mercoledì 2 dicembre 2009

La diva dai piedi nudi

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Cesaria Evora ha 65 anni ed è provata da continui malanni fisici che la affliggono da qualche anno in qua. Istintivamente, quindi, sarebbe stato lecito non aspettarsi troppo da lei, che invece ha spiazzato tutti e se n'è uscita con l'ennesimo gioiello.
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La sua storia e la sua musica hanno qualcosa di speciale, se non altro perchè prendono origine in un posto singolare come le isole di Cabo Verde (Capo Verde), frammenti di terra strappati all'immensità dell'Atlantico a 500 km circa dalla costa del Senegal, un lembo africano dove da secoli due continenti, Europa ed America Latina, non cessano di mescolarsi fra loro. Una terra che in realtà, già colonia portoghese, è culturalmente e musicalmente più prossima al brasile che non al continente nero. Cesaria canta dall'età di sedici anni, ma la sua carriera si è svolta per oltre trent'anni nel silenzio della marginalità postcoloniale del suo piccolo paese la cui popolazione vive per lo più lontana, dispersa ai quattro angoli del mondo.
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Per lunghi anni Cesaria non si è mai allontanata da Capo Verde, neppure dopo la fine della dominazione portoghese (1975), quando tanti se ne andarono in cerca di lavoro e di fortuna. La sua fama comincia solo alla fine degli anni Ottanta, quando giunta finalmente a Parigi e Lisbona, registra un paio di album che la rivelano al mondo e la lanciano, debuttante quasi cinquantenne, in quell'insaziabile idrovora di talenti che è il jet set discografico. E' nata così la leggenda di questa grande ''mamma'' della world music (probabilmente l'artista africana più importante dopo la dipartita di Miriam Makeba), la ''diva dai piedi nudi'', con la sua figura massiccia e il largo sorriso, grande fumatrice, grande bevitrice, con alle spalle una lunghissima esperienza, un vissuto autentico, costruito nell'anonimato dei locali di Mindelo e São Vicente. Qui, in lingua ''kriolu'' si canta la ''morna'' (una poesia triste, una musica semplice e struggente) e la ''coladeira'' (più ritmata e solare), grazie all'apporto di strumenti come il cavaquinho (piccola chitarra a 4 corde), il clarinetto, più un pianoforte e un violino, quando ci sono: musica grondante di vita e malinconia, parente locale di ciò che altrove sono fado, blues e tango. E così, grazie a capolavori assoluti quali Miss Perfumado (1992), Cabo Verde (1997), Cafè Atlantico (1999), Sao Vicente de Longe (2002) e Rogamar (2006), si respira l’aria delle rotte ripercorse dalle navi che durante gli anni della tratta degli schiavi facevano scalo in quest'arcipelago.
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CESARIA EVORA
Nha Sentimento (Lusafrica)
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Essendo gli anni e la stazza quelli che sono, Cesaria, ancora una volta, affida il suo potere di seduzione a quella voce meravigliosa che si ritrova, capace di toccare indifferentemente le corde di una malinconia struggente e quelle di una gioiosa sensualità. E così anche in questo nuovissimo ''Nha Sentimento'' (Lusafrica), senza il bisogno di particolari operazioni di cosmesi, la diva dai piedi nudi va sul sicuro, semplicemente (e opportunamente) badando a non pigiare troppo sul pedale della malinconia, dando anzi al disco una bella verve e curando con finezza i dettagli. Ne esce un disco sorprendentemente solare, dove sin dall'iniziale ''Serpentina'', una scintillante coladeira di Manuel de Novas, le cose vengono messe in chiaro dalla nostra, che con la vitalità di un’adolescente ci dà il benvenuto e ci invita a danzare.
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...“Nha sentimento” è un disco che unisce tutti e tre i continenti protagonisti dell’esperienza “ultramarina” portoghese e ci ammalia con la sequenza dei suoi brani. In “Vento do sueste” una morna nella quale la Grand Orchestre du Caire esegue struggenti arie arabo-andaluse, con un filo di voce Cize (Cesaria Evora) ci canta la tristezza dell’abbandono, della fine di una storia di amore dal quale non se ne uscirà mai più.In “Fatalidade” Teofilo Chantre, che firma ben sei dei quattordici pezzi, sembra stia giocando quasi incidentalmente con il tema di un vecchio samba consumato dal tempo e dimenticato nel buio dei ricordi da chissà quanto tempo. “Sentimento” è un’altra delle tre mornas del disco in cui gli arrangiamenti sempre puntuali della Grand Orchestre du Caire ci rammentano l’importanza e l’influenza della cultura arabo-mediterranea nella storia di tutta l’area dell’Africa Occidentale e del Mediterraneo.
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Il disco prosegue con “Noiva do ceu” una dolcissima composizione in cui la chitarra di Kako Alves ed il cavaquinho di Jacinto Pereira ci fanno sognare dei bar dove C. Evora cominciò a muovere i primi passi. “Resposta menininhas de Monte Sossego” scritta da Manuel de Novas, l’altro autore che firma la maggior parte dei pezzi del disco. ”Zinha” “Tchom frio”, “Verde Cabo di nha odjos”, sono tante le canzoni che richiamano l’attenzione e lasciano il segno. Il disco chiude con “Parceria e irmandade” una sorta di messaggio che racchiude in poche parole la dolcezza e la dignità del popolo di Capo Verde.... T.P Africa.
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