domenica 11 marzo 2012

Adieu Moebius!

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Jean Giraud (Nogent-Sur-Marne, 8 Maggio 1938; Parigi, 10 marzo 2012), altrimenti noto con lo pseudonimo di Gir, tra i disegnatori e sceneggiatori di fumetti più noti e geniali, si è spento ieri all'età di 73 anni. Autore versatile e poliedrico ha raccontato con il suo stile sin dal 1963 l'epopea western di Blueberry, uno dei personaggi più amati oltralpe, per poi reinventare nella seconda metà degli anni Settanta, con il suo moniker più celebre, Moebius, gli stilemi del genere fantastico. E' stao tra i fondatori della mitica rivista Métal Hurlant, da cui hanno preso vita visioni e grafiche che avrebbero influenzato le generazioni a venire del fumetto internazionale. C'è una frase, scritta da Moebius in un editoriale di Métal Hurlant del 1975 che è un celebre manifesto di questa nuova rivoluzione del fumetto: ''Non c'è alcuna ragione perchè una storia sia come una casa con una porta per entrare, delle finestre per guardare, gli alberi e il giardino per il fumo. Si può benissimo immaginare una storia a forma d'elefante, di campo di grano o di fiammella di cerino...''. E ancora: ''Mi sono reso conto che, al di là delle apparenze, il mio spirito funzionava con una coerenza molto particolare. Ho imparato a dar fiducia a quella parte di me con cui non ho un vero e proprio accesso, ma che organizza le cose in modo magico''. Questo riferimento alla magia è attinente con la passione di Moebius verso il mondo di Carlos Castaneda, lo scrittore messicano che nei suoi libri è allievo dello stregone Don Juan, sotto la guida del quale riesce a entrare nell'universo non visibile che è al contempo dentro e fuori di noi. Moebius è stato molte volte e per lungo tempo in Messico e non ha mai nascosto di aver fatto uso di droghe (''La marijuana ha in parte condizionato la mia attività creativa, sconvolgendo la mia percezione del mondo''). Il suo incontro con il regista Alejandro Jodorowsky è fondamentale per consolidare un approccio mistico e sottile al disegno, al racconto e all'interpretazione del reale in genere. Jodorowsky gli propone di disegnare le scenografie per un suo film tratto dal romanzo Dune di Frank Herbert. Il progetto fallisce, ma tra i due inizia una fruttuosa collaborazione che sfocia, nel 1980, nella saga dell'Incal Noir, pubblicata con successo anche in Italia. Sempre in quegli anni (e più precisamente fra il 1976 e il 1979) Moebius presenta alcuni dei suoi capolavori: Il Garage Ermetico, Arzach, The Long Tomorrow, Gli Occhi Del Gatto, Major Fatal. Dotato di un talento grafico straordinario e di un approccio personalissimo, dal suo primo scarabocchio ai western, dalle tavole satiriche in bianco e nero per ''Hara-Kiri'' ai trionfi policromi di Métal Hurlant, dalle pubblicità per scarpe e automobili ai disegni animati, dalle tante collaborazioni cinematografiche alle illustrazioni per le Ballate di François Villon o per L'alchimista di Paulo Coelho, dai progetti di Internal Transfer e Starwatcher alle collaborazioni con Jiro Taniguchi e chissà cos'altro, Moebius sarà sempre ricordato come un vero guru del fumetto. 
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SALITA AL VULCANO
di  Cristina Taverna
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Indossando una camicia arancione, calzoni corti blu, robuste scarpe sportive, calzini di cotone, un piccolo zaino sulla schiena, Jean Giraud iniziava la salita allo Stromboli. Proprio una settimana prima c'era stata una forte eruzione. Non se ne verificavano da anni di così violente. Jean Aveva dunque deciso di salire ai crateri; d'altra parte le guide continuavano a farlo dicendo che il tappo che si era formato negli ultimi anni era saltato e non c'era più alcun pericolo. Jean era in compagnia di alcuni amici italiani. Zazà, la guida, aveva dato a tutti una canna di bambù, fatto alcune raccomandazioni e verificato che avessimo un maglione, acqua, torcia e qualcosa da mangiare. Il sentiero saliva, nella prima parte, a tornanti tra canne e ginestre. Ad uno degli ultimi tornanti apparve la sciara, la via della lava. La bellezza dell'isola si mostrava in tutto il suo contrasto di languori e durezze. Tra le ultime ginestre, ormai sofferenti per la vicinanza del fuoco, la sciara svelava la ripida discesa al mare. Eravamo spaesati, perduti, la sciara morta impressiona, viva spaventa. Unico rumore, nei momenti di calma, quello di qualche sasso espulso dai crateri che rotolava verso il mare. Che cosa pensava Moebius? Che cosa vedeva? Intanto continuavamo la salita, confortati dagli spicchi di limone offerti dalla guida, sudando, ansimando, dicendo forse troppe cose. Diversamente da noi, Jean taceva e continuava a salire leggero. Arrivati finalmente alla cima, ci raccogliemmo a guardare il generoso spettacolo delle eruzioni. Oramai nel buio, le esplosioni svelavano i misteri della terra. Eravamo emozionati, smarriti, spaventati. Finalmente tutti in silenzio, restammo a lungo ipnotizzati dai bagliori e dai rumori, dalla potenza del vulcano. Solo Jean appariva tranquillo, a suo agio. Più tardi, per la discesa, la guida ci diede una mascherina bianca di protezione. Scendevamo rimbalzando nella sabbia, respirandola. A destra intuivamo il vuoto, profondo come il nulla, fortunatamente nascosto dal buio. Brillavano solo le torce e le stelle. E i nostri occhi, che in quel momento erano simili a quelli di Jean, avevano la stessa luce. Che cosa pensava Moebius? Che cosa vedeva? Moebius vedeva ciò che vede tutti i giorni, perchè vive nel cielo con i pianeti e le stelle. Jean aveva appena ritrovato il suo altro mondo. (tratto da Moebius-Infinito; Fondazione Querini Stampalia - Venezia; 7 Febbraio - 29 Marzo 1998)
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Chissà chi avrà scritto il racconto più bello della nostra storia. Non conosceremo mai le opere della remota antichità. I racconti di quel periodo erano barbari, vibranti, liberi, hanno attraversato i secoli, da prima che cani e gatti, buoi e maiali fossero addomesticati. Esistono ancora esseri umani che vivono una vita barbara e selvaggia, ma il loro numero diminuisce giorno dopo giorno. Peggio ancora, quando nascono dei bei racconti, gli uomini li rovinano tagliando , mutando, aggiungendo, e in breve tempo li dimenticano. Sono pochi quelli che si accorgono che così facendo le storie scompaiono. Le storie sono inesauribili, come i pesci nel mare, come gli uccelli del cielo, dicono. Però noi oggi, in realtà, sappiamo che l'inesauribile non esiste. Per lo meno per quanto riguarda i pesci e gli uccelli. Per fortuna, come nella preistoria, esiste un luogo magico in cui i racconti possono nascere e crescere in assoluta libertà: il mondo dei sogni. Un luogo inviolabile strenuamente protetto da una muraglia di sonno e da guardiani di ricordi. Quì, dai miei sogni, nascono le mie storie.
(Moebius)
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