domenica 25 ottobre 2009

Il Jazz in pillole: I Pionieri e le grandi città del Jazz

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JAZZ: LA STORIA DI UNA PAROLA
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La storia del jazz è anche la storia di una parola. Noi italiani abbiamo in genere un modo di pronunciarla (gèzz) che spesso stupisce gli americani egli inglesi, provocando strani equivoci; infatti, per questa parola abbiamo adottato la stessa pronuncia di cui gli anglosassoni si servono per parlare degli aerei a reazione : i jets. Jazz, infatti, si pronuncia "giàas", dizione da noi poco diffusa. Ma divagazioni a parte, che significa jazz? Sulle origini di questa parola non si hanno idee molto precise. Molti dicono che sia la correzzione del francese "Jaser" (far rumore, vociare), dato che a New Orleans dove nacque il jazz i francesi e i creoli d'origine francese erano e sono numerosissimi.
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New Orleans, 1900
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C'è invece chi dice che si tratti d'una derivazione dal nome di un suonatore dell' ottocento ormai quasi leggendario. Quel suonatore si chiamava Jess (o Jassbo) Brown. Per altri invece si tratta d'una espressione dialettale congolese che allude all'eccitazione sessuale. Qust'ultima interpretazione darebbe credito a coloro che vedono nel jazz soprattutto una musica dall'accento afrodisiaco. Padre O'Connor, autorevole studioso americano di jazz, naturalmente ha negato questo carattere orgiastico in una musica che a suo gudizio deriva, se pure indirettamente, dal Signore. Padre O'Connor, nell'affermare questo, alludeva evidentemente agli antichi canti popolari afroamericani d'ispirazione religiosa. Gli spirituals e le gospel songs hanno avuto senza dubbio una grande influenza sulla nascita del jazz. Gli spirituals, che furono in realtà dei veri e propri inni di battaglia, anticipano anzi quella che sarà una caratteristica costante (sul piano contenutistico) del primo jazz e del blues: un aspirazione alla libertà e un accorata protesta contro il "padrone" assunto come rappresentante di una classe o di un organizzazzione sfruttatrice.
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Un altro elemento che concorse all'articolazione del nuovo linguaggio musicale fu il trapianto di melodie popolari europee, soprattutto francesi, come marcette, quadriglie, polke e perfino valzer, cantate sui ritmi che gli schiavi neri avevano portato con loro dall'Africa. Ma è proprio tenendo presente questo connubio che l'interpretazione in chiave "oscena" del termine "jazz" può acquistare attendibilità. Questa musica, infatti, veniva suonata soprattutto nelle oltre 200 case di tolleranza di Storyville, il quartiere malfamato di New Orleans, dove avvenivano fatti ritenuti tanto orgiastici da indurre nel 1917 il comandante della guarnigione, su istruzioni pervenute dal dipartimento della marina, a ordinare la chiusura di tutti i locali e ad espellere dalla città 3000 prostitute e tutti i tenutari. Il rozzo militare, senza saperlo, aveva dato l'avvio alla diffusione del jazz per il mondo, perchè i musicisti, dopo il suo provvedimento, rimasero senza lavoro, e se ne andarono a cercare un' occupazione nel Nord, portando la nuova musica in tutti gli Stati Uniti da dove poi si diffuse un pò dovunque, tanto da superare i limiti del folklore musicale americano, ed assumere le proporzioni di un fenomeno che interessa la cultura e il costume di tutto il mondo.
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LE CITTA' DEL JAZZ: NEW ORLEANS, NEW YORK, CHICAGO
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L'esodo dei neri dalle campagne verso le maggiori città degli Stati Uniti ebbe come immediato risltato quello di aumentare considerevolmente la popolazione, e, con un processo più lento, di modificarne i costumi e la cultura. Si può affermare pertanto che il jazz, così come oggi lo concepiamo, nacque in seguito a questa forzata migrazione di grande portata storico-sociale. Tra le città che a questo riguardo rivestono un ruolo fondamentale vi fu, come detto e stradetto, New Orleans, sebbene sarebbe errato pensare che il primo jazz si diffuse soltanto li. Molti grandi musicisti sono infatti nati in altre città degli USA: Duke Ellington nacque a Washington, Fletcher Henderson a Cuthbert in Georgia, William Christopher Handy a Florence nell'Alabama...Tuttavia New Orleans diede i natali ai primi grandi solisti del jazz: Joe King Oliver, Louis Armstrong, Sidney Bechet e moltissimi altri, che, in una fase successiva si videro costretti ad emigrare in varie città statunitensi ma soprattutto a Chicago e a New York; queste due città ebbero il merito di diffondere e consacrare definitivamente in pochi anni il jazz come prima grande, originale espressione di musica americana.
Nei primi decenni del 1900 si affermarono il blues, lo stile New Orleans ad opera dei neri e lo stile Dixieland ad opera dei bianchi, che vissero a New Orleans a stretto contatto con i creatori della musica afroamericana. Inizierà così un lungo e costante scambio che influenzerà entrambe le culture: quella afroamericana sempre più "levigata" dai costumi, dalla logica costruttiva formale e dalla propensione melodica europea; quella europea sempre più conscia dell'assoluta novità del fresco e innovativo linguaggio ritmico-melodico afroamericano e della naturale pratica improvvisativa che sarà del jazz un aspetto fondamentale, anche se non l'unico. Importante anche sottolineare che gli scambi el e reciproche influenze tra le due culture in questo periodo e per lungo tempo non saranno mai alla pari. Una vera coscienza creativa e "istituita" del popolo afroamericano avverrà solo quando il razzismo e le discriminazioni razziali sfoceranno in gravi conflitti sociali e i neri sentiranno il bisogno di affermare se stessi come identità disgiunta dalla popolazione bianca.
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LA GRANDE DEPRESSIONE E KANSAS CITY
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La grande crisi del 1929 seguita al disastroso crollo della borsa di Wall Street mise in ginocchio l'economia americana. In pochi anni i disoccupati arrivarono alla cifra di 12 milioni. Nel 1932 venne eletto il presidente Roosevelt che iniziò un difficile e lungo percorso di interventi statali, il cosidetto New Deal, al fine di riportare il paese verso un economia stabile. Sempre nel 1932 le vendite dei dischi erano scese in picchiata passando dalle 104 milioni di copie vendute ai 6 milioni di copie. Da queste cifre spaventose si può comrendere quale triste destino e quali profondi cambiamenti dovettero subire la musica e i musicisti jazz del periodo. Alcuni grandi leader emigrarono in Europa, altri furono costretti a cambiare mestiere.
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A causa della grande crisi molti locali chiusero i battenti e i pochi rimasti davano lavoro a una stretta cerchia di irriducibili soprattutto musicisti bianchi provenienti da Chicago, che in questo periodo riuscirono a suonare e a registrare qualche produzione "commerciale" che poco aveva da spartire con l'hot jazz degli anni d'oro. Una eccezzione era rappresentata da un personaggio, John Hammond che promosse l'incisione di numerosi dischi destinati al mercato della Gran Bretagna e dell' Europa con i più grandi jazzisti che ancora operavano e soprattutto dalla scena di Kansas City. In perfetta controtendenza Kansas City si proiettò come un'altra grande città del jazz. Situata nel Missouri, in una buona posizione geografica, godette negli anni più bui degli Stati Uniti di uno splendido quanto singolare isolamento. Per certi versi la città ricordava la mitica e peccaminosa New Orleans con il suo quartiere a luci rosse, Storyville. Nei numerosi locali di Kansas City si gestivano i vari traffici leciti e illeciti: gioco d'azzardo, prostituzione, vendita di alcoolici, e si lasciavano i musicisti liberi di suonare la loro musica come meglio credevano.
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Esemplare in questo senso, è la ricostruzione effettuata dal film "Kansas City", appunto, girato da Robert Altman nel 1996, coadiuvato da grandi musicisti di jazz contemporaneo che hanno saputo ricostruire le sonorità e le libere improvvisazioni dei vecchi eroi.
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Le storiche jam sessions in città erano all'ordine del giorno e in particolare i duelli musicali denominati cutting contest ai quali partecipavano grandi musicisti che in seguito scriveranno le pagine più significative dello swing e del jazz classico: le orchestre di Bennie Moten e successivamente di Count Basie, entrambi stabili a Kansas City, Mary Lou Williams, Lester Young, Leon ''Chu'' Berry, Herschel Evans, Coleman Hawkins, Ben Webster e nell'ultimo periodo i giovanissimi Charlie Christian e Charlie Parker.
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UNA DISCOGRAFIA: I PIONIERI E LE GRANDI CITTA' DEL JAZZ
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Count Basie: Superchief [1936-40] (CBS)
Sidney Bechet: Sidney Bechet [1939] (Giants Of Jazz)Sidney Bechet: The Legendary S.B. [1932-41] (RCA Bluebird)
Bix Beiderbecke: Bix And Tram [1927] (CBS)
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Bix Beiderbecke: At The Jazz Band Ball [1924-28] (Asv Living Era)Fletcher Henderson: The Indispensable [1926-36] (RCA)
Earl Hines: Piano Man! [1927-41] (Asv Living Era)
Earl Hines: The Bob Thiele Sessions (RCA)
James 'Price' Johnson: Piano Solos [1921] (Joker)
James 'Price' Johnson: Snowy Morning Blues [1930-44] (Decca)

Jelly Roll Morton: Birth Of The Hot [1926-27] (Victor/RCA Bluebird)

Jelly Roll Morton: J.R.M. [1926-30] (JSP-5cd box)
Joe 'King' Oliver: Dippermouth Blues [1923-30] (Asv Living Era)

Bessie Smith: The Essential B.S. [1923-33] (Columbia/Legacy)
Art Tatum: The Genius Of Art Tatum (Pablo, 1953)

Art Tatum with Ben Webster: Tatum Group Mast. Vol.8 (Pablo, 1956)
Fats Waller: Piano Solos [1927-41] (RCA)
Lester Young: The Complete Aladdin Sessions [1945-48] (Blue Note)
Fats Waller: The Very Best Of F.W. [1926-40] (RCA)

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