mercoledì 5 maggio 2010

Piccole-grandi meraviglie del jazz # 7


MAX ROACH & ABDULLAH IBRAHIM
Stream Of Consciousness [1977] (Piadrum, 2003)

Quello ripreso nel 2003 dalla ristampa della Piadrum di ''Sreams of Consciousness'', Max Roach lo ha spesso indicato come il più riuscito e ispirato tra gli incontri ravvicinati a cui ha dato vita verso la metà degli anni Settanta. Poco importa che gli altri duettanti si chiamino Archie Shepp, Anthony Braxton, Cecil Taylor ... Il pianista sudafricano Abdullah Ibrahim (del quale ho già presentato in questo blog un'altra meravigliosa collaborazione), che in quel settembre del 1977 continua ad essere meglio noto come Dollard Brand, fornisce alla poetica infiammabile del batterista afroamericano il giusto sfondo, la giusta dose di composta ma ferrea indignazione civile, la scintilla emozionale che Roach va cercando per liberare tutta la tensione creativa e scandire il suo drumming. Un contributo di bellezza alla cupa e furibonda lotta antirazzista che i tempi impongono, con l'esilio perdurante del pianista di Cape Town e la spinta antagonista del free jazz. Connessioni: i febbrili poliritmi di Roach e le maestose melodie prodotte da Ibrahim si intecciano all'insegna di una ''Consanguinity'' (tanto per dirla usando uno dei titoli) che è più di un'affinità, un' intima parentela musicale, umana e politica, che in poco più di quaranta minuti genera un flusso di improvvisazzione spumeggiante, che gronda blues e kwela-jazz. Un disco importante.

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