Rebetika: in Grecia è considerata come il tango per gli argentini, il blues per gli americani e il fado per i portoghesi. E' la musica dei poveri e dei diseredati. Il termine
rebetika (o
rembetika) è di origine incerta, e deriva forse dal turco
rembet che significa ''fuorilegge''. Nasce dalle vicissitudini della storia greca del principio del secolo scorso. E’ la musica dei rifugiati che devono sopravvivere al margine della società quando, tra il 1922 ed il 1923, conseguentemente alla sconfitta dell’esercito greco che aveva invaso la Turchia e dopo il Trattato di Losanna del 1923, quasi due milioni di Greci che vivevano in Asia Minore sono costretti a fuggire precipitosamente nella Grecia Continentale e a vivere nelle baraccopoli sorte intorno alle principali città, mescolando la loro cultura a quella dei fuorilegge. I rifugiati si fanno così portatori delle loro culture, tra cui, ovviamente, anche quelle musicali. Sin dalla crezione del moderno stato Greco, le classi alte e medie si conformano con le musiche classiche europee, mentre le classi sociali più povere ed abbiette continuano a mantenere vive soprattutto vecchie tradizioni greco-bizantine. Con l’arrivo dei rifugiati si avvia un processo di confronto e intercambio culturale e musicale costante che dà origine ad un nuovo tipo di musica popolare urbana solitamente suonata nelle taverne e in piccoli bar. Le parti vocali del nuovo genere riflettono lo stile ricco e commovente della musica turca, mentre i testi e la musica si basano sulla tradizione orale, con l'improvvisazione che gioca un ruolo fondamentale. Le canzoni iniziano quasi sempre con un preludio strumentale, il
taximi, attraverso cui il musicista dimostra tutto il suo virtuosismo. Di solito il
taximi, determina anche qual'è lo stato d’animo su cui si basa la canzone che lo segue, e può durare anche molti minuti (fino a venti). Poi inizia la canzone vera e propria (spesso si tratta di melodie familiari), con il cantante che improvvisa le parole, menzionando persone del pubblico e riferendosi per lo più a fatti recenti e/o di interesse locale. Il ritmo viene invece tenuto da un piede che batte sul pavimento e che accompagna il suono degli strumenti tipici: il
bağlama, lo
tzouras (un liuto a collo lungo con una cassa di risonanza in legno) e soprattutto il
bouzouki, che appartiene alla famiglia dei liuti come il
saz turco di cui è parente stretto e al quale assomiglia nella forma. Come accennato, il rebetiko vene solitamente suonato e può essere ascoltato nei
tekédhes, antri e bar malfamati in cui si consuma appio e si bevevano alcolici, ma anche in alcuni caffè musicali di origine mediorientale chiamati
Aman. Fra i piu grandi rebeti,
Markos Vamvakaris, (Mάρκος Βαμβακάρης) considerato il padre della rebetika, e
Vassilis Tsitsanis ( Βασίλης Τσιτσάνης), celebre per la dolcezza delle sue numerose canzoni.
Così fino al 1936, quando il generale
Ioannis Metaxas (1871-1941), dittatore e capo del governo greco di allora, decide di proibire la rebetika, reprimendo ogni forma di contatto tra le influenze turche e/o mediorientali, che nel frattempo si stanno mischiando inesorabilmente e pericolosamente con le culture locali, e quella che il generale considera la ''purezza'' ellenica. La persecuzione porta all'inevitabile chiusura delle cantine dove si suona e balla questa musica e all’arresto di molti rebeti, i suoi interpreti. La rebetika contina perciò a vivere segretamente, senza poter mantenere però la naturalezza che l'aveva contraddistinta, fino a quando, dopo la Seconda Guerra Mondiale, non si trasforma, lentamente e progressivamente, in quella che viene detta la canzone popolare greca (Λαικό Τραγούδι).
IL DISCO
Rembetika Greek Music From The Underground (Jsp, 2006-4cd Box)
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Rembetica: Cd 1 - 2 - 3 - 4 |
I quattro cd che vanno a comporre il cofanetto
''Rembetika: Greek Music From Underground, The Ottoman Legacy 1925-1937'' (Jsp, 2006), sono stati presentati e/o indicati dai più esperti in materia come una delle più complete e soddisfacenti raccolte di musica popolare greca in circolazione, e contengono ben 89 stupefacenti recuperi realizzati da un ampio gruppo di eroi ed eroine della rebetica, tra cui Abadzi, Vamvakaris, Tsitsanis, Batis, Stratos, Halikian ecc ecc. Pur trattandosi di documenti fondamentali dal punto di vista etno-musicale, sarebbe bene specificare che, date le circostanze e la precarietà delle registrazioni, si tratta pur sempre di materiali di non facilissimo ascolto e dalla resa sonora abbastanza limitata. Detto questo aggiungo che la compilation è nata dalle mani esperte dell’inglese Charles Howard, che non solo ha selezionato tutte le canzoni, ma ha anche messo insieme le notizie sugli artisti, sui vari sottogeneri musicali, sulla storia e il contesto in cui questa straordinaria musica si è sviluppata, ha tradotto i testi e ha radunato alcune fotografie molto belle. Insomma un’operazione importante e una raccolta completa ed esaustiva di un genere complesso e profondamente radicato nella cultura popolare ellenica.
IL FUMETTO
Rebétiko - La Mala Erba (Coconino Press, 2010; 104 pagine, 17 euro)
Questa è anche la storia che
David Prudhomme narra in
''Rebétiko'' (Coconino Press, 2010): l’affascinante ricostruzione storico-sociale di un ambiente, un'epoca, un'etnia. Lo fa mischiando impeccabilmente realtà e finzione , nascondendo dietro a personaggi come Markos, Perro, Batis, Stavros, Artemis ecc le storie vere di uomini in carne ed ossa, personaggi leggendari come il mitico Vamvakis. Attraverso la narrazione si respira la storia, si annusa la miseria mista ai profumi dei licquori all’anice (il
raki turco) e dei narghilé di marihuana. Le strade di Atene evocate da Prudhomme sono sporche, cariche delle polveri calde dell’estate mediterranea. Dalle sue cantine risuonano voci che gridano e traspirano il sangue secco delle zuffe consumate durante la notte. Notevole il talento di Prudhomme sotto l’aspetto grafico: il francese riesce a riprodurre tempi e spazi con una sensibilità stupefacente, ha la capacità di captare e catturare meravigliosamente la luce del crepuscolo così come ogni minimo dettaglio componga queto affresco dei bassi fondi. Prudhomme insiste su di essi, sulle gestualità delle classi abbiette e nel realismo stilizzato come ricorso per ricreare atmosfere e personaggi. A volte usa uno stile un po’ più scioto ed evanescente (come ad esempio in
una stupefacente scena di ballo dove i danzatori greci si muovono attraverso le vignette mute come se stessero fluttuando al ritmo del
buzuki e della
baglamá), ma in generale predomina la meticolosità nell’uso della luce e una’attenta documentazione nel ricreare gli spazi, che si manifesta nelle belle 'scenografie' delle vie, dei quartieri ecc.
Ma Rebétiko è soprattutto la storia di un fallimento collettivo. Sì, perchè nonostante l’attitudine disinteressata, spavalda e felicemente bullesca di molti suoi protagonisti, i personaggi che popolano queste pagine sembrano essere coscienti della sconfitta a cui sono tristemente destinati; il fallimento esistenziale è il motore che guida questi antieroi verso una vita che si presume corta, intensa e turbolenta. La loro motivazione, un arma temibile, la musica; il loro 'alimento' quotidiano, il raki e il fumo narcotico del narghilé della pipa; il loro futuro, nessuno. Uno dei romanzi a fumetti più belli degli ultimi mesi. http://bderebetiko.blogspot.com
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