giovedì 7 ottobre 2010

African Pearls: Frikyiwa Family



Frikyiwa è uno strumento a percussione del Mali ma è anche una piccola etichetta indipendente fondata nel 1998 dal francese Frédéric Galliano. Etica e filosofia di base sono a immagine e somiglianza dello stesso Galliano, batterista, sound designer, produttore, remixer e scultore che ha avuto libero accesso agli archivi della Cobalt (da lì arrivano anche la gran parte dei materiali riproposti) per dare sfogo e forma alla sua idea di portare la musica africana (in particolare quella maliana) nei club europei, rispettandone contemporaneamente struttura e profondità. Vietato però chiamare Galliano dj ( ''io nei club non ci metto piede'' ha tenuto a sottolineare più di una volta nelle sue interviste ).



Non pago di aver contagiato alcuni dei dj più curiosi della scena francese (e non solo) con il suo approccio nuovo rispetto (rispetto! è proprio il caso di dirlo) alle musiche che arrivano dall’Africa ( ''Frikyiwa Collection 1 & 2'' ecc. ecc. ), Galliano ha anche sguinzagliato i suoi ''cercatori di suoni'' direttamente sul campo (africano), non tanto (o non solo) per raccogliere performances o stabilire collaborazioni dirette con gli artisti locali, quanto per adattare e ampliare la propria percezione, captare la musicalità diffusa, le sonorità accidentali, gli umori e i rumori d’ambiente (suoni presi dalle strade e nelle case, voci catturate da una conversazione, dai fraseggi di un coro…) e tutto ciò costituisca uno strumento in più per riuscire a dare un sapore forte a queste produzioni; suoni intercettati dallo studio nomade della Frikyiwa e rimontati/adattati alle sequenze digitali con lo scopo di dar vita a una serie di lavori chiamata ''Nuits sur ècoute'' alla quale appartengono, ad esempio ''Nuits sur écoute: Bougouni' di Lipitone licenziato nel 2001 o ''Bignona'' di Louis 2000 (''una lunga suite notturna, un fantasmagorico raga africano che scandisce il tempo tra il crepuscolo e la notte'') del 2003.



Ma in casa Frikyiwa, oltre ai campi di applicazione della remixologia alternativa, anche il resto sembra muoversi sulle stesse linee guida. I lavori del versante acustico e tradizionale (o neo-tradizionale) del catalogo, infatti, contengono tutti gli elementi portanti di questo ''naturalismo'' sonoro così caro a Galliano, in presa diretta e senza tanti fronzoli: dal chitarrista maliano N’Gou Bagayoko (il bellissimo ''Kulu'' è stato presentato in uno dei post precedenti) all’esordio tardivo della veterana ''griotte'' Diéfadima Kanté, voce autorevole e graffiante che in ''Frankonodou'' (Frikyiwa, 2003), si lascia scortare da due chitarre e un balafon. Davvero valeva la pena di raggiungerla a Bougouni (Mali), nel cuore del folklore e del cantautorato mandingo, per coglierla nella giusta dimensione. 


Idem dicasi per la guineana Hadja Kouyaté, i cui dischi sono uno dei fiori all’occhiello dell’etichetta francese, in particolar modo lo spettacolare ''Mandan-ko'' registrato in Senegal nel 2001 (in coppia con la kora/voce di Ali Boulo Santo) e prima uscita del catalogo Frikyiwa inaugurato proprio dall'artista che negli ultimi anni si è rivelata come una delle ''african divas'' più stimate e coccolate da mr. Galliano. 



Impossibile, infine, non citare ''Farakala'' (Trilok Gurtu & Frikyiwa Family), altro grande gioiello dell'etichetta, lavoro che nel 2006 sancì la collaborazione tra alcuni degli aristi sin quì nominati e Trilok Gurtu, che oltre ad essere uno dei musicisti indiani più famosi del mondo è probabilmente il più cosmopolita. Il disco è una meraviglia, e l'eccellente risultato è arrivato anche perchè Gurtu, che ha registrato il lavoro nel villaggio di Farakala a sud del Mali, ha avuto il coraggio di limitare l'uso delle percussioni indiane e di cimentarsi con strumenti locali, mettendo sicuramente a loro agio i colleghi africani. Quando è proprio il caso di dire: chapeau! Maggiori informazioni quì


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