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“Il flamenco è un’arte antica e profonda, una sensibilità e un sentimento, patrimonio di cultura millenaria, sopravvissuto miracolosamente negli anni…” Così il flamenco secondo Federico Garcìa Lorca, nel suo Poema del Cante Jondo. Il flamenco nelle sue componenti, canto, musica e danza ha a che fare, dice Lorca, con la sensibilità e il sentimento, con una forma di sentire e di essere. Tutto ciò non è patrimonio esclusivo di un determinato paese, ma esiste negli angoli più nascosti del nostro pianeta e fa sì che esistano pittori, scultori, musicisti, danzatori...in tutto il mondo.Oscure le sue origini (dall'incontro fra tradizione arabo-andalusa e gitana), è certo che questa nobile arte, allegra e solare, malinconica e misteriosa allo stesso tempo, nasce come risultato della magica mescolanza di culture e tradizioni, ma soprattutto come prospettiva esistenziale, come mezzo attraverso il quale esprimere i sentimenti e le emozioni ed esorcizzare il proprio malessere. Il flamenco è un genere per sua stessa natura in continua evoluzione e per questo ha la tendenza ad assorbire generi e tradizioni diverse, caratteristiche del luogo e del momento. Il fatto poi di avere radici culturali comuni a molti popoli, gli conferisce un carattere di universalità comune a pochi altri generi.
Juke-box (compilation flamenco selezionata da Tricky)
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La storia e le influenze in pillole
Senza dubbio le influenze del flamenco sono molto antiche perchè si fondono con la storia delle culture che in ogni epoca attraversarono l’Andalusia.
-La forte influenza orientale a seguito dell’adozione del rituale bizantino da parte della chiesa spagnola (assorbita poi nel tessuto della tradizione popolare) pone le radici del canto flamenco.
-L’eredità araba tra l’VIII ed il XV secolo, in un periodo in cui Al-Andalus, cioè l’Andalusia musulmana, fu crocevia di grandi culture che si confrontarono e dialogarono condividendo conoscenza, cultura e comprensione; quasi ottocento anni in cui musulmani, ebrei e cristiani vissero insieme e durante i quali fiorì una civiltà in cui scienza, poesia, musica e architettura raggiunsero livelli senza eguali. L’espressione musicale araba ha lasciato nel flamenco segni evidenti e riscontrabili nei toni del cante, nella forma del lirismo non solo metrica ma anche tematica e nell’espressione ritmica.
-L’influenza ebraica dei canti sinagogali della comunità sefardita, presente dall’antichità nella penisola iberica.
-Ma è l’arrivo dei Gitani in Andalusia l’evento che più di ogni altro contribuirà alla nascita del Flamenco.
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-Questo popolo, la cui origine indiana è ampiamente dimostrata, giunse nella penisola iberica agli inizi del XV secolo. I Gitani si stabilirono prevalentemente in Andalusia qui trovando, probabilmente, condizioni, attitudini e caratteristiche affini.
-Verso la fine del 1700, in Andalusia, inizia ad emergere ad opera dei gitani una nuova forma di arte, ed è in tale epoca che si può iniziare a parlare di flamenco anche se, all’inizio, con questo vocabolo veniva indicato un modo di essere, un’attitudine nei confronti della vita, più che l’attuale arte che conosciamo.
-Cosa era intervenuto in quel lungo spazio di tempo che aveva contribuito a generare quest’arte? Durante tre secoli si era manifestata nei confronti dei gitani una feroce repressione tendente all’eliminazione di questo popolo, attraverso l’espulsione o l’integrazione totale al fine di cancellarne l’identità. Stessa sorte toccava ad arabi ed ebrei. Si creò così, tra queste tre minoranze emarginate e perseguitate una sorta di solidarietà con un conseguente processo di osmosi culturale.
-A partire dal 1783 i gitani si ritrovarono, teoricamente, in una situazione di legalità giuridica rispetto agli spagnoli. Questa nuova condizione ebbe ruolo determinante nell’apparizione del cante e del baile flamenco perché vide contemporaneamente emergere - nei cortili, nelle taverne, nelle fiere e nelle feste - ad opera dei gitani, un nuovo modo di interpretare il folklore Andaluso.
-Ma effettivamente si inizia a parlare di Flamenco solo nel momento in cui viene utilizzato professionalmente a fini di intrattenimento in locali specializzati chiamati Cafés de cante o Cafés cantantes. Siamo nel 1842.
L'origine della parola e altri approfondimenti storici
L'origine della parola "flamenco" è incerta: per alcuni deriva dalla parola araba Fellahmengu che significa "contadino senza terra"; per altri “Los Flamencos” significa “I Fiamminghi” ovvero coloro che avevano combattuto ai primi del 600 nell’esercito delle Fiandre, ricoprendosi di gloria; altri da Flamencos, ovvero fenicotteri in castigliano, in riferimento ai colori vivacissimi delle loro piume che li accomunano alle tinte sgargianti che indossano i gitani. I gitani raccontano nel flamenco la loro storia, l’odissea di un popolo alternativamente perseguitato e privilegiato. Dopo un primo periodo idilliaco in Spagna, in cui si facevano passare per condottieri cristiani, cominciarono le persecuzioni, le espulsioni e le torture (dovevano abbandonare i loro usi e costumi pena il taglio delle orecchie). Ecco perché nel flamenco sentiamo quei tipici lamenti (ahy… ahy…) così particolari e caratteristici solo di questa musica che la rendono inconfondibile ed allo stesso tempo così affascinante. Risulta difficile non sentirsi coinvolti da melodie che narrano di amori non corrisposti, di famiglie spezzate, di lavori forzati, di anni di reclusione lontano dai propri cari. Per questo forse il flamenco sembra racchiudere in sé una contraddizione inspiegabile, quasi magica: è un’espressione d’élite, solo per pochi (i gitani si considerano i soli depositari di questa arte, che ritengono di aver creato) ma in grado però di catturare l’attenzione, di ipnotizzare qualsiasi pubblico, in qualsiasi parte del mondo.Oltre alla teoria della nascita del flamenco in Andalusia, come "Cante Jondo” (canto grande, profondo), alcuni studiosi ne fanno derivare l’origine dal ben più antico Kathak indiano, una vigorosa danza orientale portata in Spagna dai Gitani attraverso l'Egitto, attorno al 1420. Effettivamente tra le due danze vi sono alcune importanti somiglianze: i piedi danno il ritmo, rappresentano uno strumento di percussione, i passi sono scattanti, mentre le braccia si muovono con eleganza. A differenza del Kathak indiano, nel flamenco si usano scarpe chiodate nella suola e nel tacco e le danzatrici usano sollevare i lembi del costume. Vengono inoltre usati ventaglio e nacchere (non sempre) per amplificare i gesti delle braccia e le mani per "marcare" tempo e controtempo.
Il flamenco ed i payos (= i non gitani)
Se il primo periodo di elaborazione e gestazione del Flamenco è essenzialmente gitano, la seconda tappa, che ha permesso un’estensione considerevole del suo repertorio ed uditorio, è soprattutto paya (cioè non gitana) o andalusa (in generale). Dunque, potremmo sì affermare che la trasmissione di un certo numero di canti e soprattutto di uno stile d’interpretazione e di un modo di vivere il Flamenco in seno ad alcune famiglie gitane è una realtà incontestabile, ma non possiamo però dimenticare il ruolo svolto da artisti geniali come l’italiano Silverio Franconetti (1839-1889), Antonio Chacon (1869-1929), Pepe Marchena e molti altri (tutti non gitani), senza i quali quest’arte minoritaria – all'epoca anche nella sua patria – non avrebbe mai assunto la dimensione universale raggiunta oggi. Il Flamenco oggi, dopo molti anni continua ad esprimersi attraverso cinema, grazie a registi quali Pedro Almodovar e Carlos Saura; musica, con Paco de Lucia, Manolo Sanlucar, Tomatito... ed altri grandi chitarristi e cantaores che hanno varcato da tempo i confini nazionali; nelle rumbe catalane più commerciali di Peret, dei Gipsy Kings e del gruppo Los del Rio che hanno fatto ballare pressochè tutto il mondo. Nella danza flamenca, invece, il più conosciuto all'estero (e in qualche modo il più commerciale) attualmente è senza dubbio Joaquìn Cortès il quale è riuscito - come molti altri meno noti - a creare un connubio tra ritmi e movenze di matrice squisitamente flamenca e altre sonorità e contaminazioni ad esso apparentemente estranee (salsa, jazz, contemporaneo, classico, tip tap, ecc.).
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Camaron De a Isla e Tomatito
I ritmi del flamenco (palos)
Ai non esperti, la musica flamenca può apparire piuttosto simile, dal momento che si basa in realtà su alcune “melodie di base” (che prendono normalmente il nome dalla zona di nascita: Sevillanas di Siviglia, Alegria di Cadice, Buleria di Jerez, Fandango di Huelva, ecc.) che costituiscono un codice di riferimento comune sul quale gli interpreti (chitarristi, cantanti e ballerini) si esprimono liberamente, ma usando tutti uno stesso linguaggio. Queste “melodie di base” o “generi” (= i palos appunto) sono moltissimi (almeno una cinquantina), ognuno con un suo ritmo specifico. Si va dai ritmi semplici (3/4, 4/4 ecc. ) a quelli composti. Su questi ritmi gli artisti improvvisano, con una base comune prestabilita. E' importantissimo dunque che tutti gli interpreti siano in grado di dominare questo codice comune che governa l’esecuzione, basato sul ritmo (compàs) che accorda il battito delle mani (palmas), la sequenza ritmica dei piedi (zapateado), la chitarra (guitarra) e la voce (cante).
La musica zingara
Tutte le musiche professionali degli zingari rivelano differenze in funzione delle abitudini imposte dalle culture musicali autoctone, ma presentano singolari similitudini e una certa aria di famiglia, dovuta al temperamento zingaro dei musicisti, che fa riconoscere immediatamente l’interprete, qualunque strumento o musica suoni. Questa matrice zingara è forse la cosa più difficile da definire. Nella musica strumentale, è una virtuosità diabolica da togliere il fiato, mai meccanica ma sempre animata da un’angoscia esistenziale. Nei movimenti lenti è la melanconia più dolce e più amara, la nostalgia più tenera e più crudele. Nei ''voli'' rapidi è la foga, lo scatenamento dei sensi. Nella musica zingara conta non il suono puro e leccato imposto dall’accademismo dei conservatori, ma l’espressività ad oltranza, un suono troppo umano per essere percepito senza uno sconvolgimento totale dell’essere.
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. Il duende
''Nel flamenco, una voce non deve essere bella, ma fare male: non deve piacere, ma ferire come un pugnale, un grido straziante che sorge dalle viscere e proietta l’ascoltatore nell’estasi sacra del duende. Il duende: potere misterioso che tutto il mondo sente e che nessuna filosofia spiega … un potere e non un modo di fare, una lotta e non un pensiero… non è questione di capacità, ma di stile vivente, di una vecchissima cultura, creazione in atto… non è nella gola, sale all’interno a cominciare dalla pianta dei piedi. Il duende ha il potere di far trionfare la materia più povera, la cantante senza fiato o senza voce, la danzatrice più grassa o più vecchia. Il duende riesce a superare i limiti dell’incomunicabilità. Ha del miracolo. Non si raggiunge mai senza rischi da una parte e dall’altra. Non si ripete mai e non s’impara. E’ celato nel sangue, dicono i gitani.'' (Federico Garcia Lorca)
Gli elementi del flamenco ''moderno''
Tra il 1765 e il 1860 si sviluppano tre "focolai" di evoluzione della musica flamenca, che crearono in seguito soprattutto tre distinte scuole stilistiche: Cadice, Jerez de la Frontera, e il quartiere di Triana a Siviglia. Il flamenco esce allo scoperto e si espande. In questo periodo il cante e il baile sono i soli elementi del flamenco, che vengono accompagnati dal battito delle mai (toque de palmas) senza l'aggiunta di altri strumenti musicali. Questo tipo di flamenco si chiamava a palo seco. L'epoca tra il 1860 e 1910 è detta l'eta' d'oro del flamenco che inizia ad essere interpretato nei "Cafe' ", conosciuto e amato dal pubblico spagnolo. Il baile acquista tutti gli elementi stilistici attuali e il cante conosce quella che e' considerata l'epoca del classicismo, in cui prevale il cante jondo, il canto malinconico della tradizione flamenca. Tra gli strumenti musicali viene introdotta la guitarra. Tra il 1910 e il 1955 il cante subisce forti influenze dal son sudamericano, (in concomitanza con le emigrazioni-immigrazioni nell'america latina). Le parti piu' leggere della musica flamenca (il fandango) subiscono le influenze maggiori e nasce l'opera flamenca, una forma di rappresentazione teatrale "leggera". A partire dal 1915 si produce un ciclo di rappresentazioni di danza teatrale.
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A partire dal 1955 sorge il "rinascimento flamenco" un movimento capeggiato da Antonio Mairena, con lo scopo di diffondere l'ortodossia del cante flamenco. Da questa fase si svilupparono diversi stili di canto rappresentati dai principali esecutori (cantaores), fra cui Silverio (1829-89), Pepe de La Matrona (1887-1980), Pastora Pavon detta La Niña de los Peines (1890-1969), Manolo Caracol (1909-1973)...In questo periodo sorgono i tablaos ( locali eredi dei precedenti cafe') in cui sono presenti delle pedane di legno su cui gli artisti, o anche la gente comune, puo' esibirsi, accompagnata dal chitarrista e dal cante.
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Il baile dagli anni '50 ad oggi ha subito alcune modifiche. Inizialmente era una prerogativa femminile, mentre successivamente, a partire dagli anni '60, grandi figure maschili di ballerini si sono imposte (come ad sempio Antonio el bailarin o Rafael de Cordoba). Molte esibizioni maschili si basano principalmente su giochi virtuosistici di zapateado y taconeos e la guitarra, assente nel flamenco dei primordi, e' diventata di recente uno strumento anche solista, oltre che accompagnatore. Alcune danze della tradizione flamenca (la buleria, ad esempio) sono veri e propri dialoghi tra il musicista e il ballerino, con domande e risposte, che corrispondono a determinati elementi coreografici, accompagnati da variazioni ritmiche e armoniche. Altre danze (anche la sevillana) sono invece piu` simili a racconti illustrati dal baile e descritti dal cante.
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Il flamenco dagli anni '70 ai giorni nostri
Come abbiamo già detto, i molteplici aspetti che compongono le ''strutture'' del flamenco devono la loro ricchezza ad una storia lunga e turbolenta, dettata da fattori culturali, etnici e politici che continuano a condurre la loro evoluzione negli anni. In tempi moderni le matrici culturali del flamenco hanno subito nel tempo rapidissimi cambiamenti soprattutto a cominciare dalla metà degli anni ’70, momento in cui la stessa Spagna stava uscendo dall’era del franchismo e, anche da un punto di vista culturale, stava cominciando a spalancare le proprie porte, a sperimentare, a contaminare.
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Ritratto (Camaron De La Isla e Paco De Lucia)
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Una delle principali influenze musicali di quel periodo fu la stretta collaborazione fra Paco De Lucia e Camaron de la Isla che, assieme a molti altri artisti (sarebbe arduo indicarli tutti - entra nelle liste sotto riportate), cambiarono non soltanto le strutture musicali del flamenco, ma anche la maniera stessa di intendere e vedere la sua poetica. La musica iniziò quindi a riflettere ciò che queste persone stavano vivendo e sperimentando (in positivo come in negativo) in un contesto politico-sociale completamente nuovo. Questa giovane generazione di artisti può anche essere considerata come un sotto-prodotto del movimento hippy e in qualche modo un'espressione rinnovata dei suoi modi. Grazie a nuovi diritti sociali, a un maggiore accesso alla musica internazionale e, bisogna dirlo, a un notevole uso di sostanze stupefacenti, le nuove composizioni iniziarono a trattare temi con una rinnovata sensibilità. Alcune canzoni del flamenco che erano state cantate fino a questo momento avevano ancora a che vedere con temi legati all’epoca e alla forma-mentis della guerra civile spagnola. Nella letras di questo cante rinnovato si iniziaroano a ''riciclare'', per esempio, testi di di scrittori come Federico Garcia Lorca e di molti altri poeti della sua generazione, che furono barbaramente massacrati dai fascisti di Franco nel 1936.
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Sempre nei tardi anni ‘70, i nuovi compositori di flamencao cominciarono ad incorporare nella propria musica esperimenti armonici tipici del jazz, della musica indiana e forme ritmiche del sud America. L’aggiunta di congas, percussioni, cajon, tastiere, bassi, flauti ed altri strumenti (flamenco-fusion) generò un forte impatto sulla direzione che questa musica stava prendendo visto che - come già detto - allo stesso modo nel baile i danzatori cominciarono a studiare danza moderna, jazz e molto altro. Danza, musica ed arte flamenca prima di questa grande rivoluzione vennero infatti manipolate dal franchismo che voleva esportare nel mondo l’immagine di una Spagna esotica, terra felice, dove tutti, gitani compresi, vivono serenamente fra di loro in un clima di armonia sociale. Tutto questo naturalmente non corisponde alla verità.
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Gli ultimi sviluppi del genere (e siamo ai giorni nostri), per finire, hanno portato spesso alla commercializzazione e alla sostanzile perdita di identità musicale del reperorio del Flamenco stesso, spesso polverizzato in una miriade di espressioni nell'ambito dei diversi sentieri della musica pop, rock, hip-hop...(nuevo-flamenco) anche se con qualche eccezzione positiva. Una linea di continuità del repertorio, al di fuori di qualsiasi forma di commercializzazione, si ritrova tut' oggi in alcune aree agricole della Spagna, dove diverse varianti del flamenco ancora affidate alla trasmissione orale vengono normalmente eseguite come musica di intrattenimento, sia nei locali pubblici, sia nelle occasioni di ritrovo private come le juergas, banchetti a carattere familiare in coincidenza con ricorrenze festive.
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Gli artisti del flamenco
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Il canto non è allegria il canto è dire le pene che si portano nascoste.
(Enrique Morente)
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