mercoledì 12 maggio 2010

Meglio tardi che mai.


KOKANKO SATA
Kokanko Sata (Honest Jon's, 2005)


Circa dieci anni fa Damon Albarn arrivò in Mali per il progetto On Line, impegnato ad aiutare i popoli che vivevano nel Meridiano di Greenwich. Dal Paese africano il famoso cantante tornò con 40 ore di registrazioni effettuate a Bamako e dintorni con il supporto di molti aristi locali e trascorse i due anni successivi suonando e risuonando quei nastri, facendosi aiutare da due grandi come Toumani Diabate e Afel Bocoum. Ne uscì un buon disco intitolato (forse un po' troppo) semplicemente ''Mali Music'' (2003), che segnò il debutto dell' ottima Honest Jon's Records, filiazione dello storico negozio di Portobello Road, specializzato in musiche ''altre''. Nel riprendere in mano il lavoro, l'intenzione era soprattutto quella di prestare attenzione ai nomi di alcuni artisti ''minori'' coinvolti nel progetto. In particolare aveva attirato la mia attenzione il brano ''Kokanko Sata Doumbia On River'' dove spuntava la voce di una ragazza che cantava accompagnandosi con il kamalengoni (una specie di arpa). E' partita così la ricerca al suo (credo) primo e unico omonimo album ''internazionale'' pubblicato nel 2005 (sempre su Honest Jon's). Tra le pochissime informazioni disponibili, ho scoperto che Kokanko Sata Doumbia viene dal sud del Mali ed è l'unica donna che suona il kamalengoni, almeno in pubblico. Siamo nel cuore della tradizione wassoulou (Oumou Sangare vi dice niente?), con le sue ipnotizzanti melodie pentatoniche. E Sata suona splendidamente, non perde un colpo, e non aggiunge nessun inutile ornamento. Chiunque ami la musica del Mali in generale, non si faccia scappare quest'album. Io ci ho messo cinque anni prima di scoprirlo. Meglio tardi che mai.

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