Il popolo nero americano, deportato dall' Africa, inventa una musica nuova, il jazz. Una musica che ha il suo periodo classico negli anni Trenta, nel regno del profitto, del successo, dello spettacolo. Ma nel dopoguerra, stanchi di far soltanto divertire, i giovani jazzisti danno vita a un' avanguardia. Nasce il bebop, che apre la strada al jazz moderno: il jazz perde forse in popolarità, ma diventa un'autentica forma di espressione per un numero crescente di artisti, anche estranei alle sue origini.
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IL BEBOP
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Il secondo conflitto mondiale segna cronologicamente la scomparsa delle big band dell'era swing. Lo sciopero indetto dai sindacati dei musicisti per il quale non vennero effettuate incisioni e che durò circa un anno, dal 1943 al 1944, e il rifiuto dei gestori dei locali da ballo di ingaggiare grosse e costose formazioni furono responsabili della frantumazione delle grandi orchestre in limitati e più agili organici jazz.
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Contemporaneamente e nel corso di pochi anni nacquero piccole e indipendenti case discografiche come Blue Note, Savoy, Dial, Manor, Guilt ecc, che nell'ambito del jazz soppiantarono le grandi case interessate dopo la scomparsa delle grandi orchestre a una musica più decisamente commerciale. Queste piccole etichette favorirono, invece, la diffusione della nuova musica denominata all'inizio rebop e successivamente bebop. Sin all'incirca dal 1940 alcuni musicisti si riunivano a New York fino a tarda notte in un piccolo club della 118a strada: il Minton's Playhouse.
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Monk, Dizzy...
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Budd Powell
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Questo ritrovo divenne in breve una sorta di palestra per gli strumentisti che volevano esprimere più liberamente le loro improvvisazioni con l'accompagnamento della sola sezione ritmica. Kenny Clarke alla batteria, Thelonious Monk al pianoforte e il contrabbassista Nick Fenton fornivano l'accompagnamento ai solisti per le storiche sedute quasi sempre improvvisate dove apparirono in poco tempo svariati musicisti tra i quali Charlie Christian alla chitarra elettrica, Bud Powell e Tadd Dameron giovani pianisti, Dizzy Gillespie alla tromba, un giovane sassofonista che da poco tempo suonava in un locale ad Harlem: Charlie Parker e molti altri.
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Questo ritrovo divenne in breve una sorta di palestra per gli strumentisti che volevano esprimere più liberamente le loro improvvisazioni con l'accompagnamento della sola sezione ritmica. Kenny Clarke alla batteria, Thelonious Monk al pianoforte e il contrabbassista Nick Fenton fornivano l'accompagnamento ai solisti per le storiche sedute quasi sempre improvvisate dove apparirono in poco tempo svariati musicisti tra i quali Charlie Christian alla chitarra elettrica, Bud Powell e Tadd Dameron giovani pianisti, Dizzy Gillespie alla tromba, un giovane sassofonista che da poco tempo suonava in un locale ad Harlem: Charlie Parker e molti altri.
Charlie ''Bird'' Parker & Dizzy Gillespie
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Tadd Dameron & Clifford Brown
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A questo gruppo di giovani si aggiungevano nel corso delle infuocate jam sassion notturne i vecchi leoni del jazz come Coleman Hawkins, Art Tatum, Teddy Wilson, Benny Carter...Fu in questa situazione quasi informale che una stretta cerchia di musicisti afroamericani iniziò a rivoluzionare il linguaggio e lo stile dell' improvvisazione e degli strumenti del jazz, sbalordendo così nuovamente i critici e i musicisti bianchi che dello swing avevano da poco compreso e maturato le regole.
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