Ai navigatori del rock underground degli anni Sessanta, Captain Beefheart apparve come un fantasma, carico di misteri. Coniugava il crudo blues di Howlin' Wolf con i celesti ghosts di Albert Ayler, sposava la sfrontata curiosità del nuovo rock californiano d'avanguardia con la bizzarria di Frank Zappa. Non bastasse la musica, era anche poeta lunatico e surreale. Diventò un mito, e tale è rimasto negli anni, e tale rimmarrà nei prossimi. La sua eretica arte è e sarà venerata da un'infinità di musicisti, non ultimi molti dei protagonisti di un certo ispido rock moderno. Di Beefheart non esistono molti segreti discografici. La produzione è nota e per la maggior parte rintracciabile anche in cd, con punte favolose in quelli sul finire degli anni Sessanta. Scompare uno dei grandi, dei grandissimi. Grazie capitano!
Grazie di tutto, Don :(
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