lunedì 9 marzo 2009

Le origini della House Music


Larry Levan

Introduzione e premesse

Possiamo rintracciare l'inizio di tutto nel Midwest americano della metà degli anni '80. House e Techno nascono nelle comunità nere di Chicago e Detroit, e sono l'ultima tappa di un secolo di innovazioni musicali afroamericane, dopo blues, jazz, funk, soul, disco e hip-hop. Poco a poco house e techno hanno scatenato una vera e propria filiazione di generi e sottogeneri fino ad arrivare ad intrecciarsi con il pop abbattendo le barriere che storicamente dividevano dance e rock. Il periodo preso in considerazione in considerazione in questo post è, soprattutto, quello che va dall'inizio del fenomeno fino alle porte del 2000, sicuramente il più importante da un punto di vista storico, per un genere che comunque ha avuto anche in anni più recenti un suo sviluppo tecnico-qualitativo. Allo stesso modo ci terrei a precisare come in questo post siano stati omessi, ma solo in piccola parte, gusti strettamente personali, focalizzando invece l'attenzione, al di là di di piccole eccezzioni o chicche isolate, ai nomi degli artisti, delle etichette e dei dischi (12" mix o LP che siano) che hanno marcato a fuoco le produzioni del primo decennio in ambito house.


LA STORIA, I NOMI, I LUOGHI: DALLE SUE ORIGINI ALLE PORTE DEL 2000

Per l'inizio della nostra storia dobbimo tornare indietro fino al 1971, quando due ragazzini chiamati LARRY LEVAN e FRANKIE KNUCKLES iniziano a farsi notare nella scena dei club newyorksi. Riescono a lavorare in un locale chiamato The Gallery con mansioni organizzative che comprendono anche lo sciogliere pastiglie di acido nelle bevande e nei cibi. Un bel modo per movimentare le serate e garantire fama al Gallery, ma intanto tra un party e l'altro i due imparano anche a far girare i dischi sui piatti.

Larry Levan

Ma la vera svolta arriva alla fine del 1976. Da Chicago chiamano Levan in occasione dell'apertura del club Warehouse, ma da vero newyorkese non ne vuole sapere di abbandonare la sua città. E' quindi Knuckles ad essere interpellato e non ci pensa due volte. Parte per Chicago dove dal 1977 assume la gestione del Warehouse.

Frankie Knukles

Levan andrà al Paradise Garage di New York che apre nello stesso anno e inaugurerà una stagione d'oro. Le musiche predominanti nelle piste da ballo di quel periodo sono la disco (soprattutto), il funk e il soul, ma fin da subito iniziano a delinearsi delle differenze di stile tra il suono delle due città. New York si indirizza verso una musica più ''soulful'' (come quella prodotta da etichette come la Saulsoul e Prelude), mentre Chicago cerca una maggiore energia e si spinge verso un suono più europeo ed elettronico, dai Kraftwerk all'high-energy di Giorgio Moroder fino agli import di dance italiana. E' nei primi anni '80 che prendono forma in maniera via via più chiara le differenti sonorità ''garage'' (dal Paradise Garage) e ''house'' (dal Warehouse).

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Le notti infuocate del Paradise Garage

Nel 1983 Knuckles lascia la Warehouse e si trasferisce al Power Plant, mentre nello stesso tempo, in un nuovo club chiamato Music Box, Ron Hardy intanto mette a fuoco in modo definitivo le caratteristiche peculiari di quello che sarebbe diventato il famoso ''suono house di Chicago'': un suono più ritmico, sporco e duro.

Ron Hardy

Intorno all' 85 esce il primo disco house, probabilmente di Jessie Saunders, e da qui all'89 è il boom. In questi anni la città del vento sforna tutti i suoi classici house, soprattutto sulle etichette di culto Trax e DJ International. E così, sotto il cappello della definizione ''house music'' iniziano ad arrivare mix di Frankie Knuckles, Robert Owens, Marshall Jefferson (il primo ad utilizzare in una canzone il piano incalzante che diventerà poi l'inequivocabile simbolo di moltissime poduzioni house), Larry Heard, Farley Jackmaster Flash Lil Louis.... artisti che elaborano il cosidetto ''dj style'', un virtuosismo unito a una grande sensibilità per il ritmo che rende irriconoscibile la fonte sonora originale.

Finger Inc (Heard, Wilson, Owens)

Robert Owens

Musica sensuale e ''pericolosa'' allo stesso tempo, come solo l'house di Chicago , in quel periodo, sa essere: un suono ad alta tensione a volte cupo e ipnotico. E' dell'87 ''Acid Trax'' dei Phuture che sintetizza in modo esemplare e nel contempo porta alle estreme conseguenze questa ''poetica''. Così, con questo pezzo, nasce la cosidetta acid house, proprio quando i tre Phuture (Dj Pierre, Earl ''Spanky'' Smith e Herb Jackson) scoprono per caso che il riproduttore di bassi Roland 303 è in grado di creare delle acidificazioni spaventose.
 
DJ Pierre

Il giro ottenuto è catturato e modulato sopra una base ritmica primitiva: cassa dritta (tun tun tun...), piatto in levare e, via via, battimani e fischietto che danno come risultato una musica sinistra, una litania spossante, un lamento robotico. E' il blues di Chicago nel 1987. L'anno dopo l'urlo di ''aciiiiied!'' risuonerà nelle piste da ballo di quasi tutto il mondo. In quegli stessi anni a Detroit, Juan Atkins (un altro nero, come neri sono stati tutti i pionieri della house music) dopo aver abbozzato col progetto Cybotron un'electro dall'immaginario fantascentifico, apre 'etichetta Metroplex e produce a nome Model 500 ''No Ufo's'' un esperimento di electro avveniristica carica di immagini futuribili.

Juan Atkins

Siamo nell'85 e roba così non si era mai sentita: la chiameranno ''Techno''. ''E' come i Kraftwerk e George Clinton'' chiusi in un ascensore recita la più nota (e riuscita) di tutte le descrizioni. Questo suono fa scuola ed altri nomi si affacciano sulla scena:

Derrick May

Derrick May con il suo funk intricato e selvaggio ma capace di slanci lirici, e Kevin Saunderson con i suoi super bassi che arriveranno ad influenzare più tardi persino le timbriche della jungle. E' la primissima generazione della techno, ma una seconda è già in arrivo:

Carl Craig

Carl Craig che si impone con uno stile raffinatissimo, e poi l'Underground Resistance -ensemble formato dagli altrettanto mitici Mike Banks, Jeff Mills e Robert Hood - capace di illuminanti fusioni techno-jazz e pronto a riflettere l'impegno artistico anche nelle battaglie razziali.

Jeff Mills

Nel frattempo anche a Londra il nuovo suono di Chicago (house) e di Detroit (techno) pulsa forte e prende ad invadere le piste da ballo. L'ecstasy diviene la droga ideale per far tornare la gente a incontrarsi e il modo migliore per ''sentirsi in forma smagliante'' dopo anni di Thatcher. Arriva la ''Summer of Love'' e lo ''Smile'' l'icona del momento.



Lì, assieme alle profumazioni pop di S-Express, Bomb The Bass e Cold Cut, emergono produttori capaci di un suono all'altezza di quello d'oltreoceano: A Guy Called Gerald, 808 State, LFO, Orbital...

A Guy Called Gerald

Ma l'america non sta lì a guardare e la scena di New York - già nata all'epoca del Paradise Garage (Il club chiuderà nell'87 e Levan morirà nl 1992 dopo anni di abusi) - si sviluppa grazie al lavoro di DJ come Tony Humphries e del francese Francois Kevorkian. E' in questo contesto che nascono i Blaze, un trio di ragazzi del New Jersey appassionati di soul che si affermano con un'house profonda e spirituale: è il ''Garage''. Gemme come ''If You Should Need A Friend'' e ''Can't Win For Losing'' diventano i classici del nuovo stile newyorkese.

Blaze
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Ma un suono più selvaggio va sviluppandosi nella comunità ispanica della grande mela: Tod Terry e Kenny ''Dope'' Gonzales prendono il nome di Master At Work e producono un house sporca e ricca di campionamenti.

Todd Terry

Il primo dopo poco intrapende la carriera solista mettendo a punto un suono dove i ritmo di una Roland 808 diventerà il suo marchio di fabbrica. E' invece Little Louie Vega a rimpiazzare Todd Terry nei Masters At Work per formare con Gonzales un duo la cui missione sarà quella di accompagnare l'house verso il futuro (anche con buone dosi di hip-hop) ma senza mai dimeticare le proprie radici latine.

Masters At Work

Ma altri nomi continuano venir fuori: il giovane portoricano David Morales si afferma come remixer d'eccezzione; dall'etichetta di culto Nu Groove, oltre a fuoriclasse dell' house come Bobby Konders e i fratelli Burrel,escono Frankie Bones e Joey Beltram che propongono una techno più urbana rispetto a quella di Detroit. Alla quotata lbel belga R&S il giovane ragazzino di Brooklin (Beltram appunto) regala un paio di classici assoluti come ''Energy Flash'' (un pezzo che rivendica strutture basiche della techno) e ''Mentasm'' (prototipo per l'hardcore techno che nei primi anni '90 si affermerà in Europa tra la scena rave e ragga inglese e da cui nascerà la Jungle).

Joey Beltram

La ''progressive'' inglese e la ''trance'' tedesca marchiano il '92 e il '93. Il '94 è l'anno che vede riallinearsi tutti i suoni puri, un ritorno alle radici. Da Detroit c'è la definitiva affermazione internazionale di Carl Craig, mentre Jeff Mills e Robert Hood, lasciato al solo Mike Banks il marchio Underground Resistance (UR), rivoluzionano la techno con un suono futurisico e ultra-minimale. Un operzione analoga a quella compiuta a Berlino da Maurizio e dagli altri dell'etichetta Basic Channell, il cui minimalismo si ispira alle tecniche del dub giamaicano. Da Chicago arriva invece un' house robusta e ipnotica, fatta di suoni a rovescio e crescendo terrificanti. Il nome di questo suono e ''wild-pich'' e la firma è quella dell'ex Phuture (quelli della acid) Dj Pierre. Sempre a Chicago non si possono inoltre dimenticare due fiure del calibro di Felix Da Housecat e Roy Davis Jr.

Felix Da Housecat
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Roy Davis Jr.

Neppure in Italia si resta a guardare, e dopo la prima ondata discotecara dei suoni ''riminesi' e ''jesolani'' (fine '80), il testimone passa alla scena techno romana sviluppatasi negli anni grazie a Leo Anibaldi, Lory D, Andrea Benedetti e Marco Passarani.

Marco Passarani

Il '95 è l'anno della disco-mania: dal già citato Kenny ''Dope'' al londinese Ashley Beedle si inizia un recupero massiccio della tradizione disco.

Ashley Beedle

Dj Sneak

Ancora a Chicago su questa linea Dj Sneak crea un suono fatto di loop disco filtrati che sarà poi anche un importante punto di partenza per il lavoro di un duo francese, i famosissimi Daft Punk, che reinterpreteranno questo suono con competenza ed inimitabile ironia. E mentre la techno scivola via via nell'ombra, faticando ad uscire dal clichè minimalista del dopo-Mills, negli ultimissimi anni del secolo scorso è stata la house a trionfare. Etichetta simbolo di questa rinascita è l'inglese Nuphonic che con artisti come Faze Action e Idjut Boys mescola disco, funk e dub. Ha il giusto riconoscimento anche la scena francese dei già citati Daft Punk ma anche di Laurent Garnier, St.Germain, Motorbass e Dimitri From Paris, mentre pionieri del suono elettronico inglese come Andy Weatherall e Global Communications sono stregati dalla ''deep house''.

Laurent Garnier

A New York prosegue la tradizione garage con Joe Claussel e la sua Spiritual Life, mentre i Deep Dish da Washigton lavorano ad una sorta di ipnosi incantata. Ci stiamo avvicinando al 2000: i Basement Jaxx da Londra centrifugano la loro house in un caleidoscopio di stili, Dj Q spinge Glasgow verso morbidezze disco-funk mentre a Napoli Coccoluto e Martinez creano un ibrido mettendo insieme funk, dub e latinità. L'house music, insomma, corre ancora, questa volta fino ai giorni nostri.

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