A leggere il rinomato nome della regista si potrebbe pensare che Sofia Coppola sia la solita raccomandata: viziata figlia di papà, arrivata dietro la macchina da presa senza nessuna esperienza cinematografica. In realtà la figlia del grande Francis ha respirato aria di set sin da neonata, apparendo fugacemente nei primi due episodi de ''Il Padrino'', prima di interpretare l'importante ruolo di Maria Corleone nel terzo capitolo della saga scritta da Mario Puzo. Poi anzichè far valere l'esperienza di attrice, ma quasi ad aprire un'ardua disfida familiare, ha preferito seguire (con grandissimo rischio) le orme paterne, esordendo con il corto ''Lick the Star'', impietosa descrizione in bianco e nero della perfidia che caratterizza i rapporti tra le teenagers nei college americani. Arriveranno poi ''Virgin suicides'' del 2000 (coraggioso e intelligente esordio sulla lunga distanza di cui ora ci occuperemo), e gli eccellenti ''Lost in translation'' del 2003 e ''Marie Antoniette'' del 2006 che non hanno certo bisogno di molta pubblicità.
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Sofia Coppola sul set di ''The Virgen Suicides''
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Presentato al festival di Cannes nella Quinzaine des realisateurs, Il giardino delle vergini suicide fu una delle sorprese del festival, che probabilmente non si aspettava granchè dalla regista. Nel suo film Sofia Coppola ci racconta la follia latente nella società americana perbenista e terribilmente ''normale''. Una cosa, certo, che sembra essere diventata assai di moda nel cinema americano più recente, ma qui è svelata con toni sottili e colori leggeri, senza scivolare nella banalità patinata, seppure nell'atrocità assurda e morbosa della vicenda. Quattro sorelle adolescenti, tutte carine, tutte bionde, tutte sorridenti, vivono in una casa color pastello nella provincia americana degli anni Settanta: un prato curato e fiorito, l'hobby del modellismo del padre, i rapporti buoni con il vicinato, il baseball all TV... Più due genitori severi e profondamente religiosi (la madre è Kathleen Turner e il padre un bravissimo James Woods), forse un po' troppo rigidi ma perbene.
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Da subito la voce narrante (un artificio narrativo qui usato in maniera sapiente, dando alla vicenda quel sapore di realtà vissuta ormai lontana, quasi l'epopea di una generazione, che lascia ancora vivi i ricordi e le sensazioni, i volti e le parole) ripercorre una tragedia circondata da un mistero e da una certa curiosità morbosa. I genitori incoscentemente repressivi turbano sempre di più le ragazze, principesse prigioniere, che senza shock apparenti scivolano verso l'abisso del suicidio.
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Come detto, tutto accade in un clima di apparente normalità, attraverso piccole offese, tra divieti e incursioni nella privacy. Circondate da un amore opressivo, le sorelle che vivono in un'America del lusso e della libertà, si ritrovano private di ogni desiderio. Il tocco leggero e implacabile di Sofia Coppola compone un bellissimo affresco della sofferenza adolescenziale e dimostra come i meccanismi dell'annientamento umano siano attivi dovunque. Bellissima e adattissima anche la colonna sonora (molto pinkfloydiana) firmata Air.
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Titolo originale: The Virgi Suicides
Regia: Sofia CoppolaProduzione: U.S.A. - 2000 - Dramm. - Durata: 96'
Interpreti:James Wood,Kathleen Turner, Kirsten Dunst,
Chelsea Swain,Danny De Vito, Josh Hartnett,
Scott Glenn, Jonathan Tucker, Leslie Hayman
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Interpreti:James Wood,Kathleen Turner, Kirsten Dunst,
Chelsea Swain,Danny De Vito, Josh Hartnett,
Scott Glenn, Jonathan Tucker, Leslie Hayman
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Fotografia: Edward Lachman
Scenografia: Jasna Stefanovic
Montaggio: Melissa Kent - James Lyons
Costumi: Nancy Steiner
Musiche: Brian Retzell /Air
Scenografia: Jasna Stefanovic
Montaggio: Melissa Kent - James Lyons
Costumi: Nancy Steiner
Musiche: Brian Retzell /Air
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