lunedì 20 dicembre 2010

Grazie Capitano!



Ai navigatori del rock underground degli anni Sessanta, Captain Beefheart apparve come un fantasma, carico di misteri. Coniugava il crudo blues di Howlin' Wolf con i celesti ghosts di Albert Ayler, sposava la sfrontata curiosità del nuovo rock californiano d'avanguardia con la bizzarria di Frank Zappa. Non bastasse la musica, era anche poeta lunatico e surreale. Diventò un mito, e tale è rimasto negli anni, e tale rimmarrà nei prossimi. La sua eretica arte è e sarà venerata da un'infinità di musicisti, non ultimi molti dei protagonisti di un certo ispido rock moderno. Di Beefheart non esistono molti segreti discografici. La produzione è nota e per la maggior parte rintracciabile anche in cd, con punte favolose in quelli sul finire degli anni Sessanta. Scompare uno dei grandi, dei grandissimi. Grazie capitano!

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