Your Light Like White Lightning, Your Light Like A Laser Beam è il fantastico debutto sulla lunga durata per Extra Classic, combo californiano costituito da musicisti fuoriusciti da alcuni gruppi della galassia indie-pop della Bay Area (The Donkeys, Fruit Bats,Papercuts e The Anniversary) che danno vita a questo particolare e inedito progetto lanciato dal proprietario della Manimal Vinyl, Paul Beahan, che attraverso un equipaggiamento rigorosamente sessanta/settanta e prestando fede all’estetica vintage dei grandi producer giamaicani, ci propone una credibile riedizione di reggae roots e esteca occidentale. Una giungla di suoni stimolante in cui, oltre a rigogliosi ritmi in levare (le solite camere d'eco dub alla Lee Perry), confluiscono echi west coast (sunshine pop californiano, corredo hippy) chitarre pseudo funkadeliche e richiami al soul della Motown. E po c'è il cantato della tastierista Adrianne “Dri” Verhoeven che, soprattutto laddove la sezione ritmica si fà un po' più vigorosa, non può non richiamare alla memoria alcune band post punk della Londra di fine anni Settanta (si pensi ad esempio alle Slits). Ciò che però sorprende di questo lavoro è il modo in cui tutto convive e si combina in un unicum di gran classe, dovuto tanto a una certa perizia produttiva quanto alla capacità del gruppo di metabolizzare i suoni e farli propri, restituendoci un risultato non solo estremamente originale, ma anche assolutamente godile.
domenica 22 gennaio 2012
Extra Reggae
Your Light Like White Lightning, Your Light Like A Laser Beam è il fantastico debutto sulla lunga durata per Extra Classic, combo californiano costituito da musicisti fuoriusciti da alcuni gruppi della galassia indie-pop della Bay Area (The Donkeys, Fruit Bats,Papercuts e The Anniversary) che danno vita a questo particolare e inedito progetto lanciato dal proprietario della Manimal Vinyl, Paul Beahan, che attraverso un equipaggiamento rigorosamente sessanta/settanta e prestando fede all’estetica vintage dei grandi producer giamaicani, ci propone una credibile riedizione di reggae roots e esteca occidentale. Una giungla di suoni stimolante in cui, oltre a rigogliosi ritmi in levare (le solite camere d'eco dub alla Lee Perry), confluiscono echi west coast (sunshine pop californiano, corredo hippy) chitarre pseudo funkadeliche e richiami al soul della Motown. E po c'è il cantato della tastierista Adrianne “Dri” Verhoeven che, soprattutto laddove la sezione ritmica si fà un po' più vigorosa, non può non richiamare alla memoria alcune band post punk della Londra di fine anni Settanta (si pensi ad esempio alle Slits). Ciò che però sorprende di questo lavoro è il modo in cui tutto convive e si combina in un unicum di gran classe, dovuto tanto a una certa perizia produttiva quanto alla capacità del gruppo di metabolizzare i suoni e farli propri, restituendoci un risultato non solo estremamente originale, ma anche assolutamente godile.
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