lunedì 27 aprile 2009

Pellicole dal sottosuolo: ''Ghost Dog. Il codice dei samurai'' di Jim Jarmush


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A ogni nuova opera di Jim Jarmush, bella o brutta che sia, ho sempre l'impressione che il regista viaggi in solitario, che sia un cane-vagabondo e filosofo, una specie di fantasma del cinema americano tutto (''indipendente'' compreso). Degno rappresentante della Manhattan underground, icona newyorkese di inizio anni Ottanta, ''cineasta rock'' (ha girato videoclips per Talkin Heads, Tow Waits, Neil Young, Big Audio Dynamite ecc. ecc.), è un regista che ci appartiene. Film come Stranger Than Paradise, Down By Law, Dead Man, l'hanno già messo nell'altarino tra coloro che ci hanno reso la vita e il cinema migliori.

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Ghost Dog. Il codice dei samurai è un film splendido: un mélange elegante di cinema burlesco, ironico, di contemplazione urbana, di deriva notturna, d'estetica giapponese, di cultura rap, d'universo mafioso. Non è facile inventarsi l'ennesima storia su un killer della mafia, ma quando ci sono una sceneggiatura valida e un attore fantastico come Forest Whitaker (un grosso bambino nero di 130 chili che si muove per la città invisibile, come se avesse anche lui le ali dei suoi piccoli amici piccioni) tutto diventa possibile. Quando Forrest si muove per la città e scivola tra la gente, la sua presenza è impercettibile: ''non ruba le macchine, le fa sue''. Il suo rapporto con ciò che lo circonda è leggero, rallentato, camuffato, di una grazia irreale. Un animale in via di estinzione, un killer/filosofo, un asceta che vive seguendo alla lettera il codice del samurai, fedele servitore di un uomo a cui alla fine donerà la vita. Anche il suo rapporto con il gelato/gelataio è uno spasso.
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L'uno non capisce quello che dice l'altro, ma si intendono, perchè pensano le stesse cose. L'unico vero (e estremamente innocente) rapporto che lo lega alla realtà è quello con una bambina, e avviene attraverso un libro, a costituire un piccolo, delicato, ma simbolico, episodio di contorno. Come lo sono i piccioni, la barca sul tetto, l'orso, l'uccellino sulla canna del fucile.
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Tutti sembrano vivere in altre dimensioni e per lo più non c'è una comunicazione diretta tra i protagonisti. Nessuno parla la lingua dell'altro. Nessuno capisce la vita dell'altro. Perfino il costruttore della barca parla spagnolo, un'altra lingua. L'incomunicabilità, vinta solo da un gelato o da un libro. Tutto il film è un omaggio al cinema giapponese, da Rashomon (1950) di Kurosawa fino a Koroshi No Rakuin (1967) di Seijun Suzuki, del quale sono presenti scene simili: l'uccello sul fucile, il duello finale, stessa visione filosofica, stessa fragilità esistenziale davanti all'atto di vivere e di dare la morte. C'è inoltre una cosa che lega il Jarmush di quest'opera a David Lynch: il battito rallentato, la lentezza malinconica con la quale la storia si arrotola su se stessa. Ma non mancano l'ironia, il sorriso e la dolcezza. Le caraterizzazioni dei mafiosi sono eccezzionali. Gangster rincoglioniti, a cui piacciono il rap e i cartoni animati, anche loro fuori dal gioco fino al punto da essere riconoscenti al protagonista perchè ''ammazzi come si faceva un tempo, quando eravamo veramente dei gangster''.

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E poi c'è la musica, in particolare il mitico RZA, leader del collettivo rap newyorkese Wu Tang Clan (e definito da Tricky - quello vero - che ha per lui una venerazione totale, ''il Mozart del decennio'' ). E forse il film può anche essere visto come un adattamento visivo della musica e delle idee di RZA. Uno sguardo disincantato su un mondo fatto di samurai, di kung-fu, pulsazioni rap, misticismo soul e melanconia urabana: più o meno, sintetizzando molto, l'hip-hop di RZA. ''Bisogna vedere il mondo alla stregua di un sogno per scrollarci di dosso anche il peggiore degli incubi... per sopravvivere dovremmo considerare di poter morire in ogni momento, perchè la vita è fatta di momenti e la cosa che conta è di comprendere e godere del presente. Alla fine tutto acquista un senso, la fine stessa è importante in tutte le cose...E in fine dei conti ogni cosa succede per una ragione precisa''
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Titolo originale: Ghost Dog. The Way of the Samurai
Regia: Jim Jarmush
Prodzione: U.S.A./Fra/Gb - 1999 - Dramm.
Durata: 116'
Interpreti: Forest Whitaker, John Tormey,Isaach De Bankolé,
Henry Silva, Cliff Gorman, Tricia Vessey, Victor Argo
Scenegiatura: Jim Jarmusch
Fotografia: Robby Muller
Scenografia: Ted Berner
Montaggio: Jay Rabinowitz
Musiche: Rza (Wu-Tang Clan)

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