I film sono presentati in ordine alfabetico
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A HISTORY OF VIOLENCE
USA, 2005 - di David Cronemberg
A HISTORY OF VIOLENCE
USA, 2005 - di David Cronemberg
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Nei film di Cronemberg non c'è mai una netta distinzione tra male e bene. Il miglior Cronenberg del terzo millennio. Ancora sulla carne, ma con maggiore maturità. Stratificato, lucido, spietato.
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Nei film di Cronemberg non c'è mai una netta distinzione tra male e bene. Il miglior Cronenberg del terzo millennio. Ancora sulla carne, ma con maggiore maturità. Stratificato, lucido, spietato.
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ARCA RUSSA [Russkij kovcheg]
Russia/Ger. 2002, di Aleksandr Sokurov
ARCA RUSSA [Russkij kovcheg]
Russia/Ger. 2002, di Aleksandr Sokurov
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Un unico e magistrale piano sequenza per viaggiare tra le ''stanze'' del passato (con i suoi fantasmi). Un esempio di cinema maiuscolo come la storia che racconta.
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Un unico e magistrale piano sequenza per viaggiare tra le ''stanze'' del passato (con i suoi fantasmi). Un esempio di cinema maiuscolo come la storia che racconta.
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ASPETTANDO LA FELICITA' [En attendant le bonheur]
rancia/Mauritania, 2002 - di Abderrahmane Sissako
ASPETTANDO LA FELICITA' [En attendant le bonheur]
rancia/Mauritania, 2002 - di Abderrahmane Sissako
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Il film africano del loto. L'attesa è il tema centrale, la sua bellezza principale. Ma non si tratta di qualcosa di troppo austero o astratto. Al contrario il film gioca anche su buone dosi di comicità e sensualità. La storia comincia in una piccola cittadina sabbiosa, Nouadhibou un piccolo villaggio di pescatori, che si trova su un 'isola della costa mauritana dove il cineasta trascorse veramente un periodo della sua adolescenza prima di partire per Mosca, dove frequentò la scuola di cinema. Il diciassettenne Abdallah, il suo doppio sullo schermo, arriva dal Mali, ma prima di emigrare in Europa passa a Nouadhibou dove ritrova la madre in una minuscola stanza senza elettricità, che divide con lei aspettando. Il giovane, incapace di capire la lingua, si sente estraneo, ma si sfroza di decifrare l'universo in cui si trova attraverso gli incontri che fa: la sensuale Nana che cerca di sedurlo, Makan che come lui sogna di andarsene, Maata, un vecchio pescatore improvvisatosi elettricista e il suo apprendista Khatra, poco più che bambino. Sarà lui a insegnare ad Abdallah la lingua del posto affinché quest'ultimo possa spezzare il silenzio a cui è condannato. In mancanza di alternativa è proprio in questo luogo di transito o di riparo che si avvia la comunicazione, in una dolce confusione di lingue e culture (spunta anche un cinese che canta al karaoke). Ma quando Abdallah si ritrova davanti a una televisione , trova solo notizie sulla Francia o programmi francesi. Conclusione esplicita: forse l'Europa è solo un miraggio, ma è talmente ingombrante che cancella la possibilità di essere felici in Africa. Conclusione emozionante: il vero Abderramane ha finito per legarsi seriamente alla sua terra e a sua madre. E' diventato un regista importante e tutti i suoi film lo riportano sui luoghi della separazione
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Il film africano del loto. L'attesa è il tema centrale, la sua bellezza principale. Ma non si tratta di qualcosa di troppo austero o astratto. Al contrario il film gioca anche su buone dosi di comicità e sensualità. La storia comincia in una piccola cittadina sabbiosa, Nouadhibou un piccolo villaggio di pescatori, che si trova su un 'isola della costa mauritana dove il cineasta trascorse veramente un periodo della sua adolescenza prima di partire per Mosca, dove frequentò la scuola di cinema. Il diciassettenne Abdallah, il suo doppio sullo schermo, arriva dal Mali, ma prima di emigrare in Europa passa a Nouadhibou dove ritrova la madre in una minuscola stanza senza elettricità, che divide con lei aspettando. Il giovane, incapace di capire la lingua, si sente estraneo, ma si sfroza di decifrare l'universo in cui si trova attraverso gli incontri che fa: la sensuale Nana che cerca di sedurlo, Makan che come lui sogna di andarsene, Maata, un vecchio pescatore improvvisatosi elettricista e il suo apprendista Khatra, poco più che bambino. Sarà lui a insegnare ad Abdallah la lingua del posto affinché quest'ultimo possa spezzare il silenzio a cui è condannato. In mancanza di alternativa è proprio in questo luogo di transito o di riparo che si avvia la comunicazione, in una dolce confusione di lingue e culture (spunta anche un cinese che canta al karaoke). Ma quando Abdallah si ritrova davanti a una televisione , trova solo notizie sulla Francia o programmi francesi. Conclusione esplicita: forse l'Europa è solo un miraggio, ma è talmente ingombrante che cancella la possibilità di essere felici in Africa. Conclusione emozionante: il vero Abderramane ha finito per legarsi seriamente alla sua terra e a sua madre. E' diventato un regista importante e tutti i suoi film lo riportano sui luoghi della separazione
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IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL [Hauru no ugoku shiro]
IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL [Hauru no ugoku shiro]
Giappone, 2004 - di Hayao Miyazaki
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Questo splendido film a disegni animati del maestro giapponese Miyazaki, racconta la storia di una ragazzina trasformata in vecchia da una strega (dal libro di D.W. Jones). Artigianato sublime. Il disegno a mano ha ancora un primato sulle macchine. Trame complesse, a intreccio, e una testimonianza di come si dovrebbe oggi pensare all'animazione: legata si alla tecnologia, ma attenta pure a comunicare emozioni.
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LA CITTA' INCANTATA [Sen to Chihiro no kamikakushi]
Giappone, 2002 di Hayao Miyazaki
Giappone, 2002 di Hayao Miyazaki
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Vero capolavoro dell'animazione. Opera che nessun vero cinefilo dovrebbe ignorare, film consigliato a tutti quanti, anche a chi, tra gli adulti, oppone un secco rifiuto o una sdegnosa indifferenza nei confronti dell'animazione giapponese. Chihiro, una bambina di dieci anni testarda e capricciosa, si trova magicamente proiettata in una città incantata dove regna la perfida e malvagia strega Yubaba. Per ritornare al suo mondo, Chihiro affronterà avventure incredibili, conoscerà personaggi straordinari e imparerà il senso dell'amicizia. Un film che , con grande sensibilità, mette in scena, con pari intensità, temi universali. Come del resto tutta l'opera di Miyazaki, grande genio del cinema contemporaneo di cui Akira Kurosawa ha detto: ''Un grande autore che io rispetto profondamente. Credo che apparteniamo entrambi alla stessa scuola; condividiamo lo stesso rigore e lo stesso gusto per le storie umane su grande scala...''
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Vero capolavoro dell'animazione. Opera che nessun vero cinefilo dovrebbe ignorare, film consigliato a tutti quanti, anche a chi, tra gli adulti, oppone un secco rifiuto o una sdegnosa indifferenza nei confronti dell'animazione giapponese. Chihiro, una bambina di dieci anni testarda e capricciosa, si trova magicamente proiettata in una città incantata dove regna la perfida e malvagia strega Yubaba. Per ritornare al suo mondo, Chihiro affronterà avventure incredibili, conoscerà personaggi straordinari e imparerà il senso dell'amicizia. Un film che , con grande sensibilità, mette in scena, con pari intensità, temi universali. Come del resto tutta l'opera di Miyazaki, grande genio del cinema contemporaneo di cui Akira Kurosawa ha detto: ''Un grande autore che io rispetto profondamente. Credo che apparteniamo entrambi alla stessa scuola; condividiamo lo stesso rigore e lo stesso gusto per le storie umane su grande scala...''
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COLLATERAL
USA, 2004 - di Michael Mann (2004)
COLLATERAL
USA, 2004 - di Michael Mann (2004)
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La notte, la città e i suoi abitanti, in una selva oscura. Da un poeta del noir come Michael Mann un film tormentato, tutto giocato sui sensi e le solitudini dei personaggi. Un viaggio, una corsa, una sfida, un duello: con tre grandi attori ad armi pari e un regista che in questo tipo di film non ha eguali.
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La notte, la città e i suoi abitanti, in una selva oscura. Da un poeta del noir come Michael Mann un film tormentato, tutto giocato sui sensi e le solitudini dei personaggi. Un viaggio, una corsa, una sfida, un duello: con tre grandi attori ad armi pari e un regista che in questo tipo di film non ha eguali.
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CITY OF GOD [Ciudade de Deus]
Brasile, 2002 - di Fernando Meirelles
Brasile, 2002 - di Fernando Meirelles
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Il film sud-americano del loto. La bufera di City Of God (la Città di Dio, tristemente celebre favela di Rio de Janeiro) comincia con un crescendo di immagini sulla violenza nascosta nelle viscere della povertà, presentandoci uno degli innumerevoli crimini delle bande di ragazzini e di adolescenti che tingono con il loro sangue la polvere dell'impenetrabile giungla della favela. Dopo una sparatoria attraverso i labirinti delle stradine malfamate (all'inseguimento di una gallina spaventatissima) la discesa infernale continua a prendere direzioni imprevedibili e la brutalità del film è sconcertante e tinta di assurdo. Ed è proprio questo tocco surreale a rendere credibile il realismo di Ciudade de Deus, terribile e bellissimo. La forza trascinante e clautrofobica dell'inizio rimane nascosta nelle pieghe del film e torna periodicamente alla luce (la rapina del camion del gas, il crudele assalto al bordello, la successione di immagini del bambino assassinato, la violenza che nasce dalle morti dei capi delle due bande rivali...). Mereilles mostra come i cosiddetti valori (stato, legge, educazione, futuro) diventini concetti astratti se visti dall'altra parte della barricata, ossia dal punto di vista di chi li subisce.
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Il film sud-americano del loto. La bufera di City Of God (la Città di Dio, tristemente celebre favela di Rio de Janeiro) comincia con un crescendo di immagini sulla violenza nascosta nelle viscere della povertà, presentandoci uno degli innumerevoli crimini delle bande di ragazzini e di adolescenti che tingono con il loro sangue la polvere dell'impenetrabile giungla della favela. Dopo una sparatoria attraverso i labirinti delle stradine malfamate (all'inseguimento di una gallina spaventatissima) la discesa infernale continua a prendere direzioni imprevedibili e la brutalità del film è sconcertante e tinta di assurdo. Ed è proprio questo tocco surreale a rendere credibile il realismo di Ciudade de Deus, terribile e bellissimo. La forza trascinante e clautrofobica dell'inizio rimane nascosta nelle pieghe del film e torna periodicamente alla luce (la rapina del camion del gas, il crudele assalto al bordello, la successione di immagini del bambino assassinato, la violenza che nasce dalle morti dei capi delle due bande rivali...). Mereilles mostra come i cosiddetti valori (stato, legge, educazione, futuro) diventini concetti astratti se visti dall'altra parte della barricata, ossia dal punto di vista di chi li subisce.
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DOLLS
Giappone 2002, di Takeshi Kiano
Giappone 2002, di Takeshi Kiano
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Le forme, i colori, i sentimenti e il dolore del teatro tradizionale giapponese, quello delle marionette, in una trasposizione lucida, appassionata e commovente. Kitano gran burattinaio.
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Le forme, i colori, i sentimenti e il dolore del teatro tradizionale giapponese, quello delle marionette, in una trasposizione lucida, appassionata e commovente. Kitano gran burattinaio.
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DONNIE DARKO
USA, 2000/2004 - di Richard Kelly
DONNIE DARKO
USA, 2000/2004 - di Richard Kelly
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Se gli anni '80 non sono mai finiti, meglio confrontarsi con la generazione cresciuta allora. Scopriremo che tra quella e la ''net generation'' di oggi, che ha reso di culto il film, non ci sono differenze. Epocale.
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Se gli anni '80 non sono mai finiti, meglio confrontarsi con la generazione cresciuta allora. Scopriremo che tra quella e la ''net generation'' di oggi, che ha reso di culto il film, non ci sono differenze. Epocale.
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IN THE MOOD FOR LOVE
Hong Kong, 2000 - di Wong Kar-wai
IN THE MOOD FOR LOVE
Hong Kong, 2000 - di Wong Kar-wai
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Il più bel melò degli ultimi anni, dove tutto accade fuori scena. Ossessionati dalla figura di Maggie Cheung, dalla voce di Nat King Cole, dal rumore notturno della pioggia, dal battito del cuore. Grande capolavoro.
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Il più bel melò degli ultimi anni, dove tutto accade fuori scena. Ossessionati dalla figura di Maggie Cheung, dalla voce di Nat King Cole, dal rumore notturno della pioggia, dal battito del cuore. Grande capolavoro.
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ISLAND EMPIRE
USA, 2006 - di David Lynch
ISLAND EMPIRE
USA, 2006 - di David Lynch
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Per Lynch il mondo è acido e misterioso. Il genio del Montana, al suo primo confronto con il digitale (ma con immagini sgranate, buie e faticosamente decifrabili perchè...''se tutto fosse completamente illuminato si potrebbe vedere ogni cosa e non ci sarebbe mistero''), mescola il mistero incombente di Twin Peaks al melodramma acido sul mondo hollywoodiano di Mullholland Drive, per dipingere uno stupefacente road-movie interiore. Un esperienza dei sensi nei mondi paralleli delle paure inconsce e della fiction cinematografica che nel suo rimescolare lo spazio e il tempo, ci lascia senza guida in un labirinto di personaggi sdoppiati. ''Mi piace il mistero, mi piace entrare in universi che non conosco, alzare la tenda e trovarmi al buio. In ogni mio film cerco questo rapporto con l'ignoto, seguendo l'intuito. Vorrei che gli spettatori facessero lo stesso. Il cinema è un lingiuaggio magnifico a cui ci si deve lasciare andare come avviene con la musica''. Così, Inland Empire vuole essere, come già Mullholland Drive, un'opera nella quale lasciarsi guidare dalle immagini e dai suoni (il solito grande Angelo Badalamenti) senza porsi troppe domande. Solo così, secondo l'autore, se ne potrà cogliere il suo senso perfettamente compiuto.
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Per Lynch il mondo è acido e misterioso. Il genio del Montana, al suo primo confronto con il digitale (ma con immagini sgranate, buie e faticosamente decifrabili perchè...''se tutto fosse completamente illuminato si potrebbe vedere ogni cosa e non ci sarebbe mistero''), mescola il mistero incombente di Twin Peaks al melodramma acido sul mondo hollywoodiano di Mullholland Drive, per dipingere uno stupefacente road-movie interiore. Un esperienza dei sensi nei mondi paralleli delle paure inconsce e della fiction cinematografica che nel suo rimescolare lo spazio e il tempo, ci lascia senza guida in un labirinto di personaggi sdoppiati. ''Mi piace il mistero, mi piace entrare in universi che non conosco, alzare la tenda e trovarmi al buio. In ogni mio film cerco questo rapporto con l'ignoto, seguendo l'intuito. Vorrei che gli spettatori facessero lo stesso. Il cinema è un lingiuaggio magnifico a cui ci si deve lasciare andare come avviene con la musica''. Così, Inland Empire vuole essere, come già Mullholland Drive, un'opera nella quale lasciarsi guidare dalle immagini e dai suoni (il solito grande Angelo Badalamenti) senza porsi troppe domande. Solo così, secondo l'autore, se ne potrà cogliere il suo senso perfettamente compiuto.
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LOST IN TRASLATION
USA, 2003 - di Sofia Coppola
LOST IN TRASLATION
USA, 2003 - di Sofia Coppola
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Si ride, si piange, e il cinema torna a essere un ''campo di battaglia'' con i due sessi in trincea e una città, Tokyo, nel mezzo. Piccolo-grande film. Grandissimo Murray.
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Si ride, si piange, e il cinema torna a essere un ''campo di battaglia'' con i due sessi in trincea e una città, Tokyo, nel mezzo. Piccolo-grande film. Grandissimo Murray.
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MILLENNIUM MAMBO [Qianxi manbo]
Taiwan, 2001 - di Hou Hsiao-Hsien
MILLENNIUM MAMBO [Qianxi manbo]
Taiwan, 2001 - di Hou Hsiao-Hsien
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Impastato di sensualità e di esistenze giocate all'estremo, Millennium Mambo è un film magnifico, che calamita lo sguardo in ogni fotogramma dove pulsano la metropoli e si aggrovigliano emozioni e stati d'animo. Dietro c'è lo sguardo di Hou Hsia-Hsien, uno dei punti di riferimento per quella che viene definita la nouvelle vague di Taiwan. Lei si chima Vicky, giovanissima creatura notturna che vola a ritmo di techno nei locali di Taipei. Vita convulsa, fino all'alba, strani incontri, un ragazzo dj gelosissimo e violento. Che però non riesce a impedirle un'attrazione tenerissima, giocata sui confini dell'ambiguità amicizia-amore, per Jack, quarantenne misterioso, che traffica in loschi affari.
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Impastato di sensualità e di esistenze giocate all'estremo, Millennium Mambo è un film magnifico, che calamita lo sguardo in ogni fotogramma dove pulsano la metropoli e si aggrovigliano emozioni e stati d'animo. Dietro c'è lo sguardo di Hou Hsia-Hsien, uno dei punti di riferimento per quella che viene definita la nouvelle vague di Taiwan. Lei si chima Vicky, giovanissima creatura notturna che vola a ritmo di techno nei locali di Taipei. Vita convulsa, fino all'alba, strani incontri, un ragazzo dj gelosissimo e violento. Che però non riesce a impedirle un'attrazione tenerissima, giocata sui confini dell'ambiguità amicizia-amore, per Jack, quarantenne misterioso, che traffica in loschi affari.
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MULLHOLLAND DRIVE
Francia, 2001 - di David Lynch
MULLHOLLAND DRIVE
Francia, 2001 - di David Lynch
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Due film uno dentro l'altro, il giallo lineare e il puzzle noir. David Lynch firma il suo necrofilo a Hollywood (non a caso i soldi e la produzione sono francesi). Una ragazza sequestrata e minacciata dentro un'automobile è la sola a sopravvivere in un incidente stradale. Ha perduto la memoria. Per caso capita nell'appartamento di un'altra ragazza che è appena arrivata a Hollywood, decisa a diventare attrice. Le due si piacciono, si desiderano, vanno a letto insieme e insieme cercano di ricostruire l'identità della smemorata. Insieme trovano un cadavere di donna marcito nel suo letto. Insieme finiscono alle due del mattino in un teatro dove si esibiscono maghi e cantanti latini, ma regna il silenzio, gli unici suoni sono in play-back, gli aspettatori ascoltano e piangono. Tremendo! Una scatola blu racchiude ogni mistero... Sul piano visivo Lynch al suo meglio, tiene alta la tensione anche senza spiegare nulla, spingendo le due magnifiche attrici a una prova maiuscola. Se siete disposti a vivere il cinema come un sogno ad occhi aperti, Mulholland Drive potrebbe essere non solo il vostro film per questi anni ''0'' che ormai volgono al termine, ma addirittura il film della vita.
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Due film uno dentro l'altro, il giallo lineare e il puzzle noir. David Lynch firma il suo necrofilo a Hollywood (non a caso i soldi e la produzione sono francesi). Una ragazza sequestrata e minacciata dentro un'automobile è la sola a sopravvivere in un incidente stradale. Ha perduto la memoria. Per caso capita nell'appartamento di un'altra ragazza che è appena arrivata a Hollywood, decisa a diventare attrice. Le due si piacciono, si desiderano, vanno a letto insieme e insieme cercano di ricostruire l'identità della smemorata. Insieme trovano un cadavere di donna marcito nel suo letto. Insieme finiscono alle due del mattino in un teatro dove si esibiscono maghi e cantanti latini, ma regna il silenzio, gli unici suoni sono in play-back, gli aspettatori ascoltano e piangono. Tremendo! Una scatola blu racchiude ogni mistero... Sul piano visivo Lynch al suo meglio, tiene alta la tensione anche senza spiegare nulla, spingendo le due magnifiche attrici a una prova maiuscola. Se siete disposti a vivere il cinema come un sogno ad occhi aperti, Mulholland Drive potrebbe essere non solo il vostro film per questi anni ''0'' che ormai volgono al termine, ma addirittura il film della vita.
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OLD BOY
Sud Corea, 2005 - di Chan-Wook Park
Sud Corea, 2005 - di Chan-Wook Park
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Prima si agisce, poi si ragiona. implacabile, folle. Consacrato sull'altare dell'azione e dell'obiettivo che deve essere raggiunto. A qualunque costo. Il protagonista è stato rinchiuso per qundici anni in una stanza senza saperne il motivo e quando viene liberato inizia la snervante partita a scacchi con il suo aguzzino. Entambi spinti da un solo desiderio: la vendetta. Entrambi per un unico sentimento: l'amore. Ispirato a un fumetto giapponese, è il miglior esempio del cinema ''cattivo'' made in Corea. Impressionante.
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Prima si agisce, poi si ragiona. implacabile, folle. Consacrato sull'altare dell'azione e dell'obiettivo che deve essere raggiunto. A qualunque costo. Il protagonista è stato rinchiuso per qundici anni in una stanza senza saperne il motivo e quando viene liberato inizia la snervante partita a scacchi con il suo aguzzino. Entambi spinti da un solo desiderio: la vendetta. Entrambi per un unico sentimento: l'amore. Ispirato a un fumetto giapponese, è il miglior esempio del cinema ''cattivo'' made in Corea. Impressionante.
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LA SPOSA CADAVERE [Tim Burton's Corpse Bride]
USA, 2005 - di Tim Burton
USA, 2005 - di Tim Burton
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In mano a Tim Burton, le animazioni dei pupazzi creati da Ian McKinnon e Peter Saunders emozionano più dei veri attori. Come in Nightmare Before Christmas, un altro incubo animato, dove i vivi sono grigi e funerei, mentre i morti colorati e vitali. Un altro viaggio nell'aldilà per dimenticare l'aldiquà. Rilettura di una vecchia fiaba russa dove una testarda sposa cadavere torna dall'oltretomba per reclamare i suoi diritti matrimoniali. Magistrale sketch di ottanta minuti tra follia e poesia.
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In mano a Tim Burton, le animazioni dei pupazzi creati da Ian McKinnon e Peter Saunders emozionano più dei veri attori. Come in Nightmare Before Christmas, un altro incubo animato, dove i vivi sono grigi e funerei, mentre i morti colorati e vitali. Un altro viaggio nell'aldilà per dimenticare l'aldiquà. Rilettura di una vecchia fiaba russa dove una testarda sposa cadavere torna dall'oltretomba per reclamare i suoi diritti matrimoniali. Magistrale sketch di ottanta minuti tra follia e poesia.
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TWO LOVERS
USA, 2008 di James Gray
TWO LOVERS
USA, 2008 di James Gray
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James Gray si prende una pausa dai prediletti drammi criminali per raccontare un triangolo amoroso: un trentenne depresso, la fidanzata in casa, la bella bionda che abita nell’appartamento accanto. Il sentire e il vedere come due finestre opposte di uno stesso palazzo. L’amore che visse due volti/e, l’amore come sguardo possibile sul non-possibile ''Se non ci fosse stato lui, allora forse..''. Eppure, lui c’è sempre stato. Two Lovers. Ciò che Leonard, il protagonista, prova per Michelle è un sentimento affannato come un primo amore: fulmineo, impacciato, misterioso, disgraziato, totale. Un sentimento di cui non si può parlare, di cui non c'è altro da dire. Quello di Two Lovers, è oggi, uno dei migliori cinemi possibili.
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James Gray si prende una pausa dai prediletti drammi criminali per raccontare un triangolo amoroso: un trentenne depresso, la fidanzata in casa, la bella bionda che abita nell’appartamento accanto. Il sentire e il vedere come due finestre opposte di uno stesso palazzo. L’amore che visse due volti/e, l’amore come sguardo possibile sul non-possibile ''Se non ci fosse stato lui, allora forse..''. Eppure, lui c’è sempre stato. Two Lovers. Ciò che Leonard, il protagonista, prova per Michelle è un sentimento affannato come un primo amore: fulmineo, impacciato, misterioso, disgraziato, totale. Un sentimento di cui non si può parlare, di cui non c'è altro da dire. Quello di Two Lovers, è oggi, uno dei migliori cinemi possibili.
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VAI E VIENI [Va e vem]
Portogallo, 2002 - di João César Monteiro
VAI E VIENI [Va e vem]
Portogallo, 2002 - di João César Monteiro
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João César Monteiro è scomparso a Lisbona nel 2003, giusto all'indomani di questo Vai e Vieni. Punta di diamante di una delle cinematografie più appartate e preziose del continente, Monteiro è il classico autore da festival, capace di ritagliarsi uno stuolo di fedelissimi cultori grazie a un mix di lunare stravaganza e di struggente malinconia lusitana. Il cinema di Monteiro possiede il dono dell'umorismo, dimostrando in più di saper gestire molti altri temi, triturando alla perfezione politica, filosofia, religione, morte, bellezza... La sua vena ironica nasconde/evidenzia sempre un vero e proprio sguardo morale. Tuttavia il suo punto di vista prende le distanze dalla pedanteria di tante ''lezioni'' seriose, conservando buone dosi di anarchia e provocazione. Queste sue caratteristiche sono evidenti anche in Vai e Vieni, opera con cui il maestro portoghese si è congedato dalla vita e dal cinema. Se non vi lascerete spaventare dal ritmo e dal rigore dei piani fissi, la pellicola vi assicurerà grande piacere, come quelli della vita del signor Vuvu (interpretato dallo stesso regista), una suite perfettamente calibrata di conversazioni domestiche, passeggiate nel parco, incontri casuali, soste silenziose in cui il dolore non fa che rendere più dolce – raro contrasto – i sapori dell’esistenza.
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João César Monteiro è scomparso a Lisbona nel 2003, giusto all'indomani di questo Vai e Vieni. Punta di diamante di una delle cinematografie più appartate e preziose del continente, Monteiro è il classico autore da festival, capace di ritagliarsi uno stuolo di fedelissimi cultori grazie a un mix di lunare stravaganza e di struggente malinconia lusitana. Il cinema di Monteiro possiede il dono dell'umorismo, dimostrando in più di saper gestire molti altri temi, triturando alla perfezione politica, filosofia, religione, morte, bellezza... La sua vena ironica nasconde/evidenzia sempre un vero e proprio sguardo morale. Tuttavia il suo punto di vista prende le distanze dalla pedanteria di tante ''lezioni'' seriose, conservando buone dosi di anarchia e provocazione. Queste sue caratteristiche sono evidenti anche in Vai e Vieni, opera con cui il maestro portoghese si è congedato dalla vita e dal cinema. Se non vi lascerete spaventare dal ritmo e dal rigore dei piani fissi, la pellicola vi assicurerà grande piacere, come quelli della vita del signor Vuvu (interpretato dallo stesso regista), una suite perfettamente calibrata di conversazioni domestiche, passeggiate nel parco, incontri casuali, soste silenziose in cui il dolore non fa che rendere più dolce – raro contrasto – i sapori dell’esistenza.
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YI YI E UNO... E DUE [Yi Yi]
Taiwan/Giappone, 2000 - di Edward Yang
YI YI E UNO... E DUE [Yi Yi]
Taiwan/Giappone, 2000 - di Edward Yang
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Edward Yang mette in scena la famiglia (anzi il condominio) e i suoi turbamenti. Il film comincia con un matrimonio e finisce con un funerale. In mezzo un dipanarsi di flirt, litigi, scappatelle e perfino un delitto passionale. Ai due capi estremi della famiglia un filosofo di 6 anni e una filosofa di 90. Il bel bimbo eccentrico che ama fotografare i soffitti e le nuche delle persone, e la nonna in coma, che fa da psicanalista muta di tutti. Per rianimarla ognuno si reca a turno al suo capezzale e confessa la sua infelicità esistenziale. Tutti sono un po' infelici a Taiwan, confinata nella sua luccicante ricchezza. Cineasta della novelle vague taiwanese (di cui è precursore Hou Hsiao-Hsien), Edward Yang ha la leggerezza del tocco, sensibilità e humor, e sa raccontare a meraviglia i frammenti del quotidiano.
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Edward Yang mette in scena la famiglia (anzi il condominio) e i suoi turbamenti. Il film comincia con un matrimonio e finisce con un funerale. In mezzo un dipanarsi di flirt, litigi, scappatelle e perfino un delitto passionale. Ai due capi estremi della famiglia un filosofo di 6 anni e una filosofa di 90. Il bel bimbo eccentrico che ama fotografare i soffitti e le nuche delle persone, e la nonna in coma, che fa da psicanalista muta di tutti. Per rianimarla ognuno si reca a turno al suo capezzale e confessa la sua infelicità esistenziale. Tutti sono un po' infelici a Taiwan, confinata nella sua luccicante ricchezza. Cineasta della novelle vague taiwanese (di cui è precursore Hou Hsiao-Hsien), Edward Yang ha la leggerezza del tocco, sensibilità e humor, e sa raccontare a meraviglia i frammenti del quotidiano.
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THE WORLD [Shijie]
Cina, 2004 - di Jia Zhang-ke
THE WORLD [Shijie]
Cina, 2004 - di Jia Zhang-ke
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''Il mondo'', è un area scenica in miniatura, un parco delle meraviglie cinese dove sono allestite le riproduzioni dei 106 luoghi e monumenti più importanti del pianeta. Una sorta di non-luogo dove Tao e i suoi amici, trascorrono la loro esistenza in una sorta di straniante sospensione temporale che risulta ancora più stridente quando escono, invece, nel mondo reale e si trovano ad affrontare miserie e squallori di ambienti polverosi o sentimenti agli sgoccioli. Una Pechino industriale che contrappone alla grigia quotidianità della megalopoli il finto sogno di un universo di luci e di colori nella Cina del boom. Assolutamente da vedere sottotitolato in lingua originale. Splendido.
''Il mondo'', è un area scenica in miniatura, un parco delle meraviglie cinese dove sono allestite le riproduzioni dei 106 luoghi e monumenti più importanti del pianeta. Una sorta di non-luogo dove Tao e i suoi amici, trascorrono la loro esistenza in una sorta di straniante sospensione temporale che risulta ancora più stridente quando escono, invece, nel mondo reale e si trovano ad affrontare miserie e squallori di ambienti polverosi o sentimenti agli sgoccioli. Una Pechino industriale che contrappone alla grigia quotidianità della megalopoli il finto sogno di un universo di luci e di colori nella Cina del boom. Assolutamente da vedere sottotitolato in lingua originale. Splendido.
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