccia” è stato creato su Flickr.

My Dreamland

Autoscatto



La mia stanza
.
.
Facce di Vinile

Dopo avervi aperto le porte del mio piccolo regno dandovi, in parte, la possibilità di "curiosare" tra i miei scaffali, aprofitto per inserire in questo contenitore "faccie di vinile! L’idea ha iniziato a diffondersi su internet diversi mesi fa, ed in un batter d’occhio decine di foto sono comparse su centinaia di blog: le “facce di vinile” sono diventate in breve tempo un piccolo fenomeno online, invadendo la rete con immagini fantasiose e creative ispirate dalle cover dei più famosi album di musica contemporanea.Ma cosa sono le facce da vinile? Sono fotografie scattate da fotografi professionisti, da appassionati e da persone qualsiasi nelle quali il soggetto fa della cover di un LP la propria maschera. Da interpretazioni estremamente classiche ad immagini surreali che mescolano busti femminili e volti maschili, visi di colore e corpi bianchi, le Sleeveface sono elaborazioni affascinanti e suggestive che catturano lo sguardo e strappano un sorriso.Volete altre facce da vinile? Su Flickr esiste un gruppo di discussione dedicato a queste curiose fotografie, dove potrete trovare centinaia di Sleeveface.
.

Spazio corti: Moja Domovina (Il mio paese)

.
SPAZIO CORTI 4




Atroce passaggio (a livello) epocale.
Attraversato solo per cagare, uccidere, commettere abigeato.




Una lucida metafora dei motivi e dei vinti di una sporca guerra etnica.



IL MIO PAESE (MOJA DOMOVINA)

Regia e sceneggiatura:
Milos Radovic
Jugoslavia, 1997; Durata 11'

giovedì 27 novembre 2008

Viaggio a Tulum

.
.
Quando Federico Fellini chiese a Gustavo Rol un un consiglio se partire o no per il Messico a incontrare Carlos Castaneda, lui glielo sconsigliò dicendogli che gli avrebbe fatto qualche scherzo, che non avrebbe incontrato lui ma gli avrebbe mandato qualcun altro al suo posto. Questo almeno racconta Roll nelle sue memorie. Fellini, invece, partì lo stesso, perchè voleva fare un film sul misterioso iniziato, un film che non si fece mai e di cui esisteva anche la sceneggiatura e in seguito le tavole (tutte disponibili in bianco e nero in coda al post) che Milo Manara disegnò ispirandosi al progetto . Oggi quel film è sul punto di terminare, diretto da Marco Bartoccioni.
.
.
Marco Bartoccioni
.
Bartoccioni ha realizzato numerosi documentari fra i quali il più significativo sembra essere La scuola dello stregone ("ci sono uomini i cui occhi brillano in modo diverso, che vedono oltre le apparenze di questo mondo, che sono in armonia con il mondo e il mondo parla a loro") e anche corti di finzione come Fuori Asse, premiato in vari festival, dove un operaio televisivo di prima linea diventa un vendicatore solitario dei torti subiti dall' umanità. Ma è con su Fellini e Castaneda che Bartoccioni arriverà al suo primo lungometraggio vero e proprio. Caso vuole che nel 1985 quando Fellini partì per il Messico anche Bartoccioni si trovasse li, e anche lui spinto dall'interesse per i luoghi misteriosi descritti da Castaneda nei suoi libri. Tuttavia Bertoccioni non incontrò mai Castaneda, Fellini sembra di sì.
.
.
Carlos Castaneda è uno scrittore strano, controverso. I suoi primi tre libri (A scuola dallo stregone, 1968; Una realtà separata, 1971; Viaggio a Ixtlan, 1972) sono stati tradotti in tutte le lingue del mondo, nei primi anni Settanta. Fellini si era innamora innamorato di questi libri sugli stregoni al punto da voler fare un film sulla magia, che era una costante nella sua vita. Per cinque anni con De Laurentis ha cercato di avere i diritti dei libri, invano, perchè Castaneda non si trovava. E' l'uomo che nessuno ha mai intervistato e, all'epoca, non ci sono foto, non c'è nulla, ci sono solo dei disegni. E' l'uomo che non si doveva vedere, l'apprendista stregone. All'improvviso però, dopo cinque anni Castaneda si materializza a Roma. Ci sono di questa storia almeno dieci versioni. Fellini dice che stava sul raccordo anulare, che si è fermata una Limousine vicino a lui e che dentro c'èra Castaneda con le sue donnine. Ma si sa che Fellini era un bugiardo come lo era Castaneda. Un'altra versione è che Castaneda si è materializzato nella macchina di Fellini (?). Probabile si tratti di un gioco tra due persone che amavano raccontare storie, creare entità mitologiche. Castaneda in modo molto più esagerato, tanto da creare una specie di setta in giro per il mondo. Fiammetta Profilio, assistente di Fellini, racconta che i due più due adepte di Castaneda se ne andarono a pranzo a chiaccherare sul fatto che avrebbero fatto un film assieme. Fellini in seguito decide di partire per Los Angels insieme allo scrittore Andrea De Carlo, all'epoca suo assistente. Lì avrebbero incontrato quello che doveva essere il produttore del film (Alberto Grimaldi) e successivamente Castaneda che li avrebbe accompagnati in Messico, nel deserto di Sonora dove sono ambientati buona parte dei suoi libri. Una volta a Los Angeles a Fellini (come testimonierà anche De Carlo) cominciano a capitare cose strane. Trova bigliettini scritti con una grafia incerta che gli dicono "stai attento a Castaneda" e li trova nelle stanze d' hotel, anche la mattina quando si sveglia, come se qualcuno fosse entrato nella sua stanza. La cosa continua fino al giorno in cui dovevano andare insieme in Messico da Los Angeles e Castaneda arriva terrorizzato dicendo che la sera prima la CIA lo aveva inseguito e per sfuggire si era dovuto fermare presso una stazione di polizia e che, a quel punto, per non mettere a repentaglio la loro vita lui non sarebbe partito, ma si sarebbe fermato a Los Angeles. A quel punto anche Fellini decide di tornare indietro, di non partire, ma la stessa mattina gli arriva una telefonata da una voce metallica, come se uscisse da un compiuter. Siamo nel 1985 e i compiuter non sono alla portata di tutti. All'inizio la voce gli chiede quale lingua preferisca, visto che può parlarle tutte, poi inizia a raccontargli cose della sua infanzia che nessuno sapeva, nè Giulietta Masina nè gli amici più cari. "Se tu non vai fino alla fine del viaggio" continua la voce "non saprai mai perchè sei arrivato fino a qui". A quel punto Fellini, poichè aveva un grande rispetto del magico, parte per il Messico e si fà il viaggio (senza Castaneda ma con De Carlo e il produttore Grimaldi).
.
.
In Messico succedono piccole strane cose. Fellini segue le sue esperienze e cerca di interpretarle ma, allo stesso tempo prende consapevolezza del fatto che non avrebbe girato il film. Prima di tornare in Italia Fellini passa nuovamente per Los Angeles dove, invano, cerca di prendere contatto ancora una volta con il misterioso Castaneda che però sparisce definitivamente dalla scena. A quel punto Grimaldi si ferma a Los Angeles e Fellini e De Carlo tornano in Italia.
.
.
Nonostante la scelta di non realizzare questo film, una volta in Italia, Fellini inizia ugualmente a scriverne la sceneggiatura con l'aiuto di Tullio Pinelli (che da poco ha compiuto i 100 anni). Ma la voce misteriosa comincia a chiamarlo anche lì. Per tutto il viaggio ha seguito questa voce, i bigliettini. Bartoccini, in una intervista, descrive gli occhi terrorizzati del produttore Grimaldi nel raccontargli che, quando si trovavano in Messico, si fermarono in un hotel perchè De Carlo si sentiva poco bene e, cercando di spiegare che stava con un grande regista e avrebbe pagato qualsiasi cifra gli risposero che l'hotel era tutto prenotato. "Vede?" gli dissero, e tra i nomi che scorse c'erano anche i loro. Erano già stati prenotati. Una volta in camera arrivò ancora una telefonata con quella voce, che però non passò per il portiere.
.
.
C'è chi afferma che Castaneda non è mai esistito. Altri dicono che lui e Fellini non si sono mai incontrati. L'unica cosa certa è che i due da quel viaggio non si sono più rivisti nè sentiti. Alla fine Fellini non farà il suo film, ma realizzerà Ginger e Fred che nasceva da un profondo disgusto del regista per tutto quello che gli girava" attorno. E' la sua critica al mondo dello spettacolo e della televisione "che rendono tutto così banale". Intanto Vincenzo Mollica e Manara lo convincono a trasformare quel viaggio in un fumetto (di cui potete vedere alcune tavole in questo post), diverso da quello che era il trattamento con Pinelli, ma altrettanto "confuso". Fellini era tornato da quell' esperienza senza aver ben capito cosa gli fosse successo. Intanto continuano ad arrivare queste voci a lui, alla sua assistente, a chi gli sta intorno. Si racconta che passeggiasse per via del corso e squillassero i telefoni delle cabine. Sembra che quando Manara stava disegnando le sue tavole di Viaggio a Tulum Fellinini gli dicesse: "..mi ha chiamato la voce che dice che quella tavola non possiamo metterla, cancellala". E Manara: "come fai a sapere quale tavola sto disegnando?" "Quella con la piramide, con il sangue che sta scendendo". Anche il già citato sceneggiatore Pinelli parla di telefonate agghiaccianti da lui ricevute e, stando alle sue testimonianze, sono voci di di persone che dicono di essere "mai nate", che vivono in un altra dimensione e che vogliono aiutare a dare una svolta all'umanità o qualcosa del genere.
.
.
Nel 2003 è andato in onda su Radio 3, Fefè, un bellissimo programma in 60 puntate di Tatti Sanguinetti sulla vita e i film di Fellini, di cui conservo con soddisfazzione tutte le registrazioni. Si tratta in particolare di un programma-retrospettivo denso di materiali, interviste, inediti. Le voci di Fellini, dei suoi attori e collaboratori più noti e quelle degli amici, magari sconosciuti, montate e proposte da un critico cinematografico che lo conosceva molto da vicino. Tra tutte sono andato a scovare la seconda puntata (che riassume in breve la prima) di Viaggio a Tulum che vi propongo nel player audio-video (che potete stoppare o attivare quando vi pare) che troverete sotto, in coda al post.
.
.
Le parole di Marco Bartoccioni
.
"Stiamo lavorando da quattro anni a questo progetto. Io ho fatto A Scuola dallo stregone che è andato in onda varie volte in Rai, mi occupo da vent'anni di questi argomenti e penso che ci sia una trasversalità dello sciamanesimo in tutto il mondo, in Indonesia, in Messico, in Africa come a Cuba o in Brasile. Parlo dei luoghi dove sono stato e dove ho girato documentari. In Messico c'era di particolare un rapporto con la natura che è il fulcro di quello che voglio fare, il tentativo di riappropriarsi dei ritmi della natura, ed è anche uno dei motivi per cui Pinelli mi ha concesso i diritti della storia. Fellini partì per andare in Messico perchè era terrorizzato da una cosa che noi abbiamo rimosso, cioè la morte. Si chiedeva: ho imparato a fare i film, ad apprezzare i profumi, il cibo, ad amare le donne, poi cosa resta?. Fellini parte alla ricerca di Castaneda, anche se il Messico lo spaventa, prova i funghi (aveva provato l'Lsd anni prima). Prima di tutto cercava se stesso e poi il significato della parola magia. E secondo me la parola magia è la nostra capacità di vedere il mondo da punti di vista diversi: può essere la malattia, un incidente, il digiuno, il mantra, la preghiera, l'uso di sostanze... Questo film non tende a spiegare niente. Fellini diceva: vorrei che non ci fosse niente di applicato, niente dato per scontato, ma che la gente continui a sperimentare, a pensare con la propria testa. Il discorso del magico non tende aspiegare tutto, forse alcune cose non le capiremo mai. Continua Bartoccioni "Il film inizia nel laghetto di Cinecittà, perchè lì, diceva Fellini, c'èrano i film mai iniziati, e prosegue con un viaggio che continua ad essere quasi sempre finto, quasi teatrale, dove è proprio questa mancanza di realtà che da corpo alle immagini quasi iperreali che ho girato, con facce vere, come Fellini girava con facce vere e coi fondali perchè non voleva che sembrasse troppo reale. Quello che stiamo cercando di portare a termine è una favola, di quelle cose che da queste parti non si fanno quasi più, perchè le nostre favole ce le raccontano gli americani. Infatti questo film è stato presentato tre anni fà alla Rai che ha risposto: non è nelle nostr corde! Invece Cinecittà Holding ci ha aiutato molto oltre agli interventi produttivi dal Messico e dalla Francia (Abbiamo preso i diritti di Pinelli, Fellini, Manara, Nino Rota..) Sul nostro materiale di presentazione c'è scritto: Un film da fare. E io mi sento uno che collabora con l'inevitabile.
.
In Rete
.
.
Tutte le Tavole in italiano di ''Viaggio a Tulum'' di Milo Manara
.
.



Visto che ci sono aprofitto per segnalare (anche se con un po' di ritardo) Fellini Oniricon, il libro dei miei sogni (una mostra e una retrospettiva su Federico Fellini) che si terrà a Padova dal 16 Ottobre al 6 Dicembre di quest'anno, naturalmente, presso Sala dei Giganti, Palazzo Liviano. Per saperne di più clicca qui.
.

mercoledì 26 novembre 2008

Tricky's "conchas" installation

.
Puerto Santa Maria, Cadiz, Verano 2008: anch' io per una volta mi sono improvvisato artista. Tuttavia, in questo post non mi limiterò a portarvi la testimonianza fotografico/visiva dell'opera da me realizzata, ma farò molto di più: in pochi punti vi spiegherò quali siano le condizioni e le tecniche da seguire affinchè anche voi possiate un giorno conseguire gli stessi splendidi risultati, quelli della realizzazzione di un installazzione rivoluzionaria ( je je je je scherzo, of course).

Prima di tutto dovrete raggiungere i tratti di costa della penisola iberica che si affacciano sull' oceano Atlantico (foto sotto). In caso contrario siete fottuti in partenza perchè solo qui si trovano le preziose conchiglie che vi serviranno (credo).



Siete già arrivati? Bene, a questo punto recatevi su una di queste belle spiaggie e, a meno che non abbiate niente di meglio da fare, tra una siesta e una nuotatina, dilungatevi in magnifiche passeggiate lungo il bagnasciuga dove, più o meno a seconda delle maree, dovreste incontrare delle bellissime gemme luminose (come quelle delle foto quì sotto).

.

Sono piccole conchiglie madreperlate di diversi colori e sfumature (viola, giallo, arancio, bianco...) di cui, nonostante alcune timide ricerche in rete, non sono ancora riuscito ad individuare il nome della categoria d'appartenenza. Raccoglietene più che potete poichè, per quello che dovrete fare, ve ne serviranno un bel po'. Lavatele bene e lasciatele asciugare. C'è da dire che queste conchiglie il meglio di sè lo danno quando sono bagnate perchè i loro colori così vivi sprigionano tutta la loro lucentezza, e per questo, una volta asciutte, perdono un poco del loro impatto visivo. Ma non preoccupiamoci troppo: essendo molto sottili, le conchiglie a contatto con la luce che punteremo loro addosso riacquisteranno molto in brillantezza. Se non avete la possibilità di realizzare l'opera in loco caricate le vostre belle conchiglie in camper, in macchina o in aereo e una volta tornati potrete dare il via ai punti successivi che vi porteranno alla realizzazzione della vostra installazzione.
.
Ora dovrete procurarvi un tavolo, ma non uno qualsiasi: deve essere uno di quelli con il piano a rete (tuttavia più piccoli sono i fori meglio è) perchè deve permettere alla luce di passare da sotto. Non avete un tavolo così? Dovrete comprarne uno! ( Del resto lo sapevate che le installazzioni non sono una cosa per tutti). Migliore è il design del tavolo migliore sarà il risultato finale.

Prendete le conchiglie e accostatele una all'altra sopra il piano del tavolo (quello con i fori) cercando di alternarne i colori fino ad ottenere un mosaico e un letto serrato. Dovete arrivate a ricoprire tutto il volume, tutta la superficie superiore del tavolo stesso. A questo punto il lavoro con le conchiglie termina qui. Ora entra in gioco la luce.

Il passo successivo è il più semplice, perchè si tratta solo di procurarsi una lampadina collegata a un filo, più o meno lungo a seconda delle esigenze, che piazzerete e fermerete sotto il vostro tavolo puntando la luce in direzione della pancia delle conchiglie sopra appoggiate (ma potete attuare delle variazioni giocando con la luce e cambiando la posizione della lampadina). Anche in questo caso, come per il tavolo, migliore sarà il design della vostra oggettistica (in questo caso la lampadina e il filo) migliori saranno i risultati estetici. Se volete potete anche aggiungere delle piccole luci a intermittenza con i colori che vi piacciono di più (come quelle che si usano per gli alberi di Natale) e piazzarle bene sopra il letto di conchiglie facendo però attenzione a non spostarle. La ciliegina sulla torta, per finire, sarebbe un bel cristallo fatto su misura da apoggiare sopra il piano perchè, oltre a svolgere una funzione estetica vi darebbe la possibilità di dare una stabilità all'opera. A questo punto il gioco è fatto. Non vi resta altro che aspettare il buio e accendere la luce:

10-9-8-7-6-5-4-3-2-1-0, contatto!


Video solo dimostrativo
(pessima la qualità tecnica e visiva)




Le foto









.

.

.

.

.

.

martedì 25 novembre 2008