lunedì 27 aprile 2009

Pellicole dal sottosuolo: ''A.B.. Africa'' di Abbas Kiarostami

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''Ho sempre creduto che l'immagine della sofferenza debba essere mostrata senza essere trasferita su colui che la guarda.Se c'è un limite non devo essere io a stabilire dov'è. La telecamera è un osservatore fedele e corretto che si comporta da testimone''.

Abbas Kiarostami
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Uganda, marzo 2000. Su richiesta dell' IfadInternational Fund for Agricultural Development delle Nazioni Unit e) il maestro del cinema iraniano, Abbas Kiarostami, e il suo assistente Seifollah Samadian arrivano a Kampala. Per dieci giorni le loro telecamere digitali catturano e accarezzano i volti di un migliaio di bambini, tutti orfani, i cui genitori sono morti di AIDS. In una sorta di docu-diario di viaggio, registrano lacrime e risate, musica e silenzio, vita e morte.
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Tuttavia non sono solo le immagini della tragedia che ci richiedono l'attenzione maggiore. Non lo sono nemmeno quelle d'un funeralino che, pure, restano ben vive nella memoria, con lo sgomento che viene dalla loro semplicità spietata. Ancor più intense sono altre immagini, all'apparenza neutre. Per quanto ben protetto nell'oasi da ''primo'' mondo di un grande albergo, Kiarostami si trova improvvisamente prigioniero del buio della notte. E con lui, per alcuni lunghi minuti anche noi ci ritroviamo soli, a riflettere. E il cinema di Kiarostami è anche questo: svelare verità attraverso la forza dell'essenzialità.
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Titolo originale: A.B.C. Africa
Regia: Abbas Kiarostami
Genere: Documentario
Interpreti: i bambini africani, A. Kiarostami, S. Samadian
(nella parte di loro stessi)
Fotografia: S. Samadian
Montaggio: A. Kiarostami
Produzione: Iran, 2001
Durata: 84'.
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