Petrona Martinez è una delle migliori rappresentanti viventi del folklore afrocolombiano, in particolare del melting-pot culturale della regione di Bolívar nel caribe colombiano. E' considerata la regina del Bullerengue, un ritmo caraìbico (e una danza contadina) di antiche origini africane, che Petrona apprese giovanissima, immersa nel folklore africano della sponda atlantica, ascoltando la nonna e le zie intonare le melodie che accompagnavano le lunghe giornate di duro lavoro contadino, costante nella vita della stessa cantante, per lungo tempo chiamata anche ad occuparsi della madre inferma. Il bullerengue fonda le proprie radici nei canti africani dedicati alla fecondità. La tradizione vuole che il bullerengue colombiano abbia inizio a San Juan e San Pedro quando, dopo che fù preclusa la partecipazione alle feste estive di vedove, donne in cinte (e/o un po' troppo inclini a ''facili divertimenti''), queste decisero di riunirsi semi-clandestinamente nei cortili di amici o parenti dove, al ritmo di tamburi e batti-mani, una di loro improvvisava versi irriverenti o indovinelli piccanti e osceni. Poco a poco altre donne ''nutrivano'' coraggiosamente il gruppo, mentre il ñeque, una bibita alcolica estratta dalla canna da zucchero, ''intonava'' le laringi. Oltre che sull' improvvisazione il bullerengue si basa sull' interpretazione combinata dei concetti di seduzione e fecondità, con la cantante che si muove strofinando il basso ventre e provocando con il petto in un crescendo voluttuoso. Il bullerengue è esclusivo soprattutto della provincia marittima di Bolívar e Córdoba, ma rappresenta allo stesso tempo una straordinaria testimonianza della cultura di origine africana dell'intero Continente. Denominata ''la Regina del bullerengue'', Petrona Martínez è la più fedele testimone della tradizione di questi balli e canti afrocolombiani e, nonostante abbia già passato la settantina, la cantante continua a godere di una stupenda vitalità e si fa accompagnare da un gruppetto di energici percussionisti con i quali si esibisce in vere e proprie cavalcate ritmiche di cumbia, gaita, porro, puya ecc.
Sono comunque passati più di due decenni dalle (prime) tardive registrazioni del 1984 (alle quali arrivò quarantacinquenne) ai primi riconoscimenti internazionali di ''Bonito que canta'' (Suramusic, 2002) che si guadagnò adirittura una nomination ai Grammy latini del 2003 come miglior album di musica folklorica [quì si può recuperare assieme ad altri lavori, e all'ultimissimo ''Las Penas Alegres'' (Baby) uscito sul finire del 2010] . A proposito, si racconta di come Petrona, persona estremamente modesta e molto lontana dalle dinamiche di mercato ricevette la notizia della nomination mentre si stava mangiando un piatto di riso che portò a termine con calma imperturbabile prima di riprendere il suo lavoro quotidiano, solo un poco stupita di quell'improvviso e incontenibile scoppio di allegria da parte delle persone che in quel momento le stavano attorno.
La musica di Petrona riesce ad essere cruda e calda allo stesso tempo. L'assenza di strumenti armonici viene colmata sia dall'imponenza della voce che dalla forza profusa dalle percussioni, e le tematiche del lavoro riflettono chiaramente i suoni della cultura e delle radici del suo popolo. Ogni ''baile cantao'' (''ballo cantato'') che va a comporre i brani della cantante colombiana presenta un suo particolare universo poliritmico, con i tamburi che interagiscono con le maracas, le totumas (grossi frutti che ricordano vagamente le zucche) e, in qualche caso, con la gaita, un flauto di orignine preispanica dall'inconfondibile suono costruito con il cuore del cardón pelón (un cactus). I ritmi di maggior presenza, che assieme al bullerengue contribuiscono ad imporre l'anima africana di questa musica, sono la chalupa, la puya e il fandango.
Per quanto riguarda i testi, Petrona si riferisce soprattutto a situazioni quotidiane e alla sua gente: il duro lavoro dei campi, la semina, l'ambiente circostante, le feste e le celebrazioni rituali ecc, fino ad eventi che la riguardano personalmente. I motivi proposti sono ciclici e possiedono forti matrici ritmiche e percussive che, come è stato ricordato più volte, enfatizzano le componenti rituali di origine africana, grazie anche all'apporto di un coro come elemento di risposta ai versi proposti dalla cantante. Recentemente Petrona si è adoperata per appoggiare i diritti delle lavoratrici, ricordando le sue umili origini contadine e le mani di tante donne marcate da anni e anni dedicati alle coltivazioni. Camicetta bianca e gonna floreale, seduta su una sedia a dondolo, Petrona continua a cantare, come ha sempre fatto, con l'unica differenza che ora prefericse schiarirsi la voce con qualche buona zuppa fatta in casa limitando, per quanto possibile, il consumo di rum o ñeque.
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