Probabilmente comprerò questo disco. Veckatimest dei Grizzly Bear uscirà, se non ricordo male, solo il 26 maggio, ma l' hype attorno al disco e al gruppo era ed è talmente grande (anche perchè sono stati additati pubblicamente da Johnny Greenwood come sua band preferita e di conseguenza nel 2008 i Radiohead se li portarono in tour per tutto il nord America) che proprio non ho saputo resistere alla tentazione e all'opportunità di ''acchiapparlo'' (via rete) molto prima della sua uscita ufficiale. Ma se è vero che di solito le grandi attese vengono deluse, in questo caso posso garantirvi (anche se è pur sempre un opinione personale) che Veckatimest è un disco meraviglioso.
Detto questo, confesso che il psycho-pop/folk condito e amalgamato da sapori elettronici di ''Yellow House'' (Warp, 2006) - nonostante la critica tutta dalla loro parte e le svariate lodi - non mi aveva particolarmente entusiasmato, ritenendo che il disco faticasse a trovare totalmente una sua dimensione, un suo equilibrio.
Con Veckatimest le cose cambiano, e anche se il pedigree del gruppo rimane sostanziamente immutato, sin dall'incipit di "Southern Point" si capisce che questa volta, all'interno di una forma canzone niente affatto scontata ma certo meno disposta che in precedenza a facili divagazioni leggermente confuse, i Grizzly Bear hanno aggiustato il tiro centellinando le idee e mettendole a fuco. L'obiettivo è un bagaglio/bersaglio pop (che in fin dei conti il gruppo si portava appresso anche nel disco precedente) colpito in pieno. Le armonie sono curate nei minimi dettagli, e l'operazione chirurgica compiuta rispetto al passato è perfettamente riuscita, permettendo di ricucire minuziosamente tutti i tessuti musicali alla perfezione.
Un lavoro che se da un lato sembra essere più asciutto e più compatto in termini di massa sonora, dall'altro risulta più forbito dal punto di vista dei linguaggi e come strumentazione, dagli arrangiamenti di archi alle splendide coralità dei brani. Se proprio dovessi trovare dei paragoni, i primi due nomi che mi vengono in mente, senza pensarci sù troppo, sarebero quelli dei Beach Boys (di Pet Sounds ovviamente) e di Van Dyke Parks, il che non può certo essere considerato offensivo. Come il precedente ''Yellow House'' anche Veckatimest esce per la mitica Warp (etichetta elettronica per eccellenza) cosa in apparenza strana se si pensa che per questo disco gli inserti elettronici sono quasi impercettibili e vengono usati (in modo sublime) da Chris Taylor più che altro come sobria punteggiatura, o rifinitura se preferite, ma senza ''arroganza'', e lasciando maggior spazio ad altri strumenti, come alla batteria di Chris Bear o ai meravigliosi impasti vocali di Edward Drosde (unico titolare del progetto Grizzly Bear fino al 2004) e Daniel Rossen. Dopo aver ''ripassato'' questo disco solo un paio di volte, già scaturiscono due convinzioni: 1)Veckatimest sembra essere una di quelle strane creature destinate a crescere via via con gli ascolti; 2) Sarà sicuramente tra i miei preferiti di fine anno, anche perchè se non dovesse essere così (e speriamolo pure!) significherebbe che nel frattempo sono usciti molti altri gioielli dello stesso calibro, il che, francamente, mi sembra abbastanza improbabile.
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