mercoledì 2 dicembre 2009

Mali Blues 2009

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L'EREDITA DI RE ALI'
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Sulle rive del Niger, il principale fiume dell'africa occidentale, nell'area desertica di Timbuktu, sorge il piccolo villaggio Niafunké, dimora di due artisti che tanto hanno fatto per la tradizione songhai in tutto il mondo. Ali Farka Touré e Afel Bocoum non sono due figure qualsiasi. Il primo è stato a lungo l'incontrastato re del blues maliano, una forma di blues ancestrale e minimalissima che l'ex tecnico di Radio Mali ha sempre rifiutato di chiamare con quel nome: ''Non esiste il blues americano. A John Lee Hooker dico questo: lui non ha che le foglie e i rami, io ho il tronco e le radici''.
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Afel Bocoum
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L'altro è suo nipote Afel, musicista sensibile e spirituale che, dopo tanti anni trascorsi al fianco del mentore, oggi si ritrova improvvisamente a doversi confrontare con responsabilità di proporzioni bibliche. Perchè quel patrimonio costruito dallo zio andava ben al di là del potere della musica: negli anni coincisi col suo impegno di sindaco a Niafunké, Ali Farka Touré ha investito tutto in tradizioni e cultura. ''Invece di dare in mano ai ragazzi una bomba, può essere molto più utile istruirli e dare loro gli strumenti per lavorare. Qusto è lo sviluppo vero. Ma non lo si capirà mai totalmente, ci sono troppe persone attirate dal potere e dalla ricchezza''. Poi arrivò la malattia, un cancro alle ossa che nel marzo del 2006, a 66 anni, lo decostrinse a mollare quella presa appassionata sulla vita. Eppure, negli ultimi anni di travaglio, Alì spese senza mezzi termini la sua regale investitura: ''Afel è come il mio primo figlio. Da trent'anni è dietro di me, per comprendere e apprendere; ma lui ha un punto di vista e un percorso suo personale. Io ho terminato il mio compito, sta a lui ora continuare il suo. Perchè solo chi non l'ha mai assaggiato non conosce la dolcezza del miele''
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AFEL BOCOUM & ALKIBAR
Tabital Pulaaku (Contre-Jour)
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''Tabital Pulaaku'' (Contre-Jour) è il suo terzo disco, uscito quest’anno dopo ''Niger'' del 2006 e ''Alkibar'', lavoro di debutto del 2001. La musica di Bocoum viaggia sull'impianto di sempre, è essenziale, asciutta, senza fronzoli, vicina a quella del maestro, con ritmi e frasi melodiche circolari e ipnotiche. Anche nei testi (in peul, songhay e bambara) Afel è coerente con le proprie radici (così sembra).
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Ad accompagnarlo in questo eccellente nuovo lavoro alcuni amici e colleghi cresciuti come lui alla corte di sua maestà Farka Toure: l'incredibile Hama Sankare (uno dei musicisti più straordinari della vecchia ensemble di Ali Farka) alla calabasse, Barou 'Oumar' Diallo al basso, Kipsy Bokoum al violino monocorde njarka, Yoro Cisse al liuto a 4 corde e Mamadou Kelly alla seconda chitarra. Se volete saperne di più, per un approfondimento, vi rimando (qui) alla recensione di T.P. Africa, probabilmente il miglior Blog italiano che si occupa di musica africana.
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In Rete
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BASSEKOU KOUYATE
I Speak Fula (Out/Here)
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Kouyaté è il maestro incontrastato del n'gomi, liuto maliano a quattro corde e antenato diretto di banjo e chitarra, che ha imparato a suonare da suo nonno, il leggendario Bazoumana Sissoko. Dopo essersi fatto le ossa col trio di Toumani Diabate è infine approdato alla corte di sua maestà Ali Farka Tourè, insieme al quale ha inciso l'ultimo capolavoro "Savane" e suonato in tourné. Bassekou è originario di Garana, un villaggio sulle rive del fiume Niger vicino a Ségou, l'antica capitale del regno Bambara da cui sono partiti la maggior parte degli schiavi diretti al nuovo mondo. Un musicista innovativo Kouyaté, eppure profondamente radicato nella secolare tradizione Bambara. In alcuni dei suoi brani strumentali ritroviamo tutte le basi portanti del blues, con le note lancinanti dell'immancabile n'gomi che ricordano a suo modo il delta del Mississipi e il DNA della musica afroamericana.
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Dopo lo spettacolare ''Segu Blue'' pluri-premiato album del 2007, Kouyaté è tornato quest'anno con ''I Speak Fula'' (Out/Here), disco che continua a percorrere la strada della ''musica universale'', come la definisce lo stesso Bassekou, ma spingendosi ancora in avanti, con fraseggi sempre più intrecciati, tappeti di percussioni poliritmici, grooves circolari ed ipnotici a servizio di voci maschili e femminili che si rincorrono. Tra gli ospiti Vieux Farka Touré, che nello strumentale Banbugu Blues, imbraccia la mitica chitarra del padre e duella con lo ngoni del leader, e l'inconfondibile kora del grande Toumani Diabate in Jamana Be Diya.
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Per il resto, come nel precedente ''Segue Blue'', lo aiutano gli stessi fratelli e sua moglie, la cantante Amy Sacko, che completano il gruppo (denominato Ngoni Ba), il primo composto da soli n’goni nella storia della musica maliana. Proprio la voce di Amy Sacko è protagonista in Mustapha (brano dedicato al padre di Bassekou, scomparso da poco), una delle tracce più emozionanti a chiudere un disco che nel comoplesso è un mezzo capolavoro. Anche in questo caso, voleste approfondire, vi rimando alla pagina di T.P Africa.
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In Rete
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TINARIWEN
Imidiwan: Companions (World Village)
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Siamo giusto al confine tra Mali, Niger e Algeria, in pieno Sahara, in quella terra di nessuno abitata dai tuareg e dai Tinariwen, musicisti che, tra le altre cose, spesso sono andati alla battaglia impugnando la chitarra in una mano e il fucile nell' altra (e non è uno scherzo)...
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Di scene in cui si posano le armi da fuoco per dissotterrare le armi della poesia orale e viceversa è costellata la storia dei tuareg. Ma i leggendari ''Uomini Blu'' sono troppo esotici per essere presi sul serio, anche quando agli splendidi quadrupedi sostituiscono il fuoristrada 4x4. I guai per loro non sono affatto finiti con la stagione dell'indipendenza: tensioni continue e anche qui, conflitti armati lunghi e irrisolti, lutti, rifugiati e diritti umani ignorati, famiglie sradicate... Con la lotta dei tuareg, che in Niger e in Mali a partire dal 1963 hanno subito a più riprese la mano pesante dell'esercito, si identifica cecamente la musica dei Tinariwen, gruppo nato in esilio, nel 1992, tra un campo d'addestramento in Libia, insidiosi transiti in Algeria e periodi di militanza nella guerriglia attiva.
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Il loro rock-blues in lingua tamashek, ha portato nella comunità così frantumata un senso di affermazione e appartenenza, una forte iniezione di coscenza. E' il suono teshumara, dal nome del movimento che unisce gli esiliati tuareg senza diritti ne lavoro. Poesia militante e musica, con il sibilo delle chitarre che insegue. Robert Plant si è innamorato di loro, la scena del rock indipendente occidentale anche. Il festival di Essakane che si svolge ogni anno in un distretto tuareg dell'estremo nord maliano è ormai famoso come la Parigi-Dakar.
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Così dopo due indiscutibili capolavori come "Amassakoul" (2004) e "Aman Man" (2007) i cavalieri del deserto sono tornati quest'anno con il loro afro-blues elettrico dissidente e desertico, spianando un disco, il quinto, che poco aggiunge alla loro matrice stilistica, ma che affascina una volta di più. Annotiamo tra i passaggi e le migliori esecuzioni di questo ''Imidiwan: Companions'' (World Village) la trance di Kel Tamashek, l'onirico blues di Assuf Ag Assuf e l'adrenalinica Tamashek, tra polifonie vocali, intrecci ritmici di basso, chitarre e percussioni. Chapeau!
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In Rete

1 commento:

  1. ADORO tutta questa musica. Ali, Toumani, Afel Bocoum, i Tinariwen, Bassekou...Mali rules ;)

    Grazie, non se ne parla mai abbastanza :)

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