Nata a Buenos Aires nel 1978 Soema Montenegro è una magnifica cantante, multistrumentista e compositrice argentina (ma anche scrittrice, guaritrice e, come afferma qualcuno, ottima cuoca). Una poetessa surrealista e sciamanica. "Passionaria" (Acqua Records; Western Vinyl, 2011), che non esito a definire uno dei dischi più belli e riusciti tra quelli ascoltati quest'anno [Borguez ce lo offre, e noi lo ringraziamo per questo], è la sua seconda prova dopo ''Uno Una Uno'' (Noseo Records, 2008) l'esordio di tre anni fa. Una raccolta di canzoni libere e sperimentali, con la voce di Soema che si lancia liberamente nell'aria, e gli strumenti che la seguono e la guidano. A differenza del primo lavoro, più introspettivo e focalizzatto su canzoni di chitarra e voce, nel nuovo disco la giovane artista di Haedo ha voluto lasciare più spazio alle strumentazioni e ai timbri, prestando al solito molta attenzione al ruolo giocato dall'improvvisazione, uno degli assi portanti della sua opera. Il disco si apre con un brano interpretato a cappella da Soema, ''Leyenda del Cururu'', che introduce le altre 11 composizioni nelle quali la cantante si fa invece coadiuvare da una confraternita di notevoli musicisti/interpreti come il trio 1000 Hongos (bombardino, batteria, percussioni e sassofono), Mariano Borghi (contrabbasso), Carli Aristide (roncoco e chitarra elettrica), José Plaza (tuba), Javier Schirmo (piano), Barbara Zabala (violino) e Nancy Richter (violoncello), capaci di dar vita ad orchestrazioni che si muovono con disinvoltura attraverso molteplici linguaggi musicali, che trovano eco tanto nella musica contemporanea e sperimentale quanto nel carnevalito, nella copla norteña, nel fado, nella milonga, nel valzer, nel tropicaliasmo, nel cabaret, nel jazz ecc. Le diverse tessiture musicali, permettono che la voce di Soema si ramifichi plastica in vibrati, dissonanze e brusche virate verso differenti tonalità e coloriture; uno strumento aggiunto capace di intrecciare senza strappi le tecniche della musica academica con gli ammiccamenti della tradizione popolare (suoni gutturali e gemiti), il passato ancestrale con il futuro, sempre facendo perno sul suono delle parole e dei silenzi. La sua voce racconta, narra, trasmette.. poi torna a tacere o si infila in atmosfere spesso cupe, spettrali, drammatiche, misteriose ("Invocación a la Passionaria", "El Camalote" "Molecularmente" ...), a volte appena più festose (la sagra della magnifica "Flores del desierto" ) o rincorrendo sonorità che dipingono paesaggi del folclore latinoamericano e di città portuali, amalgamando poesia, sensazioni e suoni.
Ma il disco possiede un altro ingranaggio essenziale: la produzione di Juan Ignaco Serrano detto Juanito el Cantor (che però in ''Passionaria'' suona la chitarra) e del multistrumentista Jorge Sottile, che oltre ad essere il di lei compagno di vita, con Soema forma la colonna vertebrale del progetto. Ricco di sfumature e di soluzioni timbriche, ''Passionaria'' inaugura uno stile che ha pochi eguali nell'ambito delle voci sudamericane oggigiorno. Deve essersene accorto anche il regista Vincent Moon, visto che ha scelto proprio l'artista argentina (''Soema è la mia cantante favorita in tutto il mondo'') come soggetto per un documentario (sotto la prima parte) con il quale il cineasta francese ha chiuso di recente il suo ciclo di Take Away Shows favorendo a Soema Montenegro la possibilità di farsi conoscere anche fuori dai confini nazionali e di esibirsi in posti così dissimili come l'istituto Cervantes di Casablanca, il Petit Bain di Pargi o la Cave Citadelle di Zurigo.
C'è una vibrazione che si avvicina, che risuona, una musica che ci salta all'orecchio quando il silenzio ci contempla, l'immensità di tutto il suo oceano ci riempie, e la vertigine di essere, senza giudizi e ragionamenti, poco a poco, minuto a minuto, ci guarisce, solo è..