martedì 23 febbraio 2010

Piccole-grandi meraviglie del jazz #1




Acchiapatelo al volo questo disco! Se non è un ordine, poco ci manca. Primo appuntamento con ''piccole/grandi meraviglie del jazz'': si inizia con ''Heart Is A Melody'', un lavoro registrato dal vivo il 23 Gennaio del 1982 a San Francisco, California, e più precisamente al Keystone Korner, dove salirono sul palco il mitico sassofonista Pharoah Sanders e tutti gli altri conponenti della sua formazione di allora (la lista completa sotto). L'lp uscì un anno dopo per la Therese records, ma per la fortuna di chi, come il sottoscritto, ha amato alla follia questa meraviglia, nel 1993 ha visto la luce anche una ristampa della Evidence records (questa volta in cd, e con l'aggiunta due tracce bonus:le bellissime "Naima"e "Rise 'n' Shine") . Il disco inizia con una versione da pelle d'oca di 22 minuti di ''Olé'', con un Sanders in stato di grazia che omaggia Coltrane e l'Africa sputando l'anima nel suo sassofono e arrivando pure, in una sorta di trance, a liberarsi per pochi secondi del suo strumento per gridare assatanato il tema portante solo attraverso l'uso della voce, che tornerà ad usare anche in "Goin' to Africa (Highlife)", un r&b/jazz di rara intensità emotiva, aspetto quest'ultimo che accomuna tutti brani del lavoro, assieme al forte senso di apparteneza e alla rivedicazione delle proprie origini africane. Formazione : Pharoah Sanders (vocals, tenor saxophone); Jes Muir, Kris Wyn, Mira Hadar, Cort Cheek, Debra McGriffe, Janie Cook, Flame Braithwaite, Andy Bey (vocals); Paul Arslanian (whistling, bells); Bill Henderson (piano); Idris Muhammad (drums).



Ribattezzato Pharoah "il faraone" da Sun Ra, Sanders e' di certo una delle figure piu' importanti della storia del sassofono. Ornette Coleman lo considera "probabilmente il miglior tenorista al mondo". Nativo di Little Rock, Arkansas, fa' il grande passo verso New York nel 1961, dove in vero non ha molta fortuna, non riuscendo a vivere di musica e finendo col sopravvivere la giornata alla meno peggio, talvolta dormendo in strada. Dopo essere entrato in contatto con Sun Ra, Don Cherry e Billy Higgins, nel '63 ha un ingaggio col suo primo gruppo al Village Gate, ed e' toccato dalla fortuna poiche' tra il pubblico c'e' John Coltrane, che gli chiedera' di far parte del suo gruppo in modo ufficioso verso la fine dell'anno successivo. Coltrane fin da subito incorpora nel suo modo di suonare lo stile piu' sanguigno e free del giovane collega. Sanders e' stato per lui una fonte d'ispirazione insostituibile, forse ancor piu' significativa di Rollins e Dolphy, e con Coltrane ha forgiato uno stile, un modo d'intendere il jazz ed il sassofono assolutamente immortale. Dagli anni 70 in poi Sanders esplora altri stili oltre al free, tra cui R&B e hard bop, senza mai far calare d'intensita' la propria musica, ed aprendosi verso un pubblico disposto ad apprezzare maggiormente jazz non troppo complesso. Nel corso dei decenni Pharoah diventa un musicista maturo e completo, capace di spaziare fra diversi idiomi, ed oggi il suo stile non e' free come decenni fa', ma molto lirico e pieno di sostituzioni coltraniane.

2 commenti:

  1. SIGNOR JAZZ
    ..Chi lo avrebbe mai immaginato,
    di improvvisarti, fare parte di te
    e scritturare il mio sollievo..


    Non ho mai sentito nulla di più bello
    Il Jazz è come un sogno
    È la casa mentale di tutti gli accecati artisti.
    Lui è un elegante signore
    Il signor Jazz
    Ti guarda
    È tutta una risposta
    In lui
    C’è candore e tanta gentilezza
    Lui può esserti di male
    Ma ti capisce se l’ami.

    Le mie note parole
    Sono lacrime agli occhi.

    Non c’è altro da fare
    Scrivi in continua saggezza
    Il Jazz poetico
    È il tuo annuncio
    La tua memoria
    Il tuo vecchio impiccato Jazz.

    Le mie note parole
    Sono lacrime agli occhi
    Ancora sulle guance
    In un lungo silenzio personale.

    L’insensato Jazz
    È il controllo del volto in volo
    Un tipo curioso e galante
    Un quadro tenuto sotto uno stato impensabile
    O una donna
    Conosciuta in un giorno affollato
    Nel centro di un’idea.

    Il Jazz
    È un cielo giunto fra città nemiche
    Con i suoi imminenti
    Cambi di umore e stagione
    Il primo segno
    Il primo colpo di tosse
    E contatti di luce fuoristrada..
    Autostrade incalzanti.

    Un bel po’ di storia
    Il Jazz
    Fra orecchio
    Palato fine
    E spalle minacciose
    Un bel po’ di vita
    Il Jazz
    Scarabocchio indelebile
    Infilato nella tasca anteriore della carne
    La bestia originaria
    Puro investimento
    Di un artista in ascesa o discesa.
    Un bel po’ di note
    Il nontiscordardimè improvvisato Jazz.

    Non ho mai libato nulla di più libero
    Un sorso di caffè
    È la mia vecchia impressione
    Un sorso di contentezza
    È la pelle d’oca
    Di starmene accolto
    In tua compagnia
    Per luoghi accoccolati ad occhi abbassati.

    Le mie note parole
    Sono lacrime agli occhi
    Ma sane e forti
    Come correnti di eventi
    E dentro un’occhiata a quei fogli inesistenti..
    Che individuano l’immortalità del Jazz.

    Lettera poetica del signor Jazz:
    Maurizio Spagna


    ©
    di Maurizio Spagna
    www.ilrotoversi.com
    info@ilrotoversi.com
    L’ideatore
    paroliere, scrittore e poeta al leggìo-

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