Era il 20 Agosto del 1972, Los Angeles. Presso lo stadio Colosseum la sera prima c'era stata una partita di footbaal americano e quindi soltanto il giorno stesso gli organizzatori avevano avuto il tempo di sistemare tutto affinchè un intero festival che si svolgeva nell' arco di 7-8 ore potesse aver luogo. Quel festival fu chiamato Wattstax, una sorta di ''Woodstock nera'' (il primo festival interamente organizzato e gestito da afroamericani), un concerto dove 112.000 persone si riunirono per commemorare la rivolta nera di Watts (1965) e celebrare la nota (e mitica!) etichetta discografica di black-music, Stax Records. Wattstax (di cui venne fatto anche un documentario) fu il ritratto della comunità nera giusto sette anni dopo la rivolta di Watts, reso vibrante dai commenti dei residenti della zona e dalle osservazioni, spesso irriverenti, su cosa significhi essere neri in America.
In questo clima di eccitazione mista alle delusioni per un passato che sarebbe potuto essere ma non fu, i proprietari della citata Stax, in collaborazione con il festival losangelino Watt Summer Festival, decisero di promuovere un'intera giornata, appunto il 20 Agosto, in favore della musica nera, tentando di ricreare la magica atmosfera di Woodstock in un contesto (ambientale, culturale, musicale e politico) del tutto diverso. Seguendo le orme no-profit del leggendario festival hippie del 1969, i biglietti non avrebbero avuto un costo superiore a 1 dollaro, mentre altri 50.000 biglietti sarebbero stati regalati alle classi nere più povere. Quella che si materializzò di fronte al palco nel primo pomeriggio di quella domenica fu una folla di 112.000 persone, a stragrande maggioranza nera, in un clima di festosa e pacifica convivenza. Di fatto, e a ripensarci oggi fa davvero sorridere, non un solo agente di polizia era presente allo stadio quel giorno, e non si verificò alcun incidente.
Reverend Jesse Jackson
Lo show prevedeva un overture dedicata al Reverendo Jesse Jackson, cui seguivano sette ore pressochè ininterrotte di musica, perlopiù di altissimo, se non eccelso, livello. Dal soul corale, debitore del più antico gospel degli Staple Singers al ruvido e possente funk degli incredibili Bar Kays [video in questo post], forti del recente successo del singolo Son of Shaft (qui presente in una dilatatissima e ritmatissima versione che sfiora i dieci minuti); dal blues urbano di Albert King, la cui Killing Floor, che fu di Howlin' Wolf prima e di Jimi Hendrix poi, ne mostra tutta la potenza alla sei corde, al vigoroso soul, fortemente debitore (e come non potrebbe?) di Otis Redding targato Eddie Floyd, qui presente con la celeberrima Knock on Wood, passando per l'incredibile energia e simpatia del mitico Rufus Thomas [2 video in questo post] (che manda letteralmente in visibilio la folla con uno dei suoi classici: Funky Chicken).
The Bar Kays
Rufus Thomas
E poi la maestosa chiusura affidata all'immenso Isaac Hayes [video in questo post] che, con l'assassino incedere del wah wah di Theme from Shaft cattura il pubblico in un groviglio funkadelico da brividi freddi.
Isaac Hayes
''Wattstax fù un esperienza magnifica. La gente venne con i bambini, con il pick-nic nei cestini, e si misero tutti a danzare. Non ci fù la minima violenza, nè il più piccolo problema. Nulla di nulla di quello che ci si sarebbe potuto aspettare da una folla di 112.000 persone'' (Isaac Hayes)
Un box di 3 cd (con incluso il dvd del film-documentario del 1973 di Mel Stuart presentato anche al Torino Film Festival nell' edizione del 2003) è stato pubblicato nel 2007 e contiene una testimonianza preziosa e imprescindibile che cattura un istante musicale irripetibile, oltre a rappresentare una perfetta istantanea di un'epoca di cambiamenti e di profonde rivoluzioni nel tessuto sociale della numerosa comunità afroamericana. Un documento musicale di rara bellezza.
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