mercoledì 11 novembre 2009

Best Videoclips 2009

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Nel mare di immagini di video musicali viste in questi quasi dodici mesi la fa da padrone Patrick Daughters, uno dei registi più talentuosi in circolazione; ebbene, il 2009 è suo, infilando un trittico di splendore categorico: l'estetica vintage del liturgico ''Two Weeks'' che trasforma i Grizzly Bear in uomini di porcellana dai grandi occhi inquietanti, la cui grazia divina esplode nella letterale pirotecnia del finale; il poeticismo pacifista, la malinconica ironia di ''No One Does It Likes You'' dei Department Of Eagles (progetto parallelo di Dan Rossen degli stessi Grizzly Bear), in collaborazione con l'animatore Marcel Dzama, che ha avuto la sua prima al MoMA di New York, e poi l'incubo dei Depeche Mode di ''Wrong'', tre superlativi minuti di tensione delirante. E' stato pubblicato sul Myspace ufficiale della band anche il video di Hole To Feed, il terzo dopo ''Wrong'' e ''Peace''. La realizzazione dell'insolita clip è stata diretta da Eric Wareheim, estroso regista americano, già autore di video quali 'Youth' dei The Bird and the Bee, "She's Got Me Dancing" dei MGMT e soprattutto ''Pon De Floor'' dei Major Lazer. A proposito dei MGMT: il video di Ray Tintori, alle prese con la lisergia infantile di Kids, è uno vero spasso. A seguire l'animazione passo uno di ''Ready Able'', nuovo singolo fresco fresco (ancora) per i Grizzly Bear, ad opera della giovane pittrice americna Allison Schulnik che da vita alle sue maschere di pagliacci alieni e vagabondi realizatti in plastilina. Un gioiello al pari dell'altro spettacolare stop-motion dell'anno ''Our Talons'' dei Bowerbirds (in realtà il video è uscito sul finire del 2008, ma non ho fatto in tempo a inserirlo nelle playlist dello scorso anno), diretto da Alan Poon, che ha richiesto una mole di lavoro spaventosa per essere completato... A suo modo commovente la semplicità di ''Grapevine Fires'', singolo della band indie rock Death Cab for Cutie, tratto dall’album ''Narrow Stairs'', uscito l’anno scorso. Ad accompagnare la canzone c’è il meraviglioso video opera del duo Walter Robot, al secolo Chris Louie e Bill Barminski. Ad ispirare il video e la canzone sono stati i terribili fuochi che hanno colpito la California nell’estate del 2007. Poetica e visionaria come sempre la musica della bella Marissa Nadler, che ci delizia con i suoi piccoli inferni color pastello e con il video del brano che da anche il titolo al suo ultimo lavoro, ''Little Hells'', appunto, affidato a Si Clark. Particolarmnte eccentrico, invece, il video di ''People Tree'' realizzato da Syd Garon per il progetto N.A.S.A. (North America/South America), nato quest'anno dalla collaborazione fra Squeak E. Clean (Sam Spiegel) e DJ Zegon (Ze Gonzales). L' album (molto buono) è uscito il 17 Febbraio scorso e mette ai microfoni come ospiti una carrellata di nomi di grosso calibro della musica (in prevalenza hip-hop, ma non solo) come Chuck D, George Clinton, Seu Jorge, Spank Rock, RZA, Barbie Hatch, John Frusciante, KRS-One, Ol’ Dirty Bastard, Kool Keith, Ghostface Killah, Kanye West, Tom Waits e molti altri. Nel brano del video in questione non faticherete a riconoscere la voce di David Byrne, presente anche lui come ospite di questo ambizioso progetto. Mi è piaciuto molto anche ''Hidden In The Sand'', creato da Steve Loter (che in Italia conosciamo come l’autore di Kim Possible e Ren & Stimpy), rievoca con estrema freschezza ed un tocco di originalità lo stile dei cartoni animati del primo Novecento, ammiccando in particolare a Steamboat Willie, il corto dove per la prima volta è comparso Topolino. Il video è stato creato per accompagnare la canzone sopra citata, del gruppo indie rock Tally Hall, tratta dal loro album dal suggestivo titolo di ''Marvin’s Marvelous Mechanical Museum''. Altra animazione a suo modo ''esotica'' è quella costruita da Joann Sfar sulle note scanzonate di “Tes Lacets Sont des Fées” per la rock band francese Dionysos, (è già stato presentato in qusto blog un'altro loro video) dove una ballerina ed un suonatore di ukulele non riescono a smettere di suonare e ballare, neppure quando sono minacciati dalla presenza incombente di un’enorme creatura mostruosa. Ecco a voi un altro piccolo capolavoro animato, presentato come la rivisitazione moderna della favola di Cappuccetto Rosso. Si tratta di un lavoro del grafico svedese Tomas Nilsson che per ''Sponsored my Destini'' dei compatrioti Slagsmålsklubben (provade a dirlo se ci riuscite), afferma di aver tratto ispirazione dal video dei norvegesi Röyksopp “Remind Me”, tornati quest'anno con un disco nuovo, ma con risultati abbastanza scadenti, eccezion fatta per il meraviglioso video che accompagna il singolo ''Happy Up Here'' commissionato a Reuben Sutherland, dello studio Joyrider Films, che in questa occasione si è ispirato ad un grande classico del videogame: Space Invaders. Il videoclip, che mostra una partita di Space Invaders prendere vita nel mondo reale, è quasi interamente realizzato in computer grafica. Ispirato dalla grafica dei videogame d’altri tempi a scorrimento orizzontale anche il video di “Love etc.” lo splendido singolo che anticipava ''Yes'', nuovo album di inediti dei Pet Shop Boys uscito il 23 marzo scorso. Per la regia si sono affidati a Han Hoogerbrugge, importante disegnatore e animatore olandese, che lavora con la grafica digitale dal gusto retrò. Il video, infatti, è una sorta di videogame platform a fumetti, con uno stile vintage e molto pop. ''Charlemaine Champagne'' è invece un buon esempio di quello che sono (diventati) i Fiery Furnaces del notevole ''I’m Going Away''. Il video in questo caso è stato affidato a Philip Niemeyer della Double Triple, crew di creativi che si muovono tra visual art, video e packaging creativi. Bellissimo anche il lavoro fatto per la delinquenziale ''Hard Times'' dal videomaker statunitense Ace Norton che ci propone il platinatissimo Patrick Wolf (dell'ottimo ''The Bachelor'') in versione “post-white duke”, immerso in una scenografia al day-glo, geometrica, colorata e glam, quanto basta per ricordare i plastici 80's. Il video più concettuale? Forse ''Learned Lessons'' di Matt and Kim, falso videoverità diretto da Taylor Cohen e Otto Arsenault, il cui finale svela traumaticamente la finzione. Per quanto riguarda il più folle pochi dubbi: ''Suena Brillante'' di Joe Crepusculo. Dietro a questo moniker stravagante si nasconde in reltà Joël Iriarte (classe 1981), artista indipendente catalano poco conosciuto anche in madrepatria (figuriamoci da queste parti), che si è guadagnato la stima di qualche rivista specializzata spagnola in virtù di album come Supercrepus (scarica qui), ''Escuela de Zebra'' (scarica qui) e ''Escuela de Remixes'' (qui) tutti usciti lo scorso anno su licenza Creative Commons e tutti messi gratuitamente a disposizione dallo stesso artista nella sua pagina web ''para libre desfrute''. La sua musica si caratterizza per un uso della voce ''poco trabajada'' (letteralmente, poco lavorata), testi surrealisti e una strumentazione casalinga, il tutto condito in tono decisamente lo-fi. Non fa eccezione il folle video di ''Suena Brillante'', perfetto esempio del mondo in cui si muove il nostro, realizzato dal videomaker Luis Cerveró (autore anche del video, altrettanto spartano e folle, ''Espada de Damocles"). A propisito di folli(e), udite, udite: David Lynch in persona ha regalato una delle sue angosciate animazioni a Moby realizzando il video di ''Shoot In The Back Of The Head'' (neppur il brano è malaccio) , che anticipava l'album ''Wait For Me''. A priori, questa associazzione può sembrare strana, ma Lynch è un entusiasta praticante della meditazione trascendentale, disciplina che Moby pare abbia cominciato a coltivare di recente, permettendo ai due di conoscersi. Qui si può anche vedere un'intervista che il regista ha realizzato con il musicista, e qui una breve improvvisazzione del cineasta alle prese con una steel-guitar... E l'adorato Jaron Albertin? Si guardi l'ipnosi inquietante e incredibile di ''7 minutes'' dei Circlesquare (bellisimo anche il disco) e il commercial per la Diesel: il ragazzo conferma un talento straripante (tutti i video qui). Di talento ne hanno da vendere anche i Flaming Lips, che tornano alle distorsioni nel micidiale, nuovissimo ''Embryonic'', anticipato dal singolo ''I Can Be A Frog'' in cui spicca la presenza di Karen O (Yeah Yeah Yeahs!) che lo tinge di meravigliosa ingenuità, dilettandosi a imitare i versi degli animali citati da Wayne Coyne (il cantante del gruppo), ridendo come un'adolescente attraverso la cornetta di un telefono. L'eccentrico video è opera dello stesso Wayne e di George Salisbury. Il più ingegnoso, è probabilmente quello che accompagna il brano ''We Got Time'' del cantante pop-rock scozzese Moray McLaren (una lagna patetica, un ibrido tra i peggiori Radiohead e i Coldpaly) ad opera di David Wilson dello studio Blinkink, che per realizzarlo ha usato una tecnica che nessuno adopera da almeno cento anni: quella del praxinoscopio. Il praxinoscopio è un dispositivo, considerato l’evoluzione dello zeotropo, che veniva utilizzato alla fine del diciannovesimo secolo per creare l’impressione di immagini in movimento. Il meccanismo dietro a questo dispositivo consisteva nel far ruotare un piatto o un cilindro sul quale veniva disposta una striscia di carta con i disegni da animare, che si sarebbero poi riflessi su una struttura composta di specchi, dando l’idea del movimento. Wilson non solo ha dovuto studiare l’animazione e adattarla al praxinoscopio, ma ha anche dovuto preoccuparsi di sincronizzarla in modo da far corrispondere il numero di fotogrammi al secondo riprodotti dal dispositivo a quello della videocamera. Il videoclip non è stato ritoccato al computer, ma tutte le sequenze sono state create manualmente. Se la tecnica del praxinoscopio vi incuriosisce, dove presento il video troverete anche un interessante dietro le quinte: tanto elaborato e affascinante il video di supporto, quanto bruttino e banalotto il brano. Impossibile non citare, infine, le marionette tragiche di ''Honey Honey'' di Feist: per molti il video premaitissimo di Anthony Seck è il più bello dell'anno (in realta è di fine 2008), io esprimo rispetto e ribadisco il podio: Daughters, Daughters, Daughters.

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