domenica 25 ottobre 2009

Il Jazz in Pillole: L'Hard Bop e il Jazz Modale

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Di fronte ai problemi sollevati dal bop, i musicisti neri della costa atlantica non rimangono affatto inerti. Hanno ormai incorporato il bop nel sound delle grandi orchestre, ne hanno arricchito le forme, dominato il "lessico", padroneggiato i nuovi ritmi. Negli anni Cinquanta scelgono la strada opposta al cool jazz: inaspriscono i toni e attingono alle radici del blues e del gospel per conservare il carattere specifico della musica nera.
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Art Blakey
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L' HARD BOP E IL JAZZ MODALE
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Gli anni Cinquanta aprirono agli Stati Uniti un periodo caratterizzato da un benessere economico relativamente diffuso ma minato da numerose ferite e contraddizioni socio-culturali: la guerra fredda, la guerra con la Corea, la discriminazione razziale in Alabama sfociata nella cosiddetta guerra degli autobus, ovvero uno sciopero attuato dalla gente di colore che si rifiutava di usare i mezzi pubblici per ottenere pari diritti, la caccia alle streghe cioè la ricerca in vari ambienti, soprattutto culturali, di gruppi reazionari comunisti, la protesta pacifica portata avanti da Martin Luther King per far ottenere alla popolazione di colore una piena integrazione razziale. Gli stessi modelli di massa, gli idoli giovanili, riflettevano una certa rabbia, un profondo malessere in una società benestante come l'America. Tra i tanti citiamo James Dean e Marlon Brando. E ancora le proteste letterarie della Beat Generation di Allen Ginsberg, William Borroughs e Gregory Corso, la diffusione di molte religioni orientali come lo zen o il buddismo. La libertà di pensiero veniva compromessa dai mezzi di comunicazione di massa che cercavano, anche a costo di travisare la realtà, di tranquilizzare, normalizzare un epoca di grandi tensioni sociali. Gli artisti dal canto loro cercavano con tutti i mezzi, anche quelli più autodistruttivi, un'espressione originale che li potesse far sentire liberi da questa opressione. Paradossalmente la musica jazz di questo periodo non pare per nulla scalfita da queste problematiche, anzi sembra trarre grande vigore da esse, tant'è che gli anni Cinquanta per il jazz sono un'epoca straordinariamente creativa. I primi anni Cinquanta, come già detto, vedono l'affermazione del cool jazz e del jazz californiano e poco tempo dopo si inserisce il nuovo movimento dell' hard bop ma contemporaneamente i profeti del bop, Charlie Parker con l'orchestra d'archi e Dizzy Gillespie con l'orchestra di jazz afro-cubano, tengono orgogliosamente il passo.
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Nello stesso tempo convivono alcune delle più belle realtà storiche della musica afroamericana: Louis Armstrong e le formazioni di Eddie Condon riscuotono ovunque enorme successo con il jazz "tradizionale"; le orchestre di Duke Ellington e Count Basie rivivono un nuovo, lungo periodo creativo; le grandi cantanti del jazz incidono i loro primi e pultroppo ultimi capolavori, Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan; numerosi solisti storici del periodo swing continuano a sfornare grande dischi di jazz impartendo lezioni ai giovani: Coleman Hawkins, Ben Webster, Benny Carter solo per citarne alcuni. Insomma si può tranquillamente affermare che gli anni cinquanta rappresentano uno dei periodi più interessanti e proficui per iniziare l'ascolto e la conoscenza della musica afroamericana.

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Il breve ma significativo successo del cool jazz e del jazz californiano fino ai primi anni Cinquanta avrà un particolare effetto sui musicisti neri della costa dell'ovest. Dopo un iniziale "stordimento", la risposta risulterà perentoria, a suono di energia ricavata proprio dalle radici musicali della cultura afroamericana: il blues, lo spiritual e il gospel song. Hard bop e funky jazz sono termini che descrivono proprio lo swingare duro, legato alla lezione del bebop ma reso più semplice e levigato grazie alla linearità impartita dai musicisti del cool jazz. New York e i suoi artisti tornano in poco tempo alla ribalta fondendo gli elementi sopraccitati in una musica più spontanea e comunicativa. Di fondamentale importanza in questo periodo è l'invenzione del microsolco, ovvero la possibilità di riprodurre nel nuovo formato di disco a 33 giri brani di lunga durata; questo dà la possibilità ai musicisti di esprimersi più liberamente con lunghi assoli che diventano talvolta veri e propri trattati dello strumento. Il sax tenore diventa una delle voci simbolo dell' hard bop grazie a una ormai grande tradizione continuata da validissimi giovani leoni:
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Sonny Rollins
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Sonny Rollins, Johnny Griffin, Dexter Gordon, John Coltrane, Joe Henderson, Benny Golson, Wayne Shorter. Nel 1953 le gloriose orchestre di Count Basie, Duke Ellington, Dizzy Gillespie e l'ensamble rhythm and blues di Lionel Hampton, come già detto, mietevano ovunque grandi successi. Proprio da quest'ultima formazione uscirono solisti come il giovane trombettista Clifford Brown che in seguito formerà insieme a Max Roach e a Sonny Rollins un grande quintetto.
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Clifford Brown
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Brown, prematuramente scomparso in un incidente automobilistico nel 1956, riuscirà tuttavia a lasciare una profonda influenza sulla nuova giovane generazione di trombettisti come Lee Morgan, Donald Byrd, Booker Little e Freddie Hubbard grazie alle sue straordinarie incisioni in puro stile hard bop.
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Live, 1959 ( Lee Morgan, Art Blakey and The Jazz Messengers,Benny Golson, Bobby Timmons, Jymie Merritt)
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I Jazz Messengers di Art Blakey cominciarono a presentarsi in questo periodo capitanati da Horace Silver al pianoforte che scrisse pregevoli brani ispirati alla tradizione afroamericana come il famoso "The Preacher". Il potente suono batteristico di Art Blakey raggiunse l'apice con una celebre composizione di un pianista di nome Bobby Timmons: "Moanin''.
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Un protagonista di questi anni è ancora una volta Thelonious Monk che improvvisamente viene riscoperto e portato al successo con John Coltrane al Five Spot di New York. Le sue innovative composizioni saranno seguite con grande attenzone da tutti gli hard-boppers del periodo. Il grandissimo contrabbassista e compositore Charles Mingus guida i suoi Jazz Workshops verso un personalissimo recupero del blus diffondendo la musica afroamericana più disparata e promuovendo importanti discussioni sonore e non
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La forte voce blues di Cannonball Adderley al sax alto entusiasma e si inserisce a pieno titolo tra le star dei locali di New York, ed entrerà successivamente insieme a John Coltrane nel grande sestetto di Miles Davis. George Russell, Ahmad Jamal, Bill Evans, John Coltrane e molti altri inizieranno a usare il sistema modale nelle loro composizioni, allargando e rinnovando il senso dell'armonia e degli accordi. La musica con questo nuovo e antico sistema modale arriverà a risultati fino ad allora impensabili, con brani strutturati su pochi (a volte solo due) accordi e su sonorità sospese e indefinite. Analogamente a quanto avvenne con la musica classica di fine '800, con Ravel e Debussy, la tonalità nel jazz di fine anni cinquanta cerca altre strade nella modalità e nella politonalità che sfoceranno ben presto nella completa dissoluzione del sistema tonale e in quello che verrà definito free jazz, new thing o musica informale del jazz dei primi anni Sessanta.
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UNA DISCOGRAFIA: DAL BEBOP ALL' HARD BOP
(La discografia esclude molti nomi e dischi fondamentali perchè sono stati inseriti nella discografia principale... ''50 autori per una discografia raccomandata, sopra).
Gene Ammons: Boss Tenor (Prestige, 1960)
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Clifford Brown & Max Roach: C. Brown & M. Roach (EmArcy, 1954).
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