venerdì 18 dicembre 2009

Una discografia per gli anni ''0'' / Chelonis R. Jones


CHELONIS R. JONES
Dislocated Genius (Get Physical, 2005)
 


Personalità inquieta quella di Chelonious R. Jones. Americano, arriva in europa a metà anni '90. Spirito nomade, vivrà in Svizzera, Inghilterra, Germania e più di recente anche in Italia. Animo tormentato e un po' bohemienne, scrive poesie fin da quando era bambino, ed è anche pittore, influenzato soprattutto da artisti come Picasso e Basquiat. Cantante in cerca di scrittura passa da una rock band all'altra, senza mai trovare la sua dimensione. Dei club e dell'elettronica in genere non gli ha mai importato un fico secco, anzi non gli piacciono proprio, ma paradossalmente riusce ad esprimere tutta la potenza del suo immaginario artistico proprio dentro un disco dance (anche se in senso lato). L'incontro che lo porta alla realizzazzione di ''Dislocated Genius'' è, infatti, quello a Berlino con Arno della Get Phisical, in quel momento promettente label electro-house. Oltre a poter cantare e scrivere i suoi pezzi, il che gli viene facile, infatti Chelonis impara presto a produrre beats e suoni elettronici, quasi in totale solitudine. Escono i primi due singoli (I Don't Know e One & One) che impongono il suo talento e la sua voce di seta, e i Royksopp lo chiamano per cantare ''49 Percent'' nel loro secondo disco, ''The Understanding''. Nel frattempo continua a lavorare al suo debutto, che esce verso la fine del 2005. Dislocated Genius è un piccolo capolavoro di cortocircuiti perfetti. Il travaglio poetico e l'istinto visionario dell'uomo si fondono alla perfezione in gemme electro-pop di grande slancio emotivo, che giocano tra chiari-scuri e gorghi psichedelici e che, in qualche modo, possono ricordare una sorta di versione spettrale di Prince e/o anche la genuinità delle prime produzioni di house vocale, Robert Owens in primis. La successiva perdita della madre, e un periodo di grande depressione lo portano ad abbandonare la Get Phisical (ma per fortuna non la musica) e a riconfermarsi enorme in ''Chatterton'', recente capolavoro del nostro: un lavoro cupo, poetico, carico forse più di prima, di tutto il suo travaglio interiore. [Tracklist]


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