lunedì 27 aprile 2009

Note dal sottosuolo: Bu, Bu, Bu!

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Continua all'interno di questo contenitore (''musica dal sottosuolo'') la serie di approfondimenti dedicati ai sottogeneri (o pseudo-generi o pseudo-stili o come volete voi) musicali. E' la volta del Boogaloo. Tra il 1966 e il 1968 gli Usa scoprono il nuovo ritmo dei ghetti ispanici. E' il suono degli adolescenti di origine cubana o portoricana, implacabile, colmo di fiati e stili latini, privilegia soul e funk, piace anche ai neri e per questo è pericolosamente politico. ''E' iniziato come un suono Motown in missione a Portorico'', spiegava una canzone dei Latinaires, tra i gruppi più rilevanti del genere. Anche l'Apollo Theatre se ne invaghisce sancendo nuove fusioni dal basso tra neri e ispanici. In radio ci pensa Symphony Sid, il primo, mitico ''buga dj''. In studio Fania Records e Cotique. Tra sezioni fiati potenti e testi perlopiù in inglese, ma con incursioni in spagnolo. Benvenuti nel fantastico mondo del Boogaloo!
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Nella prima parte degli anni Sessanta gli Usa sono attraversati da una mania senza pari per i balli. Tra questi anche il Boogaloo che si impone in ambito afro-americano tra il '65 e il '66 e si rivela, rispetto ad altre danze adolescenziali del tempo (jerk, monkey, twine ecc.), molto innovativo. Va da sè che decine di pezzi omaggeranno il ballo e in particolare Boo-Ga-Loo (1965), del duo di attori cantanti Tom & Jerrio, primo 45 giri a recare la parola nel titolo.
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Tra le influenze di riferimento del genere, Wilson Pickett che in Mustang Sally e In the Midnight Hour aveva posto le basi del nuovo stile: un funk'n'soul veloce, ritmato, agguerrito, zeppo di fiati. In quello stesso periodo gli adolescenti ispano-americani di Chicago e New York (Spanish Harlem in particolare) si invaghiscono del bogaloo. Del resto vivono a contatto (Harlem, Bronx) con i coetanei afroamericani da cui si apprestano a mischiare soul e funk sovraimponendovi l'irruenza latin. Dal '66 al '68 il latin bogaloo impazza nei ghetti sollecitando (e qui sta la sua grande valenza artistico/politica) una travolgente fusione interetnica. Grazie soprattutto a loro, i giovani ''nuyoricani'', anche indaffarati a sperimentare conl'inglese acquisito, perlopiù e inevitabilmente il black english, senza rinunciare ai colori sgargianti dello spagnolo caraibico che le cadenze afro ce le aveva di serie.
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Tradotto in termini di gusti musicali questo significava un orecchio al mambo e al cha cha cha, l'altro, come detto, al rhythm & blues, al soul della Motown, al funk di James Brown e in un secondo momento al rock. C'erano poi i precedenti del latin-jazz (o cu-bop, insomma Chano Pozo che incontra e travolge Dizzy Gillespie) e del latin soul, di cui il boogaloo può essere considerato figlio ''scapestrato''. Sullo sfondo anche la grande tradizione cubana del son e della rumba, compreso l'uso virtuosistico delle congas, mentre i musicisti originari di Porto Rico offrono in dote la baldanzosaandatura dello stile (cosidetto) bomba. A farla esplodere ci penserà l'urgente bisogno di far ballare i giovani ispanici, combinando le pungenti frasette di pianoforte prese in prestito dalle intro del son cubano con il battito frenetico delle mani, l'eccitazione, la cadenza della musica black. E' un po' come se il gospel, inciampando sulle percussioni latine, precipitasse direttamente nel funky. Un altro sinonimo di latin boogaloo, o più ispanicamente bugalu, fissato da apposita canzone di Willie Bobo, è shing-a-ling. Un altro ancora è popcorn music.
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Willie Bobo
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La sostanza è che nel 1963 Mongo Santamaria prende in prestito Watermelon Man, composizione del giovane pianista Herbie Hancock, ed entra nei top 20, seguito da El Watusi di Ray Barretto. Nel '66 la febbre aumenta con Peter Rodriguez (I Tell It like that), con Boogaloo blues di Johnny Colon, ma soprattutto con Bang Bang di Joe Cuba, primo 45 giri di boogaloo a vendere un milione di copie.
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Joe Cuba band
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Ma il boogaloo viene inizialmente snobbato dai grandi. Tra questi Perez Prado e Tito Puente che però si ricrederà presto. La risoluta sfrenatezza trasmessa da questa musica, con pochi colpi ben assestati, può anche far pensare a una sorta di big beat latino d'epoca. Per questo in tempi più o meno recenti sembrano esserne accorti molti esponenti della musica elettronica, facendo riaffiorare il brivido del latin bogaloo dai beats della loro musica. Con zero preliminari e servendosi di sbrigativi crescendo, il bogaloo colpisce veloce e riarretra subito. Ma paradossalmente tanta efficacia fu una rovina, e all'inizio degli anni Settanta era già tutto finito. O meglio, facendo perno sul successo ormai consolidato da un'etichetta come la Fania,tutto riconfluisce in un'altra parola magica, un'altra grande invenzione della comunità afro-ispanica newyorkese chiamata salsa.
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ALCUNI NOMI DI RIFERIMENTO
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THE LAINAIRES
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Gruppo del Bronx che, a differenza di altre formazioni, non utilizzava né trombone, né tromba ma solo sax alto e tenore. Creation, un brano di ''Camel Walk'', l'album del '68, descriveperfettamente nel testo il boogaloo: ''Un suono alla Motown con influenze portoricane''. Il nome del gruppo è stato parafrasato per una serie di antologie di qualche anno fa di nuova elettronicae ritmi latini chiamate appunto The New Latinares.
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JOE TORRES
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Musicista di timbales, cresciuto ad Harlem, nel 1956 suona con Nono Morales, e dopo un tour in California si trasferisce a Los Angeles. Recita in due film con Elvis Presley(Viva Las Vegas e L'idolo di Acapulco). ''Latino Can Soul'' è il suo unico album pubblicato nel 1968. Molto jazz e percussioni latine.
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JOEY PASTRANA
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Percussionista noto per aver dedicato il brano Sid's Walk a Symphony Sid Tory, mitico dj radiofonico che negli anni '40 contribuì alla diffusione del bop, così come nei '50 e nei '60 a quella della musica latino-americana. Ha inciso dischi bogaloo, jazz e latin soul.
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JOE BATAAN
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Nome di riferimento del latin soul, si impone a New York nella seconda parte degli anni Sessanta. Di origini afro-americano-filippine Peter Nitollano, questo il vero nome, è nato a Spanish Harlem e ha esordito cantando doo-wop agli angoli delle strade. Pianista autodidatta, ha fatto parte di gang di strada che lo hanno anche portato in carcere nel 1965. Gipsy Woman (1967) è il suo grande hit, pubblicato paradossalmente dalla Fania International Records, mito del latin sound, etichetta di proprietà di Jerry Masucci, un ex polizziottoe avvocato. Quel pezzo è importante perchè in un certo senso anticipa l'energia della disco: un brano pop soul con un break che presenta battiti di mano raddoppiati. Noto anche Rap-O Clap-O, pezzo che nel 1979 ha impazzato nelle discoteche di mezzo mondo e contribuito a importare il rap in Europa. Tra i suoi album, ''Salsoul'', da cui l'omonima etichetta e genere musicale e ''Afrofilipino'' in cui compariva The Bottle, cover del pezzo di Gil Scott Heron.
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TITO PUENTE
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Come altri guru latin anche Puente, signore del latin jazz, si è dedicato in alcuni pezzi al boogaloo, genere che in prima battuta aveva snobbato. Virtuoso di timbales, pianista,sassofonista e vibrafonista, ha anche registrato dischi di bossa nova (''My Fair Lady Goes Latin'') e appunto boogaloo come ''T.P. Treat'', ''Fat Mama'' e ''Hit the Bongo''. Due suoi pezzi, Oye Como Va e Para Los Rumberos sono divenuti famosi grazie a Santana. Ha suonato con Machito, ha contribuito a diffondere mambo (non a caso è stato soprannominato ''king of mambo'')e cha cha cha. Tra i congueros che si sono esibiti con la sua band negli anni Cinquanta ci sono Mongo Santamaria, Willie Bobo, Johnny Pacheco e Ray Barretto. E' scomparso nel 2001.
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HECTOR RIVERA
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Tastierista, compositore e arrangiatore newyorkese, si è dedicato al latin soul divenendo negli anni '60 uno degli artisti latin più apprezzati dagli adolescenti urbani neri. Il suo albumdel '67, ''At The Party'', è in tal senso emblematico. Contiene I Want Change for Romance, un classico del boogaloo e un singolo esplosivo che fonde soul e ritmi latini a una velocitàvertiginosa. Nel '69 Rivera verrà adirittura invitato all' Apollo Theatre di Harlem, rompendo convenzioni e sancendo nuove alleanze tra neri e ispanici. Nella sua carriera ha collaboratocon Joe Cuba, Pacheco e Ray Barretto.
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JOE CUBA
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Il suo singolo del 1966, Bang Bang è tra i pezzi che hanno contribuito a popolarizzare il boogaloo. Vibrafonista newyorkese, Joe Cuba è stato leader di un importante sestetto in cui cantavano Cheo Feliciano, Willie Torres e Jimmy Sabater che si esibirà anche come solista. Altra sua perla boogaloo è il pezzo El Pito.
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MONGO SANTAMARIA
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Maestro di congas e travolgente percussionista, Mongo Santamaria nasce a Cuba, L'Avana, trasferendosi poi nel 1948 a Città del Messico e di lì a New York. Il suo nome si lega alle orchestre di mambo e di latin jazz di Perez Prado, Tito Puente e Cal Tjader. Nel 1963 va in classifica con il rifacimento di Watermalon Man, il brano di Herbie Hancock, prototipo musicale del boogaloo. Nella sua carriera ha puntato ad una costante miscelazione di jazz, r&b e latin music. Tra i suoi brani più noti il tributo alla musica latina We Got Latin Soul di Dyke and the Blazers che invece omaggiava la cultura di strada afro-americana. John Coltrane e Dizzy Gillespie hanno rieseguito Afro-Blue, un grande classico si Santamaria. Il figlio Monguito è un altro nome di rilievo del boogaloo.
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JOHNNY COLON
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Insieme a Pete Rodriguez e Joe Cuba è il guru indiscusso del genere. Nel 1966 si impone con ''Boogaloo Blues'', album da cui l'omonimo singolo che in quell'anno venderà tre milioni di copie. Pianista, trombonista, sassofonista e chitarrista di origine portoricana, cresce a Spanish Harlem e da adolescente canta nei Sunsets divenendo negli anni Sessanta direttore della East Harlem Music School. Nei suoi dischi spiccano latin jazz, mambo e descarga.
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WILLIE COLON
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Nato a New York, il trombonista è stato uno degli artisti che più hanno contribuito all'affermazione della musica latino-americana. Addiritura il suo disco ''El Malo'' (1968) è considerato uno dei primi album in stile newyorkese ad avere riacceso l'interesse intorno alla musica latina. Insieme ad Eddie Palmieri, ha formalizzato la salsa. Con lui si sono esibiti Ruben Blades (la sua carriera deve molto a Colon) e Celia Cruz. Più recentemente ha collaborato anche con David Byrne.
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EL CHICANO
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Tra le tante formazioni ispaniche che si imposero sulla scia di Santana alla fine dei Sessanta. Provenienti da Los Angeles e già parte del gruppo V.I.P.s vanno in classifica nel 1970 con Viva Tirado, loro primo singolo, un rifacimento del pezzo di Gerald Wilnson. Determinante all'interno della band l'organo di Bobby Espinosa. Tra le loro cover anche Spanish Grease, primo singolo di successo del 1965 di Willie Bobo. Nel 1998 i componenti della formazione si sono riuniti e hanno pubblicato il disco ''Painting the Moment''.
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ORCHESTRA HARLOW
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Guidati da Larry Harlow, sono tra le formazioni più avvincenti del genere. Pianista jazz al lavoro con Johnny Pacheco, forma la Orchestra che debutta nel 1967 con il 33 giri ''Heavy Smokin'''. Un anno dopo esce ''El Exigente'', disco che risente delle influenze psichedeliche del tempo. Harlow, un ebreo americano, affascinato dal suono latin che fuoriusciva dai negozi di Spanish Harlem, si recherà spesso a Cuba per studiare musica. E' stato discepolo del grande Antonio Rodriguez, uno dei pianisti cubani più grandi di tutti i tempi e tra i padri della salsa.
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PETE RODRIGUEZ
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Il singolo del 1966 I Like It Like That è tra i brani che hanno scatenato la mania boogaloo. Soprannominato il ''re'' o il ''padre'' del genere, il pianista si impone a New York privilegiando il soul.
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RAY BARRETTO
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Nel 1962 pubblica El Watusi, brano che ha contribuito alla nascita del boogaloo. Grande conguero di origine portoricana, nella sua carriera ha collaborato con i più rilevanti nomi del jazz,tra cui Charlie Parker, Gene Hammonds, Cannonball Adderley, Kenny Burrell, Lou Donaldson, Red Garland, Dizzy Gillespie, Freddie Hubbard, Wes Montgomery, Cal Tjader. Barretto, che è cresciutoa Spanish Harlem e nel Bronx, proviene, infatti, dal jazz e da qui è arrivato al latin sound (di solito è il contrario). Fondamentale la sua permanenza per quattro anni nella band di Tito Puente come sostituto di Mongo Santamaria. Importante anche il suo tentativo di modernizzare sempre tutto con bordate di fiati e rutilanti cover di brani pop e rock.
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PUCHO & THE LATIN SOUL BROTHERS
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Suonatore di timbales e direttore d'orchestra, Henry ''Pucho'' Brown è un afro-americano rapito dai ritmi latin. Esordisce nel gruppo del pianista Joe Panama che presto liquida alcuni componenti della formazione. Questi ultimi, guidati da Pucho, diverranno i Soul Brothers. Comincerà ad incidere nel 1963 e i suoi dischi fino al '70 per la Prestige (fusioni di latin jazz,Motown, funk) faranno la storia del boogaloo e del soul jazz. Dalle sue band hanno attinto, tra gli altri, Willie Bobo e Mongo Santamaria che gli ''rubò'' un giovanissimo Chick Corea.
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WILLIE BOBO
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Percussionista, timbalero nato a Spanish Harlem, diventa grande amico di Mongo Santamaria. Quando questi si trasferisce da Cuba a New York, Bobo gli fa da traduttore e guida urbana. In cambio Mongo gli svela i segreti dei ritmi cubani. Negli anni Cinquanta si esibisce con Tito Puente e Cal Tjader, nei Sessanta è di nuovo a fianco di Santamaria. I suoi dischi per la Verve, a partire dal 1965, sono il paradiso del boogaloo. Autore di Spanish Greese, è scomparso nel 1983.
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EDDIE PALMIERI
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L'uso di due tromboni, una caratteristica formalizzata a inizio '60 da Eddie Palmieri, diventerà ingrediente principale del boogaloo. Il pianista si diletterà nella fusione di suoni latini e funk tenendo ben presenti anche le influenze jazz di artisti tanto diversi tra loro come Herbie Hancock, Thelonious Monk o McCoy Tyner.
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ROBERTO ROENA
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Tra i maggiori percussionisti latini, Roena esordisce come corista e ballerino di Rafael Cortijo, di cui diverrà anche bonghista. In seguito abbandonerà il suo mentore divenendo membro dell' El Gran Combo, altro gruppo di rilievo del boogaloo. Come tanti altri ha inciso per la storica Fania International Records entrando a far parte dei Fania All Stars.
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BOBBY VALENTIN
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Bassista e trombettista nato a Portorico, e trasferitosi a New York, è passato negli anni dal boogaloo al latin soul alla salsa. Ha collaborato con Joe Quijano, Willie Rosario, Charles Palmieri, Ray Barretto e Tito Rodriguez. E' un altro nome di riferimento della Fania.
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E ANCORA....
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Tra i tanti si ricorda Joe Quijano, cantante/pianista nato a Portorico, emigrato a New York, amico di Eddie Palmieri, frequentatore di stili come cha-cha cha, boogaloo e charanga. E ancora: Kako, vero nome Francisco Bastar, ha esordito come ballerino diventando poi un grande timbalero. Ha collaborato con Tito Puente e Mongo Santamaria. Tra i suoi album ''Sock It to Me Latino'' (1968), tra i pezzi Kako's Boogaloo. Poi Chollo Rivera & The Latin Soul Drivers con ''By Chollo'', album latin di culto del 1969. Infine, tra le donne, impossibile non citare La Lupe, cubana e antagonista della mitica Celia Cruz. Da Cuba si sposterà prima in Messico e successivamente a New York dove venne notata e voluta per il suo gruppo da Mongo Santamaria. Questa collaborazione sfocierà in una lunga e fortunata serie di dischi (anche) assieme al maestro Tito Puente. (Per maggiori informazioni sulla mitica La Lupe entra qui)
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La lupe
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ANTOLOGIE
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Occhio soprattutto all'etichetta Harmless di cui andrebbero almeno reperiti questi titoli: Broadster or Fried-Latin Breakbeats,Basslines & Boogaloo; Freak Off; Kool It-Soul, Funk & Jazz Go Latin... Importante anche la Bbe che ha pubblicato raccolte come Latin Spectrum voll.1-2 Real latin for Real People. E poi, ancora, la Soul Jazz di Nu Yorica Roots e Chicano Power! Latin Rock in the Usa 1968-1976 (doppia compilation non proprio di boogaloo tout court, ma notevole). Fra le etichette più ''giovani'' vanno segnalate molte pubblicazioni della la spagnola Vampisoul (''Gozalo voll. 1 &2'' le antologie di Joe Bataan, ecc. ecc.).
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Le avventurine di Pene e Vagina

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Come sempre arrivo in ritardo di brutto, scoprendo solo ora (ma consigliando caldamente ai distratti come il sottoscritto) LE AVVENTURINE DI P. E V., ovvero ''l' educazione sessuale divertente e non ingessata". Si tratta di una piccola serie di animazioni proposta qualche tempo fa durante la trasmissione Loveline di MTV. Divertenti e tutti molto reali, questi episodi narrano le vicissitudini di due simpatici organi sessuali (appunto un pene e una vagina) che incarnano i caratteri tipici dell'uno e dell'altro sesso alle prese con i problemi legati alla sessualità, alla vita di coppia e al rapporto tra i due sessi. Un plauso al creatore della serie Fabrizio Biggio che ha certamente inventato un nuovo modo di affrontare l’argomento "educazione sessuale".
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In questo spazio mi limiterò a proporvi la prima puntata della serie, ma potete accedere direttamente a molte altre attraverso l'elenco sotto riportato. Buon divertimento!
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LE AVVENTURINE DI PENE E VAGINA
Puntate: [01] - [02] - [03] - [04] - [05] - [06] - [07] - [08] - [09] - [10] - [11] - [12] - [13] - [14] - [15] - [16]

Best Videoclips 2009: Grizzly Bear - Two Weeks

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Music Video for Two Weeks directed by Patrick Daughters
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Best Videoclips 2009: The Fiery Furnaces - Charmaine Champagne

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Directed by Phillip Niemeyer of Double Triple Artwork
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The Fiery Furnaces - Charmaine Champagne from Thrill Jockey Records on Vimeo.

Best Videoclips 2009: Double Dagger - Vivre Sans Temps Mort

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Director: Cat Solen; Director of Photography: Tarin Anderson; Editor: Aaron Morris; 2nd Unit DP: Bruce Willen; Producer: Dan Ruth
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Double Dagger - Vivre Sans Temps Mort from Thrill Jockey Records on Vimeo.

Best Videoclips 2009: Moray McLaren - We Got Time

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Descrizione presa dalla pagina di You Tube:
Using the 19th century technology of the praxinoscope, Wilson was able to create wonderful bits of animation with no assisting from the computer (well, no animation from the computer). Using both praxinoscopes and the technique of matching up the frame rate of the spinning record to that of the camera, no computer super-imposing was used; what you see is what rolled off the camera. The transitions between each section of animation was created by simply cutting or wiping between the bits of footage.
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Prod co: Blink Ink
Director and Animator: David Wilson
Producer: James Bretton
DoP: Tim Green
Art direction: Will Randall and Hattie Newman
1st AD: Jerome Franc
RED camera ops: Nick Allsop and Jeff Brown
Motion Control: Dennis Henry at MC2
Editor: Mark Aarons
Post: The Mill
Colourist: James Bamford
Post Producer: Matt Williams
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Making of:



Best Videoclips 2009: Pet Shop Boys - Love Etc

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Video directed by Han Hoogerbrugge
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Tanzen Mit Righeira

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Per non dimenticare.....
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Italian Graffiti: Diana Est



« Val la pena vivere solo dalle undici... »

Chi ha superato la trentina dovrebbe ricordarsi di Diana Est, l'androgina icona dell' elettro-pop anni Ottanta. Ma che fine avrà fatto? Scopriamolo insieme...

Da Wikipedia
Diana Est, nome d'arte di Cristina Barbieri (Milano, 12 giugno 1963), è una cantante italiana, nipote di Mario Lavezzi e interprete di musica new wave negli anni ottanta.

La breve carriera
Il nome Diana era stato scelto in onore della dea romana della caccia, mentre Est ricorda il verbo latino "è". Dotata di una voce non particolarmente memorabile, Diana aveva un aspetto androgino, caratterizzato da un abbigliamento che ricordava nelle prime apparizioni televisive gli antichi peplum. Prima di iniziare la carriera discografica, Diana Est era apparsa per la prima volta in televisione, all'età di 17 anni, come corista per Ivan Cattaneo nel programma musicale RAI Mister Fantasy. La carriera discografica è stata breve. Nel 1982 viene messa sotto contratto dalla Dischi Ricordi e, grazie all'importante contributo di Enrico Ruggeri, autore dei testi dei 45 giri Tenax e Le Louvre (musiche di Cesare Previsti), Diana Est ottiene un successo praticamente immediato. Le immagini di copertina dei primi due singoli la ritraggono in un sofisticato stile, a metà strada fra la new wave e l'antichità classica. Nel terzo ed ultimo singolo si può notare un drastico cambio di immagine. Tenax è un inno alla notte: il testo vagamente criptico ed angosciante e la ritmica ossessiva fanno da cornice ad una canzone interessante ed originale. Tenax inoltre sfoggia qualche verso in lingua latina, probabilmente parafrasato da Seneca: "Sed modo senectus morbus est… carmen vitae immoderatae hic est". La discoteca fiorentina Tenax non ha molto a che vedere con questa canzone, il nome della discoteca probabilmente si riferisce a una nota marca di brillantina per capelli dell'epoca. Le Louvre si ispira ad un mondo immaginario e sofisticato in cui i dipinti escono dai musei per portare la cultura nella moderna e depressa civiltà "delle banalità". Marmo di città è una riflessione sul trascorrere del tempo in un dialogo immaginario con una scultura antica esposta all'aperto. Diamanti parla di un suicidio, tragico epilogo di una turbolenta storia d'amore clandestino. I testi scorrevoli e originali testimoniano la veloce maturazione artistica di Ruggeri che di lì a poco avrebbe iniziato la sua fortunata carriera artistica come cantautore. Diana Est, dopo aver inciso il terzo ed ultimo singolo nel 1984, Diamanti (autori: Avogadro e Ameli) / Pekino (autori: Avogadro e Ameli, con la cooperazione di Fasolino), scompare dalle scene musicali. Scaduto il contratto quinquennale con la Ricordi, decide di chiudere definitivamente la sua esperienza musicale, giudicando l'ambiente discografico e la carriera di cantante, non adatti a lei. La sua sparizione improvvisa unita alla sua riluttanza nel tempo ad apparire dal vivo o come ospite televisiva, ne hanno alimentato la fama e il mito fino ad oggi. Un verso del ritornello di Tenax «forse è gia mattino e non lo so» è impressa sul muro della nota discoteca Cocoricò, nel corridoio che dalla piramide porta alle altre sale.In un'intervista rilasciata a Radio Popolare il 24 gennaio 2004, Diana Est ha espresso giudizi molto negativi sull'ambiente musicale italiano dell'epoca.




Curiosità
Nel 2002 sulla rivista "Max" fu pubblicato un racconto di fantasia sulla attuale vita di Diana Est, dal titolo Magnifica Ossessione. La canzone Le Louvre è stata remixata nel 2004 da Giorgio Prezioso, trasformando il brano di Diana Est in una hit da discoteca. La band The Transistors ha dichiarato di aver voluto omaggiare Diana Est nel brano Stop Shoot Shock Shout celando alcune citazioni nel testo del loro brano. In effetti nel testo troviamo versi come "Outside from the museum there are many friends of mine" che ricorda "Fuori dai musei nuovi amici miei" (un verso di Le Louvre), ma anche "Est-ethic conversation, Le Louvre or something else" è un chiaro riferimento. Alcune centinaia di copertine del singolo Diamanti / Pekino sono state stampate includendo un diamante di plastica, incollato sulla copertina sopra la lettera "i" di Diana. Queste particolari copie rappresentano una rarità per il collezionismo discografico; anche considerando che, dato lo scarso successo, l'ultimo singolo di Diana Est non è molto diffuso.


Discografia
45 giri
1982 Tenax / Notte senza pietà
1983 Le Louvre / Marmo di città / Le Louvre (reprise strumentale)
1984 Diamanti / Pekino
Mix 12"
1982 Tenax (extended) / Tenax (extended instrumental)
1983 Le Louvre (extended) / Le Louvre (extended instrumental)
nota: tutti i brani sui 12" sono remixati dal Dj Tony Carrasco
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Link suggeriti:

Pacha a Melilla

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Ogni tanto capita che degli amici spagnoli intellettualmente impegnati si ricordano di me, informandomi e illuminandomi a dovere riguardo eventi mondani, modaioli (e quant'altro) passati un po' troppo inosservati dalle nostre parti. Benedetta posta elettronica mi verrebbe da dire. E' per questo che con molto entusiasmo informo voi tutti, cari amici italiani, della nuova apertura del Pacha (leggenda supertop ibizenca e paradiso dei discotecari per eccellenza) anche in quel di Melilla, la famosa città autonoma spagnola situata sulla costa orientale del Marocco. Aprofitto quindi dello spazio per proporvi alcune immagini della serata inaugurale della discoteca, che in linea di tendenza con i migliori locali notturni del pianeta non rinuncia ad essere, diciamo pure, politicamente scorretta. Uno spasso!

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Pellicole dal sottosuolo: ''Cous Cous'' di Abdel Kechiche

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Abdel Kechiche era presente all'anteprima del suo terzo lungometraggio (seguito del bellissimo ''L'Esquive'') , La graine et le mulet, che si è svolto a Sète, in Provenza, dove la pellicola è stata realizzata. Presentando il regista di origine tunisina il sindaco non ha escluso di intitolargli una strada o una piazza, a testimonianza del legame che si è istaurato tra l'autore e gli abitanti della città portuale, alcuni dei quali sono stati scelti per far parte del cast. Dopo la proiezione gli attori locali sono stati colpiti dall'esattezza con cui Kechiche ha descritto la vita di Sète: il porto, la sua gente, la solidarietà tra i vicini di casa e questi immigrati che si sono integrati, ma che hanno lavorato duro per tutta la vita. Anche i pochi attori professionisti, quasi tutti parigini, tornati per la prima volta a Sète dopo la fine delle riprese, hanno ritrovato l'ambiente familiare in cui si sono immersi completamente. Il film, premio speciale della giuria a Venezia nel 2007 e uscito in Italia con il nome di Cous Cous è un piccolo gioiellino.
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Kechiche è un regista che si prende il suo tempo (Cous Cous supera le due ore) ma arriva dritto al cuore di quello che mette in scena: le persone, la loro vita quotidina, i loro piccoli-grandi drammi, i loro momenti intimi... Al cous cous domenicale di Souad c'è posto per tutto il clan. E non manca mai neppure un piatto per Silmane, ex marito di Souad, sesant'anni, sfiancato da una vita passata a lavorare in un cantiere navale destinato a chiudere. Un modo trovato da Souad per non farsi dimenticare dal suo ex marito, e per lo stesso Silmane, per non lasciarsi abbattere. Non può accettare che la sua vita di immigrato in Francia sia stata inutile. Perciò decide di raccogliere le forze e, nonostante le enormi difficoltà , di aprire un ristorante dove si mangia un unico piatto: il cous cous di pesce di Souad. Silmane non è uno che alza la voce (ricorda personaggi del neorealismo, come quelli di Ladri di biciclette o di Umberto D. di De Sica) e Kechiche ha avuto la capacità e la sensibilità di filmare la tragedia di un uomo che vuole dimostrare a se stesso di esistere ancora nel modo più onesto e più semplice possibile. Con i tempi che corrono un film estremamente didattico.
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Reia: Abdellatif Kechiche
Produzione: Francia - 2007 - Commedia/DrammaticoDurata: 135'
Interpreti: Habib Boufares, Hafsia Herzi, Faridah Benkhetache,

Abdelhamid Aktouche, Bouraouia Marzouk, Alice Houri, Leila D'Issernio
Sceneggiatura: Abdellatif Kechiche
Fotografia: Lubomir Bakchev
Scenografia: Benoit Barouh
Montaggio: Ghalia Lacroix - Camille Toubkis
Costumi: Maria Beloso Hall

SITO WEB
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Pellicole dal sottosuolo & Cinema tascabile: ''Vogliamo anche le rose'' di Alina Marazzi

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L'autrice Alina Marazzi era ancora bambina, non solo quando si tolse la vita sua madre (Un’ora sola ti vorrei), ma anche quando succedevano tutte le cose incredibili che ci racconta questo suo bellissimo documentario-caleidoscopico: Vogliamo anche le rose.
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Si tratta di un sapiente collage di immagini e documenti d'epoca (anni Sessanta e Settanta) di tutti i tipi: filmini familiari, corti sperimentali, inchieste tv, pubblicità, musiche, animazioni, diari di donne. Il titolo riprende il bellissimo slogan di uno sciopero di operaie del Massachusetts che nel 1912 chiedevano ''non solo il pane ma anche le rose''.
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Non si tratta di un film nostalgico sul femminismo italiano, ma di una ricerca molto accurata, che grazie a un montaggio eccellente, ci permette di capire perchè nel nostro paese quel movimento sia stato così violento. Scopriamo, allora, che negli anni Sessanta molti bravi padri italiani del boom si comportavano con le figlie più o meno come certi fanatici islamisti di oggi. Nel sud soprattutto, praticamente mancava solo il velo. In realtà c'era pure quello, lungo e bianco...
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Con il suo documentario, Alina ci aiuta a capire meglio anche l'Italia di oggi, ricordandoci non solo che il divorzio e l'aborto sono diritti relativamente recenti, ma anche che fino agli anni Ottanta il delitto d'onore non era consideratoun vero e proprio omicidio. C'è da sperare che un giorno anche i nostri figli ci chiederanno (riferendomi soprattutto a certe leggi da poco varate) come nel nostro paese potesse esistere tutto questo e che a noi rimarrà solo l'amaro ricordo di inspiegabili abominii.
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Regia: Alina Marazzi
Produzione: Italia/Svizzera - 2007 - Documentario
Durata 85'
Interpreti: Anita Caprioli (voce narrante), Teresa Saponangelo (voce narrante), Valentina Carnelutti (voce narrante)
Sceneggiatura: Alina Marazzi
Fotografia: Mario Masini
Scenografia: Gaia Giani
Montaggio: Ilaria Fraioli
Musiche: Ronin

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IL TRAILER



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IL DOCUMENTARIO COMPLETO