TINARIWEN
Amassakoul (World Village, 2004)
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Invidio chi ancora non li conosce e potrà giovarsi di ascoltare per la prima volta ''Amassakoul'' e tutti gli altri lavori del gruppo africano. Dei Tinariwen ho già detto in qualche post del blog, ma ci ritorno su volentieri. La storia del gruppo è davvero incredibile e merita di essere raccontata, o almeno accennata. Il lungo conflitto tra popolazioni tuareg e gli stati di Mali e Niger ha portato con se la consueta scia di morte, violenza e odio, in una guerra difficile da definire come guerra civile o d'indipendenza. I berberi nomadi vestiti di blu hanno combattuto per un'indipendenza che non è arrivata, ma hanno quantomeno visto riconosciuto un ruolo istituzionale, soprattutto in Mali. Il conflitto ha coinvolto anche altri stati tra cui la Libia di Gheddafi, che in passato ha ospitato, armato e addestrato alla guerra i tuareg. E proprio in un campo del colonnello si sono conosciuti e hanno cominciato la loro carriera i Tinariwen, in breve divenuti portavoce in musica della rivolta. Per farsi sentire più forte scelsero le chitarre elettriche e incisero i primi album su cassette, maneggevoli e di semplice distribuzione. Parliamo del 1982. Dispiace dirlo, ma senza guerra non avrebbero forse iniziato a suonare e la loro transe non avrebbe acquisito le sue sfumature malinconiche e taglienti. Il loro secondo album in cd, ''Amassakoul'' , è il lavoro che ha dato ai Tinariwen visibilità internazionale: un disco magistrale che merita tutti i riconoscimenti ricevuti (compreso un trionfo ai BBC World Music Awards) in virtù di un capolavoro fatto di ritmi essenziali e melodie di grande ampiezza, scansioni rock e blues di immediato impatto. In questi brani si ascoltano lunghe, ipnotiche e insistite tirate ondeggianti, messe in piedi con l'ausilio di certo blues scarnificato e con il vento della trance che spira sul Sahara dal nordafrica. Sul piano formale non ci sono grandi variazioni tra un brano e l'altro, eppure da essi emana una forza di rara intensità ed è difficile, una volta messo su il disco, passare ad altro. Musica senza confini, proprio come il deserto nel quale è nata. Se ancora non l'avete fatto, portate tra i vosti scaffali questo gioiello (ma forse sarebbe meglio dire questa rosa del deserto). [Tracklist]
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