sabato 13 marzo 2010

Barack Obama vs. Marvin Gaye




Questa l'ho incontrata casualmete cercando altro in google immagini e mi ha strappato un sorriso, ma soprattutto mi ha suggerito l'occasione di occuparmi di uno dei dischi più belli e intensi della storia della black music, e non solo. Per quanto riguarda il download proposto, spero proprio che nessuno di voi lo debba usare, perchè in caso contrario dovrei dedurre che non abbiate mai comprato o ospitato tra i vostri scaffali questa meraviglia, e solo per questo potreste finire all'inferno. Provocazioni a parte: desert island, of course!
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MARVIN GAYE
What's Going On'' (Tamla Motown, 1971)
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Download
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Era un artista Marvin Gaye, uno dei più inquietanti e geniali della musica black. Un artista vero, di quelli che hanno un rapporto totale col mondo, e che del mondo non vorrebbero sfuggire nemmeno la più piccola emozione. Un'anima divisa in due. Un angelo-demonio intrappolato in una forma umana, troppo umana. Se straordinario era il talento del cantante (tanto da oscurare persino quello dell'autore - e stiamo parlando di brani come ''Inner City Blues'', ''Let's Get It On'', ''Sexual Healing'' e via dicendo), vitale e multiforme fu l'attività dell'uomo, innamorato della pittura, avido di esperienze, credente e peccatore insieme. Cresciuto con un'educazione rigidissima impostagli dal padre, predicatore di una piccola setta che coniugava giudaismo ortodosso e fondamentalismo cristiano, il giovane Marvin sviluppò nell'arco della sua intera vita una tensione irrisolta tra sessualità e ascesi, carne e spirito, che si sarebbe riflessa anche nell'arte. Soprattutto il nome di Marvin Gaye rimane, a futura memoria, come quello di uno dei personaggi più rappresentativi (se non adirittura il più rappresentativo) della scuola di talenti targata Motown Records, l'artista che ha saputo portare passione morale e consapevolezza sociale nella più sofisticata catena di montaggio di successi musicali che la storia della musica soul ricordi, a molti dei quali, peraltro, il giovane Gaye aveva contribuito in prima persona. Nel 1970 però succederà qualcosa che lo segnerà per sempre: Tammi Terrell, la sua amatissima partner artistica muore per cancro. Già qualche anno prima, in un principio di malattia, gli era crollata tra le braccia durante uno show.
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Marvin, ancora preda dei suoi demoni, cercò disperatamente una via di fuga, una catarsi musicale capace di distoglierlo anche solo per un attimo da tanto dolore. Sarà Obie Benson dei Four Tops a donargli la bozza di ''What's Goin' On'', ma saranno la sua anima inquieta e il suo talento divino a creare quello che per Smokey Robinson resta il disco più bello e intenso della storia della musica pop. ''What's Goin' On'' è un concept album dalla forte impronta sociale. Qualcosa di assolutamente inaudito nell'universo Motown, ma in qualche misura inedito anche nella tradizione musicale nera, propensa a costruire un album più come summa di singoli che non come opera unica. Gaye ha insegnato al suono della giovane America, fino ad allora confinato tra cuori, amori e precoci febbri del sabato sera, a guardarsi intorno e a parlare di guerra, malessere, inquinamento e Vietnam. Si, perchè il disco prende a pretesto gli amari racconti del fratello Frankie di ritorno dal Vietnam e immagina una riflessione spirituale sul senso della vita, sulla follia della guerra, sullo sfruttamento ambientale, su perdita d'amore e speranza. Un disco che il fondatore della Motown, Berry Gordy (peraltro cognato di Gaye) si rifiuterà di pubblicare perchè non conforme ai suoi standard. Ma i tempi stavano cambiando in fretta e il nuovo vento ormai bussava anche alle porte della Motown. Alla fine prevarrà l'ostinazione di Marvin, facilitato del resto dal traino dei singoli estratti (''What's Goin'On'', ''Mercy, Mercy Me'' e ''Inner City Blues''), tutti finiti come l'album ai vertici delle classifiche r&b e pop. Dopo ''What's Going On'' nulla sarà più come prima, neanche per lui. Arriveranno altri successi certo, ma Marvin cadrà progressivamente in una profonda crisi depressiva che avrebbe prosciugato la sua ispirazione e lo avrebbe poi reso totalmente schiavo della cocaina. Scappò dal suo mondo, si rifugiò prima alle Hawaii, poi a Londra e in Belgio. Poi quel 1° aprile del 1984, che sembrava una Domenica come tutte le altre. Marvin avrebbe compiuto il suo quarantacinquesimo compleanno proprio il giorno dopo, ma sarebbe stata proprio la mano del padre a spegnere per sempre, con un colpo di pistola, quell'anima tormentata. In una visione da bambino, Marvin sognò che un giorno avrebbe sollevato le moltitudini con il solo suono della sua voce. Fece molto di più: trasformò un'esistenza segnata dal dolore in un'opera di accecante bellezza.
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