domenica 12 dicembre 2010

Sciamanesimo elettronico



Se siete tra quelli che credono che una session in discoteca dovrebbe aspirare ad essere vissuta e sentita più come viaggio e/o esperienza che come semplice motore di ballo, fareste bene a non perdervi le narrazioni mattutine di Shackleton nella Room 1 del Fabric. Un viaggio di ottanta minuti, musica densa che scivola in spirali oscure e a volte asfissianti. Atmosfere cupe, disorientanti ed eleganti al tempo stesso. Tamburi tribali in un crescendo di intensità come in una invocazione lovecraftiana. Sogno e incubo. Drones e voci sinistre che si trasformano in cantici e aperture melodiche. Il sapore della delicatezza in grado di resiste alle ritorsioni, malgrado tutto. Dubstep? Minimal? Techno? Trance? O una bizzarra fusione di tutti questi elementi? Poco importa: ''Fabric 55'' (Fabric, 2010) si propone come una delle più incredibili esperienze sensoriali dell’ anno in ambito (non solo) elettronico. La tracklist è costruita esclusivamente con materiali propri, vecchi e nuovi - precedentemente editi su Skull Disco e Hotflush - ma, stando alle parole dello stesso dj anche ''canzoni che non vedranno mai la luce in una forma diversa rispetto a questa e altre per cui più che di canzoni si dovrebbe parlare di parti che coincidono ed emergono tra i temi ..'' Sono ottanta minuti magici, visionari, cosparsi di spezie (dall'Africa, al Medioriente fino in India) dai tratti quasi mistici, religiosi, sorta di sciamanesimo elettronico in costante trip. Chiudete gli occhi e immergetevi negli strati di suoni percettibili e impercettibili, descrivibili e indescrivibili. E quando un senso di asfissia inizierà ad alleggiare ecco giungere il tichettio inaspettato: riprendete fiato. Il viaggio ricomincia, l’eperienza sensoriale anche.

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