sabato 27 febbraio 2010

Piccole-grandi meraviglie del jazz # 4

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Sulle strade d'Europa il pianoforte di Abdullah Ibrahim e il contabbasso di Johnny Diani si erano già incontrati, nomadi ed esuli in terre straniere ma con la musica e l'orgoglio dell'essere sudafricani cuciti dentro. Gli echi che rimbombano nello studio di registrazione a Ludwigsburg (Germania) non sono affatto lontani, suonano chiari e distinti, emanano calore e rimpianto, tenerezza e forza, fede e spiritualità. Quattro brani quattro, per sancire un capolavoro non abbastanza conosciuto. Namhanjie è una lunga e ipnotica invocazione in cui strumenti e voci cantano avvolgendosi come in una spirale. Lakutshonilanga è una tenera ballad che ritrae un alba, mentre in Saud la dedica è doppia. Il pianista McCoy Tyner ne è destinatario, in quanto protagonista del jazz ma anche come musulmano, la religione che nei primi anni Sessanta scelse Dollard Brand diventando Abdullah Ibrahim. Con Zikr (Remembrance of Allah), infine, approdiamo alla preghiera, un'invocazione intessuta di speranza in cui l'arabo si mischia agli accordi di piano che richiamano il gospel e gli inni battisti ascoltati da Ibrahim (come dichiarerà) nella sua infanzia. Stupefacente!
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2 commenti:

  1. Confermo e nuovamente ringrazio: disco di bellezza stordente. Nella traccia iniziale già al secondo ascolto viene voglia di mettersi a fare humming con loro ;)

    Grazie di cuore :)

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  2. Non devi ringraziare. Per me è solo un piacere e sapevo che avresti gradito. Beato sottobosco! A presto

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