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Maria Teresa Salgueiro da Amadora (poco a nord di Lisbona), ormai giunta al venticinquesimo anno di attività, è una delle cantanti più note della musica portoghese,
assai prima dell' ondata femminile legata al nuovo fado (Dulces Pontes, Mariza, Misia, Bevinda...).
Teresa lega indissolubilmente la voce, il volto e l'immagine al sestetto Madredeus, uno degli esempi
più importanti, non solo nella penisola lusitana, di canzone d'autore tra arcano e moderno, antico e contemporaneo.
Ma già nel 2000 Teresa inizia ad apparire come ospite negli album di Carlos Nuñez e António Chainho, o duetta dal vivo con Caetano Veloso, quasi a perseguire
una carriera solista che di lì a poco la conduce a registrare ben sei album (tra il 2005 e il 2009),
in una sorta di excursus storico-affettivo all'interno delle molteplici sonorità della sua terra, fino al parziale cambio di pelle del recente O Mistério (Clepsidra, 2012) [yuhuuu!]; 15 melodie di mistica bellezza uscite dalla penna
della stessa cantante lusitana così come buona parte delle musiche del disco.
Per oltre nove mesi Terasa, con l'aiuto del suo nuovo gruppo, sviluppa concetti e spunti che poi cristallizza in forme musicali.
Fin dall’inizio l’idea è quella di una ricerca collettiva, basata su un paesaggio sonoro singolare, la cui costruzione rifletta il contributo di ogni singolo musicista chiamato alla realizzazzione del lavoro: André Filipe Santos (chitarra), Rui Lobato (batteria/percussioni e chitarre), Carisa Marcelino (accordéon) e Óscar Torres (contrabbasso). Deliberatamente cercano l’isolamento che permetta loro di raggiungere uno stato di condivisione e la concentrazione
necessaria per la preparazione del lavoro, fino alle registrazioni, effettuate in
uno studio costruito per l'occasione all'interno di un convento francescano del XVI secolo, con i monti dell' Arrábida (un parco naturale vicino a Setúbal) da una parte e l'orizzonte dell'oceano dall'altra.
Il risultato è una prova dall'indiscutibile fascino, un lavoro raffinato dalle atmosfere estremamente cupe, squarciate e illuminate dalla splendida voce della Salguero che si immerge nei misteri della vita,
nelle sue fragilità e speranze: ''Il disco parla del mistero della vita, di cui non scopriremo mai tutta la vertà, e questa coscenza ci dà la dimensione della nostra fragilità,
ma anche dell'estrema necessità di essere forti per poter sopravvivere alle difficoltà in un mondo che continua ad essere ingiusto. Credo anche nella nostra
forza creativa, nei cambiamenti, nella speranza. A una crisi come opportunità di rinascita''
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