lunedì 15 marzo 2010

Around The World

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TOUMANI DIABATE
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La kora è uno strumento povero ma molto sofisticato. Un lungo bastone infilato in una grande zucca regge ben 21 corde che emettono il suono angelico di una cetra o di un arpa. Toumani Diabaté della kora è il prodigio incontrastato. Figlio d'arte (il padre, Sidiki Diabate, lo chiamavano ''il re della kora''), classe 1965, Toumani è uno dei maggiori talenti musicali di tutta l'africa. Nel 1987 il suo esordio internazionale contribuì non poco a diffondere la conoscenza del suo strumento nel mondo. Improvvisatore instancabile, innovatore tecnico sottile ma rivoluzionario, capace di arricchire all'infinito il patrimonio secolare dei griot attraverso un acume jazzistico di grana finissima, Diabaté assimila la modernità senza rompere con la tradizione, sul filo di un equilibrio che non ha mai rinunciato a misurarsi con il resto del mondo.
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Dopo i primi due splendidi (seminali) lavori a suo nome, ''Kaira'' (Hannibal, 1988 - disco per sola kora, allo stesso modo del più recente capolavoro ''Mande Variation'' ) e ''Djelika'' (Hannibal, 1995 - supportato dai grandi Keletigui Diabate e Basekou Kouyate) è stato coinvolto nel proggetto Songhai insieme a Danny Thompson e agli andalusi Ketama (come vedremo sotto), un vero exploit sul mercato della world music.
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In coppia con l'amico d'infanzia (nonchè lontano cugino) e vicino di casa Ballake Sissoko, invece, ha inciso nel 1999 ''New Ancient Strings - Nouvelles Cordes Anciennes '' un brillante remake (tra i marmi del palazzo dei congressi della capitale Bamako in una registrazione digitale senza alcuna aggiunta vocale o d'altro) del classico realizzato trent'anni prima dai rispettivi padri che nel 1970 erano stati due dei quattro protagonisti (gli altri erano Batourou Sekou Kouyate e N'Fa Diabate) di ''Cordes Anciennes'', il primo disco puramente strumentale di musica per kora, registrazione assurta a simbolo dell'identità maliana e divenuto una sorta di inno nazionale di un popolo nato sulle ceneri di un glorioso impero. Se può interessare il disco è stato ripreso nel 2002 nel Cd ''Mali: Cordes Anciennes'' (''Musique du Monde'', Buda Records). Di quell'album Toumani e Ballake hanno ripreso alcuni brani, offrendo così tra l'altro la possibilità di operare un confronto diretto tra un approcio strettamente tradizionale e l'evoluzione più contemporanea dell'uso dello strumento.
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Poi con ''Kulanjan'' (Hannibal, 1999) arrivò il curioso e accattivante incontro con Taj Mahal (in qualche modo habitué della musica maliana, visto che aveva già incontrato discograficamente Ali Farka Toure), sigillato nel suono di un settetto tradizionale che è stato trasferito per l'occasione da Bamako a Athens (Georgia), tanto per stabilire un contatto più tangibile tra il blues e la musica delle antiche corti malinkè (insomma gli stessi discorsi poi ripresi da Scorsese nel bellissimo documentario ''Mali Blues'').
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E poi l'altrettanto curiosa nonchè sorprendente collaborazione con il sessantasettenne (all'epoca) trombonista americano Roswell Rudd, nome di punta da anni dell’avanguardia jazzistica internazionaale (spesso collaboratore di musicisti come Archie Shepp , Charlie Haden, Lee Koniz...) sfociata nell'esotico ''Mali Cool'' (Universal, 2002). Con questo lavoro Rudd ha colto l’occasione, fornitagli dal suo produttore Verna Gillis, di omaggiare la musica africana e quella del Mali in particolare. Per far questo ha diviso il lavoro con Toumani Diabate che con la sua kora ha saputo creare atmosfere di delicata magia, affiancato da un gruppetto di altri musicisti africani.
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Registrato a Bamako ''Mali Cool'' si basa su composizioni originali scritte da Rudd (''Bamako'', ''For Touman'', il brano che dà il titolo al disco) e in qualche caso dallo stesso Dibaté. ''Bamako'' in particolare, il brano che apre il lavoro (e anche il mio preferito) è una autentico capolavoro di contaminazione musicale per niente facile da immaginare, fra strumenti come trombone, kora, balophone (sorta di xilofono africano) e djembè ( tamburo ormai famoso anche nel mondo occindentae ).
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Nel 2004 arriva il contratto con la World Circuit e l'acclamata collaborazione con Ali Farka Toure che porta alla realizzazzione di un capolavoro eterno come ''In The Heart Of The Moon'' e successivamente dell’album forse più ambizioso di tutta la sua prestigiosa discografia: ''Boulevard De L'independence'' (World Circuit, 2006). Siamo di fronte ad una vera e propria orchestra, che riunisce alcuni dei migliori musicisti e cantanti del Mali. Basti dire che vi suonano quattro sabar nel più puro stile wolof, un djembé, un doundoun, un tama e una batteria, per un totale di ben otto percussionisti, ai quali si aggiungono, oltre alla kora, due chitarre elettriche, un basso, una tastiera, uno n’goni, un balafon e oltre sei cantanti. Si tratta di disco realmente orchestrale, in cui il virtuosismo di Toumani è diluito dall’imponente fronte sonoro globale, all'insegna della fusione tra tradizione e modernità.
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''Boulevard De L’Indipendence'' riunisce, infatti le due anime principali della straordinaria personalità musicale di Toumani, il virtuoso tradizionalista e l’inquieto e curioso innovatore, in una salutare orgia di ritmo spesso dai forti sapori caraibici e afro-cubani. Il lavoro è stato registrato nel corso di una serie di sedute notturne all’Hotel Mandè di Bamako. La mescolanza delle voci maschili e femminili dei cori aggiunge al tutto un particolare tratto distintivo, come del resto anche gli archi, registrati a Londra sotto la direzione dello stesso Diabatè. Con gli ottoni guidati dalla leggenda del funk Pee Wee Ellis ad infondere un’ulteriore coloritura jazz-soul swing.
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Il sodalizio tra la World Circuit e il fuoriclasse maliano porterà ad altri, più recenti capolavori, dei quali abbiamo già ampliamente riferito in qualche post precedente, come il già citato ''In the Heart of the Moon'', o l'altra collaborazione ai vertici della musica maliana cioè la recentissima pubblicazione (alla quale pultroppo non si potrà più dare un seguito) ''Ali & Toumani'', senza dimenticarci l'altrettanto stupefacente lavoro solista per sola kora ''Mandé Varations''(2008), uno dei vertici musicali del decennio. Tempo fa ho letto che esistono numerose leggende sul conto della kora e delle sue origini. Tutte rimandano a patti con il diavolo, o quasi. Sembra che emettendo brevi gemiti melodici il suonatore possa allontanare eventuali spiriti maligni. Beh, se proprio vogliamo metterla su questo piano, allora devo proprio dedurre che Toumani Diabaté è il mio esorcista preferito.
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Toumani Diabaté: discografia
•1988 - Kaira - Hannibal
•1988 - Songhai (con i Ketama e Danny Thompson) - Hannibal
•1994 - Songhai 2 (con i Ketama e Danny Thompson) -Hannibal
•1995 - Djelika - Hannibal/Rykodisc
•1999 - New Ancient Strings (Con Ballake Sissoko) Hannibal/Rykodisc
•1999 - Kulanjan (con Taj Mahal) - Hannibal/Rykodisc
•2001 - Jarabi: the Best of Toumani Diabate - Hannibal
•2005 - In the Heart of the Moon (con Ali Farka Touré) - World Circuit
•2006 - Boulevard de l'Independance
.............(con la Symmetric Orchestra) - World Circuit
•2008 - The Mandé Variations - World Circuit
•2010 - Ali and Toumani (con Ali Farka Touré) - World Circuit

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SONGHAI
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In realtà l'intenzione iniziale, almeno per questo post, era quella di occuparmi del progetto Songhai (ma poi mi sono fatto prendere la mano e alla fine ne è uscito un Toumani-story) e dei loro due dischi ai quali sono particolarmente affezzionato per vari motivi, primo tra tutti ovviamente la qualità musicale. Il primo consiglio, se siete frequentatori delle bancarelle dell'usato, è quello di memorizzare le copertine, perchè mi è capitato spesso di trovarmeli tra le mani a prezzi stracciatissimi. La mia copia in vinile del primo Songhai (quello dell'88 con la copertina rossa), acquistato ormai più di 15 anni fa in un negozio di Padova che non esiste più, conserva ancora, sopra il cellophane, l'etichetta con il prezzo; lo pagai 1.500 lire. Giuro! Ok, adesso è tutto gratis, ci sono i downloads, e da un bel po' abbiamo smesso di rubare dal portafoglio della mamma per comprarci i dischi, ma gli originali sono originali, e con pochi spiccioli e tanta, tanta passione per questo mondo ci si può imbattere in autentici gioiellini. Io ho costruito un intera discografia fatta di centinaia e centinaia di dischi africani e sud americani racattati a meno di 5.000 lire in ogni dove.
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Songhai era il nome di un regno dell'Africa occidentale che nel medioevo invase la Spagna. E da quel Songhai prende il nome questo, un ambizioso progetto di contaminazione musicale, nato quasi per caso in una notte londinese dall'incontro tra il famoso gruppo spagnolo di flamenco Ketama e il virtuoso della kora, Toumani Diabaté, appunto. A loro successivamente in sede di registrazione (entrambi gli album sono stati incisi a Madrid), si aggiunge Danny Thompson, bassista d'eccezzione con una lunga carriera alle spalle iniziata negli anni Sessanta, che vanta collaborazioni con John McLaughlin, Pentangle, Elvis Costello, David Sylvian ecc., ma anche cinque lavori a suo nome (alcuni davvero pregevoli ma passati assolutamente inosservati). Lo stile dei Ketama (splendido il loro omonimo album d'esordio - nella prima e migliore formazione -uscito nel 1985, allo stesso modo racattato in cd per pochissime lire), legato alla tradizione flamenco, ma animato da una profonda volontà di rinnovamento, trova in Songhai la sua espressione più originale. Le ballate spagnole, miscelate ai suoni ''alieni'' (soprattutto all'epoca) della kora africana e del basso di Danny Thompson, assumono connotati inaspettati, mentre i traditional africani proposti da Toumani Diabaté (ripeto, stiamo parlando del 1988) acquistano una forza emotiva sconosciuta fino a quel momento. A tutto ciò si aggiunga la partecipazione delle voci del Mory Kante Group, la produzione del grande Joe Boyd e la presenza di almeno un brano con la statura del classico, ''Vente Pa Madrid'' (video sotto) e il gioco è fatto. Imperdibile al pari del sucessivo ''Songhai 2'', dove la magia si ripete, se possibile anche meglio di prima; sono passati sette anni dallo splendido esordio e i musicisti hanno guadagnato in maturità, l'amalgama è pressochè perfetta, gli intrecci impeccabili, la forza dirompente nella sua espressività, la musica sopraffina. Tirando le somme: due lavori francamente imperdibili.
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2 commenti:

  1. Post oserei dire DEFINITIVO sull'immane Toumani. Grazie di cuore :) Tra l'altro il progetto Songhai con i Ketama e quello con Taj Mahal mi erano sfuggiti!

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  2. De nada, es un placer para mi poder compartir la musica que mas me gusta y ademas saber que hay gente que verdaderamente aprecia lo que me mueve a escribir todo esto. Gracias y hasta pronto!

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