Kings Go Forth: The Outsiders Are Back (Luaka Bop) |
Ok, conosciamo a memoria ogni passagio di ''Move On Up'' di Curtis Mayfield, abbiamo già consumato i dischi di Bobby Womack, o la nostra copia di Shaft. E allora, serviva anche questa congrega di Milwaukee composta da otto visi pallidi e un paio di meticci desiderosi di riportare in auge certe sonorità soul/funk degli anni Settanta? Beh, dopo aver ascoltato il debutto dei Kings Go Forth la risposta non può che essere affermativa, perchè ''The Outsiders Are Back'' (Luaka Bop, 2010) è un disco di soul music in piena regola, una collezione di implacabili uptempo da togliere il respiro, con fiati roventi e falsetti impossibili che devono moltissimo alla scuola di Chicago e in particolar modo (appunto) al genio di Mayfield. Dietro questi peculiari personaggi del revival soul c’è in realtà lo zampino di Andy Noble (incallito dj e collezionista di black music nonché proprietario del Lotus Land record shop di Milwaukee) e Black Wolf (all’anagrafe Jesse Davis, classe 1953) un cantante e compositore che negli anni Settanta arrivò persino a registrare alcuni brani (mai pubblicati) con un gruppo chiamato The Essentials nei mitici studi Curtom di Chicago. Ma è il primo il vero trait d'union dei nove musicisti, quello che da buon appassionato del genere li spinse alla realizzazione di alcuni singoli che puntualmente finiranno nelle playlists di qualche dj (Shadow..) e di numerosi soul bloggers prima di essere definitivamente intercettati dalla Louka Bop di David Byrne. Tra i brani proposti in scaletta trovano spazio anche alcuni episodi più o meno rilassati (''Fight your Love'' e ''High on your Love'') o dai profumi giamaicani (''1000 Songs''), ma è in quelli più rapidi e adatti alle piste che il disco trova i suoi momenti migliori: da ''One Day'' (la b-side di ''Move On Up''?) a ''I don’t love you no more'' (micidiale!), da ''You’re the one'' (più Supremes delle originali) a ''Don’t take my shadow'' (un bignamino soul raccolto in sei minuti)... Nessuna novità, ovvio, ma davvero tanto cuore.
Pensa che non mi avevano convinto molto, eppure il genere è decisamente il mio :D Ma visto il tuo post darò loro un'altra chance ;)
RispondiEliminaIn effetti rileggendo la mia recensione devo ammettere che l'enfasi andrebbe forse un po' ridimensionata. Si tratta comunque di un disco (di cover) molto bello, con il limite più evidente nella voce un po' apassita del vecchio lupo nero, ma con uptempo strumentali incisivi e degni di nota. Per il resto (com'è giusto che sia) un disco che resterà solo negli archivi di qualche malato di black music, ma niente più.
RispondiElimina[malati di black music].....come noi, quindi :D ;)
RispondiEliminaExactly! Vedo che ci capiamo.
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